Nel Cremlino del Testaccio
Nel Cremlino del Testaccio Nel Cremlino del Testaccio Qui c'era la sezione «dura» del pei adesso nell'attico abita Ferrara ROMA. Lo chiamavano «il Cremlino romano», il palazzo di via Emporio 12, perché al primo piano, negli Anni Cinquanta, c'era la più grande e dura sezione del pei nella capitale, nata subito dopo la Liberazione. Un quartiere popolare e furiosamente romanista, il Testaccio, oggi collegio della deputata pidiessina Giovanna Melandri, e di antica tradizione laico-democratica. Circoli repubblicani e socialisti, una targa di pietra è ancora affissa su uno dei grandi casermoni ottocenteschi, primi esempi di case popolari fatte costruire per i lavoratori del Mattatoio c del gazometro poco lontani. Gente tosta, che nel '60, ai tempi delle manifestazioni contro il governo Tambroni, lanciava sanpietrini dalle finestre contro la polizia. I compagni della sezione del pds di via Zamaglia se la ricordano ancora, quella sezione: 600 iscritti, discussioni interminabili ma anche grandi feste dove si ballava la domenica. «Tanto che poi la situazione divenne insostenibile, perché al piano terra c'era un commissariato di polizia, e ci si dovette trasferire». Adesso al pianterreno c'è Tipa, l'Istituto di Previdenza degli amministrativi del Comune di Roma, dove viene a curarsi i denti il sindaco ulivista Francesco Rutelli. Ma nel palazzo, costruito nel 1901 dalla Tirrena e poi diventato proprietà dell'Ina, hanno abitato molti esponenti della nomenklatura cattolica e comunista. Un edificio imponente ma non pesante, proprio all'incrocio sul Lungotevere. Deludente all'interno, con gli stretti cortili ben lontani da quelli di tanti palazzi umbertini di Prati, e varie scale signorili ma modeste, malgrado i vecchi ascensori di ferro nero a vista. Dall'esterno invece la facciata è mossa da torrette e altane, e grandi terrazze su vari livelli che affacciano sul Tevere. Uno dei quali ospitava addirittura un leopardo, di proprietà di uno strampalatissimo inquilino che un giorno, dovendosene andare in viaggio, lo lasciò a un inserviente maldestro che finì divorato dalla belva. Raccontano che Giuliano Ferrara, da poco inquilino dell'ultimo piano, sia stato attratto proprio dalla splendida altissima terrazza che spazia da Trastevere all'Aventino. Il più bell'attico del palazzo, coi suoi 300 metri quadri, che Ferrara ha fatto interamente ristrutturare. Ci abitava Paola Amendola, nipote di Giorgio, ma dopo il divorzio i 3 milioni al mese richiesti dall'Ina ormai privatizzata, erano troppi. La vista superba aveva invece solleticato la curiosità di Luciano Violante, amante anche lui delle visuali in campo lunghissimo, tanto da alloggiare sulla sommità di Montecitorio in una ex altana fatta appositamente restaurare per lui. Ma dopo una visitina in loco, non ha concluso. Im.g. b.]
Persone citate: Francesco Rutelli, Giovanna Melandri, Giuliano Ferrara, Luciano Violante, Paola Amendola, Prati, Tambroni
Luoghi citati: Comune Di Roma, Ferrara, Roma
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