«Soldi agli amici di Di Pietro»

Interno «Panorama» pubblica la requisitoria dei pm e le foto dell'ex ministro nella garsonnière di D'Adamo «Soldi agii amici di Di Pietro» Igiudici di Brescia: e a pagare era Pacini MELANO. L'inchiesta, pubblicata oggi da Panorama, s'intitola: «Il Grande Scroccone». Tre fotografie in copertina: Di Pietro sdraiato su un divano con un bicchierino in mano, Di Pietro di profilo sullo stesso divano, di Pietro in posa sulla terrazza che dà sul Duomo di Milano. Nelle foto, accanto a Di Pietro, una bella signora con capelli neri a caschetto e tailleur rosso, oppure, in terrazza, con impermeabile beige. La signora, ma per quanto?, non ha nome. Terrazza e divano, invece, sono quelli della garsonnière di via Agnello 5, messa a disposizione dell'allora pubblico ministero detto «Nini» dal suo amico costruttore Antonio D'Adamo detto «Dadone». Ma se le tre fotografie (didascalia: «11 magistrato ilare che si fa fotografare nel privato e a un passo dalle guglie del Duomo testimonia di un epoca in cui la "sua" Milano era ancora da bere») alimenteranno sussurri e pettegolezzi, l'inchiesta di Marcella Andreoli porta nuove rabbie agli amici e nuova linfa ai nemici del prossimo senatore del Mugello. «Panorama» non pubblica voci, ma la sintesi delle 19 pagine firmate e depositate dai pubblici ministeri bresciani a metà maggio. Quando Silvio Berlusconi non era ancora stato interrogato. Quando Antonio D'Adamo ancora si avvaleva della facoltà di non rispondere. Quando i pm, con la loro memoria, chiedevano altri mesi per indagare. Tito- lo dell'inchiesta «Così Pacini pagava "i migliori amici del suo giudice"». La frase, si badi, non è una forzatura del titolista di «Panorama». E' dei pm. E' la storia dell'intreccio tra il banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia, il costruttore D'Adamo, l'avvocato Giuseppe Lucibello, il commercialista Pierluigi Manfredini e Antonio Di Pietro magistrato. Con Manfredini che è commercialista di tutti quanti. Con Lucibello, tranne Di Pietro s'intende, che li difende. Con Pacini che inonda di miliardi (12) D'Adamo e non si capisce perché cotanto «grazioso apporto finanziario» (e il virgolettato è sem¬ pre dei pm bresciaiù). Con tabulati Telecom che riferiscono telefonate Di Pietro-Lucibello, LucibelloD'Adamo, Lucibello-Di Pietro. Con i magistrati che, nelle 19 pagine, non nascondono il loro stupore. Ancora non avevano sentito le berlusconiane «prove formidabili» né le prime parole di D'Adamo. E però riconoscono «ima sorprendente conferma delle dichiarazioni di Pacini laddove riferiva di essere stato sbancato» (o «sbiancato», come ebbe a dire lui successivamente). L'ipotesi dei magistrati è che Pacini Battaglia sia stato davvero sbancato. In cambio, oltre ad evitare gli arresti grazie alla bravura dell'allora sconosciuto avvocato Lucibello («scelto dal banchiere perché amico di Di Pietro», scrivono sempre i pm), ottiene che la sua «intera posizione venga gestita dalla sola autorità giudiziaria milanese». Pacini incontra D'Adamo e Lucibello a Ginevra, nel giugno '93, e comincia a versare. Di più: «Potendo continuare a gestire in modo del tutto incontrollato i suoi affari, diventa, con le proprie dichiarazioni, il vero e proprio arbitro delle indagini...». Scrivono i pm: «L'indagine ha già dimostrato come Pacini abbia versato, in costanza di vicende giudiziarie, ingentissime somme di danaro ai migliori amici del "suo" giudice, addirittura all'addetto alla sicurezza del "suo" giudice, a uno dei principali collaboratori del "suo" giudice». E poi «aveva addirittura consegnato al "suo" giudice un'utenza cellulare svizzera da usare affinché non potesse essere intercettato». Di Pietro, sospettano a Brescia, forse sapeva di questi traffici di milioni e miliardi e inchieste più o meno pilotate da Pacini: (Quanto meno avallava le ùiiziative giudiziarie che vedevano il Pacini deus ex machina il quale con le sue memorie consentiva gli sviluppi dell'inchiesta ma consentiva anche che l'inchiesta prendesse certi indirizzi piuttosto che altri, sgraditi a Pacini o a coloro coi quali costui era in accordo»... [r. m.)

Luoghi citati: Brescia, Ginevra, Milano