Uccide per l'onore della figlia

— BENEVENTO Reggio Calabria, l'uomo aveva aspettato il ragazzo per tentare di convincerlo Uccide per l'onore della figlio Spara all'exfidanzato: non ha voluto sposarla REGGIO CALABRIA. L'idea che la figlia fosse stata «disonorata» gli aveva fatto perdere il sonno. Da più di due anni era il suo chiodo fisso, il suo tormento. Un'onta troppo grande, che non avrebbe potuto reggere più a lungo. Così, ieri mattina, Gennaro Orobello, 46 anni, ferraiolo di mestiere, nato a Napoli ma da tempo residente a Reggio Calabria, ha tentato l'ultima carta. Ha provato, per l'ennesima volta, a convincere l'ex fidanzato della sua unica figliola (appena sedicenne) a sposarla, giusto per riparare il torto, per lavare quella macchia che ossessivamente vedeva sull'onore della famiglia. Ultimo tentativo vuol dire soltanto poche parole. Poi ha tirato fuori la pistola e ha sparato tutti i colpi del caricatore. Sette colpi per l'onore. Sette colpi per cancellare per sempre chi aveva osato tanto. Antonio Cuzzocrea, 23 anni, qualche lavoro saltuario da muratore, è morto così. Per mano di colui che non era mai riuscito a diventare suo suocero. Assassinato, mentre andava a lavorare, dal padre della ragazzina alla quale fino a qualche anno fa, probabilmente, aveva voluto bene. Ma non al punto di sposarla, perlomeno subito, perlomeno di fronte alla richiesta perentoria venuta dal padre di lei. Dopo che lui, Orobello, sospettano gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria, aveva scoperto che tra i due ragazzi c'era stato qualcosa di più di un amore platonico. Reggio Calabria, quartiere Croce Valanidi, una zona di mezza collina fitta di fabbricati bassi, un quartiere tutto sommato modesto, turbato ieri da un episodio più o meno imprevedibile. Cuzzocrea è arrivato in via Trapezzoli, all'altezza del civito 75, su un furgoncino. Ve¬ niva da Santa Venere, alle falde dell'Aspromonte, dove viveva con i genitori. Ed era arrivato là, con uno zio (Domenico Cuzzocrea, rimasto ferito di striscio) e con un'altra persona. Avrebbe dovuto fare dei lavori di pitturazione nella casa destinata ad una sua sorella, in procinto di sposarsi. E' sceso dal furgone, in tenuta da lavoro, ha visto avvicinarsi Orobello e lo ha sentito pronunciare qualche parola. I sette colpi calibro 7,65 non gli hanno lasciato il tempo per null'altro. Gennaro Orobello, invece, dopo il delitto ha telefonato alla polizia, ha avvisato gli agenti che aveva ammazzato uno e ha chiesto loro di andarlo a prendere. Quando Roberto Pellicone, il funzionario che dirige la mobile, ed Enzo Labate, a capo della sezione omicidi, sono arrivati sul posto lo hanno trovato ancora con la pistola in mano. «Non voleva sposare mia figlia», ha detto in buona sostanza, senza per altro cercare di giustificare quel gesto che dev'essergli sembrato tra i più naturali che si possano immaginare. Ai poliziotti avrebbe fatto cenno anche a episodi di violenza sessuale dei quali Cuzzocrea si sarebbe «macchiato» nei confronti della figlia. Ma capire che cosa deve intendersi per violenza, se non altro per quella «violenza» di cui parla Orobello, non pare cosa facile. La pistola, Orobello, se la sarebbe procurata in Germania, durante uno dei suoi tanti viaggi per lavoro. Di precedenti penali, nel suo passato, nemmeno l'ombra. Così come del resto era per Cuzzocrea. «Ho commesso un omicidio, sono qui»: sin dalla telefonata in Questura Orobello ha mantenuto una lucidità impressionante. La stessa che deve aver avuto nel raccontare tutto a Santi Cutroneo, il magistrato della procura che l'ha sentito prima che fosse portato in carcere. Rocco Valenti «Tu l'hai disonorata adesso le nozze» Ha aspettato che lo arrestassero Gennaro Orobello, 46 anni ferraiolo

Luoghi citati: Germania, Napoli, Reggio Calabria