«Vince la linea di Sant'Egidio» di Domenico Quirico

«Vince la linea di Sant'Egidio» «Vince la linea di Sant'Egidio» UN MEDIATORE DELL'ACCORDO DEL 1995 «Vdi■ L 13 gennaio del '95, a Roma, i leader I dei principali partiti di opposizione H algerina, compreso il Fronte islamico, firmarono un documento comune: chiedevano l'avvio di negoziati con il governo per spezzare il circuito infernale della violenza. Un altro «miracolo» della diplomazia alternativa della Comunità di Sant'Egidio. Ma, a distanza di due anni, quella speranza sembrava appassita nelle pieghe della guerra sporca tra islamici e regime. Marco Impagliazzo, autore del libro «Algeria in ostaggio», è stato uno dei negoziatori di quell'accordo. La decisione del governo di Algeri è la prova che avevate ragione? «Penso proprio di sì. Alla liberazione di Madani bisogna aggiungere anche quella di Hachani, che, non dimentichiamo, ò il leader che ha guidato il Fis durante le elezioni del '92. Il governo si è probabilmente reso conto che puntare solo sulla soluzione militare, sulla "sradicazione" del terrorismo, non costituisce la soluzione. L'unica strategia è tornare alla politica, fare politica. E la piattaforma di Roma è il più importante documento politico redatto in Algeria negli anni della guerra civile». Infatti, anche se duramente rifiutata dal governo come cedimento, ha continuato in questi due anni a aggirarsi sullo sfondo della tragedia come un fantasma. «Non dimentichiamo che le ultime parole pronunciate nell'ultimo comizio della campagna elettorale dall'attuale premier sono state: "Sì alla pace, no alla pace di Sant'Egidio". In questo episodio c'è il senso eh quanto la piattaforma di Sant'E¬ gidio ha pesato sul governo. Ora il discorso è aperto, i partiti ritrovano uno spazio di manovra. Certamente nella scelta del governo bisogna leggere anche un altro timore. Oltre alla violenza politica, cresce la contestazione sociale. La crisi economica moltiplica gli scontenti. E così il governo ha chiamato a raccolta tutte le forze per scongiurare un nuovo fronte di guerra. Ci sono altri segnali interessanti: il nuovo capo della gendarmeria è un generale che l'ex presidente Boudiaf, poi assassinato, aveva incaricato di trattare con il Fis. E' possibile che la scelta sia dovuta al fatto che avevano esaurito i generali "sicuri", ma resta un altro elemento rassicurante del mosaico». L'interrogativo è quanto conti ancora Madani nel movimento islami- co dove l'ala violenta, gli «afghani», hanno cancellato quelli che puntavano a una presa del potere legale. «Il movimento islamico in questi anni terribili è cresciuto anche al di fuori del Fis, si è complicato, parcellizzato. Bisognerà appunto vedere quale margine di manovra avrà Madani che è libero, ma con le ah tagliate. Ma anche il fronte governativo è tutt'altro che monolitico. In questi ultimi giorni mi chiedevo come mai, improvvisamente, alcuni giornali algerini fossero pieni di notizie di massacri. Questi avvengono, purtroppo, quotidianamente, nel silenzio. Adesso credo di aver trovato la risposta: è stato il tentativo dei generali, dell'ala dura del governo, di sabotare la liberazione di Madani». Domenico Quirico

Persone citate: Boudiaf, Madani, Marco Impagliazzo

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Roma, Sant'egidio