Bocciato l'esposto della Parenti

Sarà il gip ora a decidere: nel mirino del deputato di Forza Italia c'erano Ilda Boccassini e il pentito Veronese Sarà il gip ora a decidere: nel mirino del deputato di Forza Italia c'erano Ilda Boccassini e il pentito Veronese Bocciato l'esposto della Parenti Genova, i magistrati: non c'è calunnia GENOVA. I magistrati genovesi si inseriscono con ima mossa clamorosa nel caso Parenti-Boccassini. I pm dell'antimafia genovese, Anna Canepa, Francesca Nanni e Pio Macchiavello, hanno chiesto l'archiviazione dell'esposto per calunnia che l'onorevole di Forza Italia Tiziana Parenti aveva presentato nei giorni scorsi contro la sua ex collega del pool milanese di Mani pulite Ilda Boccassini. L'esposto era anche contro il pentito Angelo Veronese attorno a cui ruota l'intera inchiesta che ha portato in carcere il colonnello della Dia Michele Puccio. La richiesta di archiviazione, firmata anche dal procuratore di Genova Vito Monetti, dovrà essere valutata dal gip. L'onorevole Parenti potrà opporsi, attraverso il suo difensore, l'avvocato Giovanni Ricco, alla richiesta di archiviazione. Il pentito Veronese aveva dapprima raccontato che Ilda Boccassini gli avrebbe offerto mezzo miliardo purché dicesse qualche particolare compromettente nei confronti della Parenti. Ma poi Veronese aveva ritrattato quasi tutto affermando che era stato lui a parlare per primo dei soldi con il colonnello Riccio. Era andato dall'ufficiale dei carabinieri e gli aveva detto di aver letto sui giornali che un pentito per le rivelazioni su Andreotti aveva preso mezzo miliardo. Aveva aggiunto: «La Parenti vale altrettanto?». Secondo il racconto che in seguito Riccio ha fatto ai magistrati, durante l'interrogatorio nel carcere di Forte Boccea, a quel punto avrebbe detto al pentito di non scherzare su queste cose e che non si poteva parlare assolutamente di soldi né di nient'altro. Veronese, a confronto con Riccio, sostanzialmente ha ammesso quello che aveva raccontato l'ufficiale dei carabinieri e ha aggiunto che il tono usato dalla Boccassini nell'incontro avuto con lei (sempre negato dal magistrato) sarebbe stato «scherzoso». Inoltre il pentito aveva anche detto di avere visto un sacchettino con della cocaina in un cassetto dell'ufficio della Parenti quando l'onorevole lavorava come pm a Savona. Aveva però aggiunto di non aver mai visto la Parenti usare la droga. La richiesta di archiviazione della Procura si basa quindi sulla genericità e indeterminatezza del racconto di Veronese per quanto riguarda la cocaina che avrebbe visto. Ma, osservano i pm genovesi, sia che Veronese abbia raccontato la verità o abbia mentito non c'è calunnia nei confronti della Parenti perché la legge prevede che il consumo personale di droga non è reato. Tutt'al più si tratterebbe di una diffamazione nei suoi confronti, perché le parole di Veronese appaiono lesive della dignità di un magistrato. Per quanto riguarda l'incontro o gli incontri, sempre smentiti dalla Boccassini, tra il pm milanese e il pentito i magistrati genovesi osservano anche che se fosse andata davvero come racconta Veronese il comportamento della Boccassini potrebbe tutt'al più integrare un illecito disciplinare, ma non un'istigazione alla calunnia, come viene prospettato dalla Parenti. In sintesi i magistrati hanno iscritto nel registro degli indagati Veronese per il reato di diffamazione nei confronti della Parenti, proprio perché ha detto di aver visto quella droga. Si è appreso, inoltre, che l'onorevole di Forza Italia ha spedito ieri pomeriggio alla Procura generale della Repubblica un nuovo esposto che riguarderebbe i pm che stanno indagando sul caso Riccio. Il colonnello, braccio destro del generale Carlo Albero Dalla Chiesa all'epoca della lotta al terrorismo e medaglia d'argento per meriti di servizio, era stato arrestato il 6 giugno. L'ordinanza di custodia cautelare esclude che vi sia stato un «arricchimento» da parte dell'ufficiale ma si dice che il colonnello avrebbe apito. miando era resnonsabile del¬ la sezione anticrimine dei carabinieri di Genova per «orgoglio personale e di corpo e per ottenere benemerenze ed encomi». Riccio, secondo il gip, avrebbe utilizzato i pentiti con metodi disinvolti, cedendo loro anche piccole quantità di droga, pur di compiere le operazioni che si era prefisso. Il procuratore Monetti subito dopo l'arresto aveva ricordato che «la logica del fine che giustifica i mezzi non può presiedere all'attività di nessun organo dello Stato». Il difensore di Riccio, Emanuele Lamberti, ha presentato ieri un'istanza di arresti domiciliari. Attilio Lueli A fianco Ilda Boccassini. A sinistra l'ex pm e ora parlamentare di Forza Italia, Tiziana Parenti

Luoghi citati: Genova, Savona