Di Pietro: scendo in campo con l'ulivo

Di Pietro: scendo in campo con Pulivo Nel collegio senatoriale di Firenze, «superblindato», lasciato libero da Arlacchi che andrà all'Onu Di Pietro: scendo in campo con Pulivo «Per rafforzare l'ala moderata dello schieramento» ROMA. E poi i sussurri divennero grida, e quello che si andava mormorando per tutto il giorno, che D'Alema e Di Pietro nel segreto delle stanze di via dell'Emporio avessero «trattato» qualcosa di grosso, si è trasformato in certezza. Ieri, alle sette della sera, è Di Pietro a metterlo nero su bianco: «Coerentemente con l'impegno già assunto a suo tempo nel governo, dichiaro la mia disponibilità a riprendere la collaborazione col centrosinistra, accettando la candidatura con l'Ulivo al fine di consolidare e rafforzare l'ala moderata dello schieramento». Dunque, Di Pietro scende di nuovo in campo con l'Ulivo, ma per ravvivarne la componente centrista. «Ringrazio il senatore Arlacchi» scrive poi l'ex pubblico ministero, «e coloro che la pensano come lui per la loro coraggiosa presa di posizione». Pino Arlacchi, oggi vicese- gretario dell'Onu con delega per la lotta alla criminalità, ha lasciato libero un seggio: e nel collegio senatoriale n. 3 di Firenze, dunque, si terranno le elezioni. E' in quel collegio che Di Pietro verrà candidato, e quasi certamente eletto, anche perché lì, alle ultime elezioni, il centro-sinistra ha raccolto il 67%. Comunque, potrebbe vedersela con l'avvocato Giuliano Spazzali, candidato alternativo dei verdi. Nel citare e ringraziare «quelli che la pensano come lui», Di Pietro fa un evidente, e per lui insolitamente delicato, riferimento a Massimo D'Alema: come pensare che il segretario del pds, leader del partito di maggioranza dell'Ulivo, non sapesse e non approvasse? E, al di là della «legittimità di un incontro clandestino», per usare le parole del Verde Mauro Paissan, quello che ha fatto tanto parlare la stampa nei giorni scorsi, e che D'Alema ha ripetutamente smentito, finendo per negare l'evidenza, di certo l'accordo è stato trovato proprio in quel colloquio nell'appartamento di piazza dell'Emporio. Non solo: ieri mattina, quando partivano i primi rumàrs in Transatlantico, D'Alema aveva già avvisato Marini e Manconi. Ma, un paio di giorni prima di incontrare Di Pietro, il segretario del pds aveva fatto in proposito una lunga telefonata con Romano Prodi, ottenendone il preventivo consenso, anche se poi, richiesto di un commento, il premier ha glissato: «L'importante è che ci sia il consenso di Di Pietro...». Arlacchi ha orgogliosamente rivendicato, invece, una certa paternità dell'operazione: «Ho invitato il dottor Di Pietro a candidarsi per l'Ulivo nel collegio che lascio per andare a dirigere mascherata è finita!», dimostrano che il Polo lo teme come candidato per la corsa al Quirinale, in tutta probabilità ad elezione diretta. Di Pietro, da ieri, si schiera per la seconda volta dalla parte dell'Ulivo. Per giunta, nei giorni scorsi, mentre infuriava la battaglia ideologica e politica attorno alle riforme istituzionali, e soprattut- rto attorno ai poteri del Capo dello Stato e alle regole per la sua elezione, il fantasma di Di Pietro si aggirava per le stanze della politica, e molti tra professori e politici si provavano a «ritagliare» un modulo elettivo capace di sbarrargli la strada. L'ex pm è un tipo di eroe italiano: lo temeva Berlusconi come avversario, ma lo temeva anche la sinistra perché avrebbe potuto rafforzare, e non di poco, con la sua sola presenza, il Polo. Che adesso schiuma rabbia, e non lo nasconde. «Quello strano pm con il vizio dei debiti ha deciso di prendersi l'immunità parlamentare: auguri» è il commento sprezzante di Berlusconi. «Ha perso un'occasione per tacere», gli ha ribattuto Dinoia, l'avvocato di Di Pietro: «Sono due anni che aspettiamo di poterci difendere in un'aula di giustizia. E vorremmo invece sapere chi ha tenuto per due anni la registrazione di D'Adamo per tirarla fuori solo oggi». Il timing dell'elezione è semplicissimo: l'elezione suppletiva viene indetta entro 90 giorni da che il posto di parlamentare è stato lasciato vuoto. E dunque, il rientro sulla scena politica di Di Pietro è per l'autunno, Sempre che, prima, il Senato approvi le dimissioni di Arlacclù. Antonella Rampino De Mita: «E' come un ciclista che era venuto per vincere la corsa ma invece è stato raccolto dalla Croce Rossa» Bertinotti: «La sua è una candidatura davvero vergognosa» | scorsi, e che D'Aente smentito, fi'evidenza, di cero trovato proprio ell'appartamento porio. Non solo: ndo partivano i Transatlantico, à avvisato Marini un paio di giorni re Di Pietro, il seveva fatto in proelefonata con Roendone il prevenche se poi, richiento, il premier ha tante è che ci sia Pietro...». Arlacchi te rivendicato, inaternità dell'opetato il dotcandidarsi ollegio che a dirigere mascherata è finita!», dimostrano che il Polo lo teme come candidato per la corsa al Quirinale, in tutta probabilità ad elezione diretta. Di Pietro, da ieri, si schiera per la seconda volta dalla parte dell'Ulivo. Per giunta, nei giorni scorsi, mentre infuriava la battaglia ideologica e politica attorno alle riforme istituzionali, e soprattut-rto attorno ai poteri del Capo dello Stato e alle regole per la sua elezione, il fantasma di Di Pietro si aggirava per le stanze della politica, e molti tra professori e politici si provavano a «ritagliare» un modulo elettivo capace di sbarrargli la strada. L'ex pm è un tipo di eroe italiano: lo temeva Berlusconcome avversario, ma lo temeva anche la sinistra perché avrebbe potuto rafforzare, e non di pococon la sua sola presenza, i LA LETTERA «Ringrazio il sen. Arlacchi e coloro che la pensano come ■ lui per la loro coraggiosa presa di posizione. ...... r.. r r - Coerentemente con l'impegno già assunto a suo tempo nel governo, dichiaro la mia disponibilità a riprendere la collaborazione con il centrosinistra, accettando la candidatura per l'Ulivo, al fine di consolidare e rafforzare Vaia moderata dello schieramento» Antonio Di Pietro II leader del pds Massimo D'Alema, il senatore Pino Arlacchi nominato vicesegretario generale dell'Onu per i problemi della criminalità e Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Firenze, Roma