Falsa la microspia nello studio di Berlusconi

Archiviata la prima inchiesta. I magistrati pensano a una truffa architettata dall'esperto di elettronica Archiviata la prima inchiesta. I magistrati pensano a una truffa architettata dall'esperto di elettronica Falsa la microspia nello studio di Berlusconi Nel mirino della procura ora finisce il «bonificatore» ROMA. La famosa microspia che fu trovata nello studio di Silvio Berlusconi nell'ottobre scorso, quell'aggeggio elettronico che il leader di Forza Italia tirò fuori a sorpresa nel pieno di una conferenza stampa, lo scandalo spionistico-politico che portò alla decapitazione dei nostri servizi segreti, era una bufala. Così pensa, almeno, la procura di Roma, che ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta, incardinata su ipotesi gravissime di spionaggio politico, procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, violazione di domicilio e interferenza illecita nella vita privata dell'imprenditore-politico. Allo stesso tempo, il procuratore capo di Roma ha avviato una nuova inchiesta. Questa volta l'ipotesi di reato è la truffa che sarebbe stata intentata ai danni di Berlusconi dal «cerca- tore» di microspie. Proprio lui, Paolo Izzi, esperto in elettronica di una sconosciuta azienda di Pomezia, che ad ottobre apparve come il «deus ex machina» di questa vicenda, è ora iscritto al registro degli indagati per truffa e simulazione di reato. La svolta dell'inchiesta nasce da un lavoro a tappeto dei magistrati: di quel tipo di «cimice», risalendo alla ditta milanese che le costruisce, esistono 120 esemplari. Con regolare numero di matricola. Praticamente tutti gli esemplari sono stati rintracciati. Per di più l'esemplare ritrovato nello studio di Berlusconi - dietro un termosifone - non era funzionante. Un oggetto riciclato? A quel punto, i sospetti si sono appuntati su Izzi. L'uomo era alla sua prima «caccia». La società Sirte è specialista di componentistica elettrica e elettronica, non di indagini. L'uo- mo, peraltro, pare avesse problemi economici. Di qui altri sospetti. Il cacciatore diventa preda. E saltano fuori aspetti inquietanti, assolutamente imprevisti. Tanto per cominciare, presente nello studio c'era un agente dei servizi segreti militari, Sismi. Solo che l'uomo s'è ben guardato dal fare un rapporto ai suoi superiori. Come mai era lì? E perché Izzi, interrogato dai magistrati, ha espressamente escluso che ci fossero estranei durante il suo lavoro di «bonifica elettronica»? Misteri. Altro aspetto inquietante: si scopre che il nome di Paolo Izzi, sconosciuto anche agli addetti ai lavori, era stato suggerito dal portiere di palazzo Grazioli. I due sono amici da tempo. L'agente del Sismi è amico di entrambi. Dietro questa amicizia ci potrebbe essere la spiegazione di come la microspia è entrata nello studio. E di come Izzi l'abbia trovata a colpo sicuro. Talmente bravo, il «bonificatore», da mettere in crisi addirittura il servizio segreto personale di Berlusconi, che vigila in forze sulla privacy del leader. Si cominciò a cercare una «talpa» tra dipendenti e deputati, all'epoca. Tanto più che ci si era messo in mezzo anche un anonimo, che sosteneva di aver costruito lui la microspia su commissione di un deputato di Forza Italia. Ci fu pure una mini-caccia alle streghe, con tanto di accuse pubbliche e sgambetti privati. «Ma la fiducia è intatta», diceva l'avvocato Giuseppe De Luca a proposito dell'intelligence personale del Cavaliere. «Preferisco mantenere il riserbo. Capitemi, - dice l'indagato Paolo Izzi, direttore tecnico della Sirte Service - sono ancora sotto inchiesta. Qualche giorno fa sono stato convocato dagli inquirenti che hanno fatto controlli anche nei nostri uffici commerciali». Izzi respinge ogni accusa e rivendica la sua buona fede. «Non posso dire da chi sono stato contattato per effettuare i controlli nell'ufficio di Berlusconi. Posso dire, invece, che siamo stati fortunati a trovare la microspia. Nella vita un po' di fortuna ci vuole. Certo, se avessi saputo prima quello che sarebbe suc¬ cesso, avrei volentieri evitato di fare la bonifica. Come potevo immaginare che per quella microspia si sarebbe scatenato uno scandalo a livello internazionale?». Quanto all'accusa esplicita della procura, che la società era assolutamente novizia del campo, Izzi risponde: «Ai magistrati ho sempre fatto presente che noi non siamo come Tom Ponzi». Però ora è lui a finire nei guai. La procura già indica la strada dei prossimi accertamenti: ricostruire le vere modalità del rinvenimento della microspia e chiarire il ruolo dell'agente del Sismi in tutta questa vicenda. Dalle parti di Forza Italia, del tutto ufficiosamente, si segue la vicenda con attenzione, ma anche con scetticismo. Si sospetta l'insabbiamento. Francesco Grignetti L'uomo è ora iscritto nel registro degli indagati per simulazione di reato La cimice era spenta I giudici insospettiti dalla sicurezza con cui è stata individuata Qui accanto il professor Giovanni Sartori e l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga Nella foto grande al centro l'ex premier Berlusconi mostra la microspia trovata nel suo ufficio il 9 ottobre scorso

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