Chirac: «A me l'ultima parola»

Il premier: la Costituzione mi dà ragione. Il presidente: mi rivolgerò al popolo Il premier: la Costituzione mi dà ragione. Il presidente: mi rivolgerò al popolo Chirac: «A me l'ultima parola» Chi decide sull'economia? ConJospin è scontro PARIGI NOSTRO SERVIZIO «Il Presidente della Repubblica si oppone alla volontà chiaramente espressa dalla maggioranza dei francesi». Parole di fuoco, che non vengono però da Lionel Jospin, il premier «pizzicato» velenosamente il 14 luglio, in diretta tv, dal presidente Jacques Chirac. A pronunciarle fu, esattamente 11 anni fa, proprio Chirac, allora primo ministro in coabitazione con Francois Mitterrand all'Eliseo. Quella volta certamente - e anche allora nella solennità della festa nazionale - l'azione di Mitterrand fu più netta, decisa, si rifiutò di firmare il decreto per le privatizzazioni che il primo ministro gli aveva sottoposto. Ma le bacchettate di Chirac, forse perché inattese dopo un mese e mezzo di pacifica convivenza, hanno lasciato il segno, tanto da indurre Jospin ad una risposta secca, che delimita le proprie prerogative, e che ha già suscitato la controreplica piccata dell'Eliseo. Troppo carico di appuntamenti internazionali e di attese era stato il mese di giugno - il primo della terza coabitazione nella storia della Francia - per lasciar trapelare all'esterno i veleni della casa comune. Ora, le due rive della Senna - l'Eliseo e Matignon - hanno cominciato a scambiarsi i primi colpi decisi, prima di assaggio, poi al bersaglio grosso. Chirac - nell'intervista di lunedì scorso in diretta tv - aveva dichiarato che con la politica del suo delfino ripudiato dai francesi, Alain Juppé, la Francia avrebbe «naturalmente» raggiunto l'ambito 3 per cento del rapporto tra debito e Pil, necessario per entrare nella moneta unica. Ed eccoci invece, ha detto in sostanza Chirac, alle prese con nuove spese, propositi di rinnegare le riduzioni di imposte, esclusione dall'elargizione degli assegni familiari ai nuclei più benestanti e, fatto ancora più grave, blocco delle privatizzazioni. Per non parlare della chiusura dell'impianto nucleare di «Su- perphénix» e dei propositi socialisti di regolarizzazione dei «sanspapiers». In pratica, quella di Chirac è stata - come ha sottolineato il portavoce socialista Francois Hollande «la perorazione di un uomo politico, nostalgico del programma di Alain Juppé». Avendo il Presidente parlato da uomo politico, capo del partito di opposizione neogollista dell'Rpr, per due giorni Jospin gli ha fatto rispondere dal segretario provvisorio del Ps, Hollande. Ieri, in Consiglio dei ministri, la replica frontale: «In seguito alle dichiara¬ zioni del Presidente il 14 luglio, il primo ministro ricorda le prerogative che spettano, in virtù degli articoli della Costituzione, rispettivamente al Presidente della Repubblica e al primo ministro». Pronta la controreplica dell'Eliseo: «Il Presidente della Repubblica ricorda il suo auspicio di una coabitazione costruttiva e, poiché si tratta del suo dovere, continuerà a dire ai francesi, quando lo riterrà utile, ciò che pensa sulle grandi questioni che interessano il futuro della Francia». Le stoccate, ad appena un mese dall'inizio della coabitazione che nelle intenzioni dovrebbe durare cinque anni, dimostrano che Chirac, come aveva già fatto capire, non intende assistere supinamente ad una conduzione politica contraria alle sue idee e a quelle del suo partito. D'altra parte, nulla sembra poter scalfire la proverbiale determinazione di Jospin, che non perde occasione per ribadire la propria ferma volontà di applicare il suo programma. Formalmente è una questione di «ultima parola». Chi ha il diritto di pronunciarla? Secondo l'articolo 5 della Costituzione, il Presidente per quanto attiene al funzionamento regolare dei pubblici poteri, all'indipendenza nazionale, all'integrità del territorio e al rispetto degli accordi e dei trattati internazionali. Ma sull'altro piatto della bilancia c'è l'articolo 20, in base al quale «il governo determina e conduce la politica della nazione, disponendo dell'amministrazione e delle forze armate». In politica economica, dunque, è Jospin sul ponte di comando, è lui che nelle prossime ore dovrà svelare come intende rientrare da quel 3,5% di rapporto deficit/Pil denunciato da Chirac. Sul suo tavolo è già pronta, per la firma, un'imposta eccezionale per il 1997 sulle società. Ma tutto si saprà lunedì, quando i conti delle finanze pubbliche verranno svelati dall'atteso rapporto commissionato dal governo. Tullio Giannotti Fra II presidente francese Jacques Chirac e il premier socialista Lionel Jospin la coabitazione da poco avviata appare sempre più difficile

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