Prodi apre il fronte russo: «Boris arrivo» di Maurizio Molinari

Bilancio di un anno di politica estera: «Sull'Europa mi attendo più coraggio da parte dei nostri alleati DIPLOMAZIA Bilancio di un anno di politica estera: «Sull'Europa mi attendo più coraggio da parte dei nostri alleati Prodi apre il fronte russo: «Boris, arrivo» «Moscapartner strategico». Annunciato un vertice dopo l'estate ROMA. L'Italia vede in Mosca un interlocutore obbligato e privilegiato nei nuovi equilibri europei all'indomani del via libera della Nato all'allargamento verso Est. Lo ha spiegato con dovizia di particolari il presidente del Consiglio, Romano Prodi, intervenendo a Palazzo de Carolis per tracciare un bilancio sulla politica estera dell'Ulivo nell'ultimo anno. «Nell'ambito del nostro interesse verso l'Europa centrale ed orientale riserviamo una particolare attenzione per la Russia», ha detto Prodi rivendicando il merito di «aver contribuito a spingere la Nato verso l'accordo di partneriato strategico con Mosca». Dopo un anno di Ostpolitik con il ministro degli Esteri Lamberto Dini ed il sottosegretario Piero Fassino in prima linea, l'Italia guarda verso il Cremlino. Prodi ritiene la Russia un cruciale interlocutore: «E' un partner economico strategico nella prospettiva di una connessione fra tutte le aree europee e senza la sua partecipazione non si potranno raggiungere i nuovi livelli di sicurezza». Proprio per affrontare questi temi Prodi si recherà in autunno al Cremlino per vedere Roris Eltsin. Gli incontri bilaterali con i russi sono una delle novità della nostra Ostpolitik: Dini ha incontrato il collega Evgheni Primakov ben 5 volte nell'ultimo anno. Le parole di Prodi sulla Russia fugano le voci sugli attriti che sarebbero sorti a causa del sostegno italiano all'entrata nella Nato di Slovenia e Romania (a cui Mosca si oppone) e presentano Eltsin come l'interlocutore nei Balcani nell'opera tesa a «superare contrasti e conflitti» per creare «un asse di comunicazione fra Adriatico e Mar Nero». Le missioni «di successo» in Bosnia ed Albania trovano in questo quadro la loro giustificazione politica, avendo garantito «stabilità» con operazioni multilaterali. Per l'altra metà dell'Europa, Prodi preme per nuove e forti riforme. «L'allargamento dell'Unione ai nuovi membri, suggerito dalla Commissione, impone di superare l'impasse registrata nell'ultima notte del vertice europeo di Amsterdam». Quella notte i Quindici si divisero sulle riforme istituzionali e partorirono un te- sto che prevede diversi cammini per le modifiche ai Trattati a seconda di quanti saranno i nuovi membri. Dietro le parole di Prodi c'è l'intenzione di Dini di proporre ai partner una nuova conferenza intergovernativa per accelerare i tempi della «Maastricht 3», che dovrà prevedere modi¬ fiche nella composizione della Commissione Ue e un rafforzamento del voto a maggioranza. «Noi siamo i primi a porre questo problema perché siamo stati i più delusi dalle mancate riforme politiche dell'Unione» spiega Silvio Fagiolo, veterano dei negoziati di Bruxelles. Fra tanta Europa, Prodi nel suo intervento ha riservato solo uno strapuntino al Medio Oriente ed al mondo arabo, già protagonisti negli anni di Craxi ed Andreotti. «Bisogna essere sinceri - ha detto con una buona dose di pragmatismo - noi abbiamo pochi strumenti reali per premere con efficacia in favore del processo di pace fra israeliani e palestinesi e quindi scommettiamo sul ruolo che l'Europa è destinata a giocare a medio e lungo termine». Anche su Iran, Iraq e Libia non è andato molto più in là: «Siamo per il dialogo critico non per l'isolamento ma non abbiamo fatto i furbi, restando attenti a non incrinare il legame con gli americani, a cui siamo alleati per nostra scelta» ha detto sottolineando che «l'Italia ha pagato un prezzo economico alto» per allinearsi al raffreddamento dei rapporti con Teheran. Le ultime battute di Prodi sono per l'Asia «che cresce». India innanzitutto e poi Cina, Giappone ed Indonesia: questi i Paesi a cui Palazzo Chigi attribuisce una priorità nella promozione del made in Italy grazie al «Sistema Italia», ovvero il coordinamento sul campo di ogni tipo di presenza italiana nei singoli mercati. Maurizio Molinari