Galeotto fu La Torre guardiano dell'includo di Filippo Ceccarelli
Galeotto fu La Torre guardiano dell'includo Il padrone della casa dove è avvenuto l'incontro segreto tra il leader pds e l'ex pm entra tra i testimoni illustri Galeotto fu La Torre guardiano dell'includo EROMA PPERO': un rninimo di attenzione anche al padrone di casa, cioè a colui che avrebbe reso tecnicamente possibile l'incontro «segreto» nella propria abitazione, e magari se n'è stato per tutto il tempo di là, in cucina, vigile e disponibile, mentre Di Pietro e D'Alema parlottavano in salotto di candidature. Un piccolo, eventuale riconoscimento, dunque, a questo Nicolino La Torre, segretario del sottosegretario ai Lavori Pubblici, tramite logistico del tramite politico (il sottosegretario, appunto, Bargone), comunque sospettabile a tutti gli effetti come «Guardiano dell'Inciucio». Ebbene, a parte l'ipotetica dislocazione condominiale, di La Torre non si sa molto. E' di Fasano, in provincia di Brindisi, milita nel pds, fa l'impiegato alla Cassa di Risparmio di Puglia e invano ha cercato di farsi eleggere sindaco del suo paese. Ora si sa anche che forse - il «forse» dipende dal fatto che i veri protagonisti, non si sa con quanta sincerità, hanno negato qualsiasi incontro - ha prestato casa a Di Pietro e D'Alema per il più misterioso e fantastico appuntamento del 1997. Peccato che poi, nel suo caso, i doveri dell'ospitalità siano stati sopraffatti da quelli della pubblicità. Più passa il tempo, del resto, più la politica ha bisogno di segretezza, nascondimenti, simulazioni e dissimulazioni. Un'abitazione «sicura» è un'abitazione che, per quanto ospitale, non ci vanno sotto i giornalisti a fare la posta. Per cui, nel tentare una breve classificazione dei padroni di casa di ieri e di oggi, varrà la pena di premettere che i migliori restano quelli sconosciuti, o perlomeno i più imprevedibili. Già questo, in effetti, garantisce un certo tasso di riservatezza. In concreto: che a casa Letta si organizzino cene è del tutto immaginabile. Accade ormai da anni, e oltre a lasciar fermentare le più svariate divagazioni sul menù, in quegli incontri Letta svolge un ruolo fondamentale. Lo stesso, in fondo, che seguitano a svolgere figure di primo piano del mondo politico ed economico - da Agnes a Fabiani, da Marchini a Porcellini, da Maccanico a Manzella via Necci fino al Tato dell'Enel, quest'ultimo si direbbe in sostituzione del Tato di Berlinguer - che proprio in quel modo partecipano a una dimensione riservata e intermediaria del potere, secondo le logiche di un reciproco, inespresso riconoscimento. Le signore dei salotti, invece - Angiolillo, Olcese, Olivetti, Pecci Blunt, Verusio et coeterae - paiono piuttosto coltivare il desiderio di ricomporre l'umano assortimento. «Scoprire nuove persone e metterle insieme» secondo la Angiolillo. «Mettere un po' di gente omogenea con qualcuno come antagonista» per la Verusio. Il problema, però, è che questi salotti, drammaticamente, fanno sempre più notizia, sempre più i giornali adorano i «divani forti», pubblicano foto e lunghi elenchi di frequentatori, commentano i menù, «Indovina chi viene nel mio salotto stasera» titola Il Messaggero. Così, anche senza ricorrere alla solitudine extraurbana del Borgo Parahelios, l'albergo dei servizi che pure tanti potenti ospitò tra I e II Repubblica, al limite meglio Nicolino (La Torre) delle intervistatissime «regine del sofà». Tanto, il vero incontro segreto è quello che si verrà a sapere con molto ritardo. La storia repubblicana annovera illustri - e meno illustri - padroni di casa saliti alla notorietà ospitante a distanza di anni. Nel salotto della casa di Tommaso Morlino, allora deputato moroteo di secondissima fila, nell'estate del 1964 lo stato maggiore democristiano si fece mettere in allarme dal generale De Lorenzo. E prima ancora, nella bella casa di Franco Rodano agli orti di Galatea, Palmiro Togliatti incontrava don Giuseppe De Luca o il banchiere Raffaele Mattioli. Da Tullia Zevi, prima del centrosinistra, Pietro Nenni venne accreditato agli occhi degli americani. Anni dopo, un incontro fra Craxi e Berlinguer si tenne nell'appartamento di Vanni Nisticò. Il più gagliardo, comunque, fra tutti i virtuosi della buona accoglienza, Flavio Carboni. Nel 1982 riuscì a ospitare De Mita, Caracciolo e il Gran Maestro della Massoneria Corona. C'è qualche ragione di sospettare che a ciascuno avesse fatto intendere che gli altri volevano incontrarlo di nascosto. Filippo Ceccarelli
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