L'uomo a cui piaceva apparire

H Accanto a sé aveva voluto i fratelli Santo e Donatella: «Lui è l'artista, noi lo proteggiamo» Accanto a sé aveva voluto i fratelli Santo e Donatella: «Lui è l'artista, noi lo proteggiamo» L'uomo q cui piaceva apparire Sarto geniale, adorava le case-museo MILANO. Da qualche anno non assomigliava più al doppio ritratto, due foto montate con due specchi, firmate Pistoletto, che si fronteggiavano sulle scale degli uffici della maison, in via Gesù, a Milano. In quelle foto aveva l'aspetto con cui era diventato famoso, capelli e barba nera, un'aria da senatore romano in un film di Hollywood che certo gli piaceva, visto l'amore che portava all'arte classica rivisitata con fasto aggressivo. Poi, con notevole charme, Gianni Versace era invecchiato. Via la barba, i capelli diventati bianchi tagliati corti corti, assomigliava molto al fratello Santo, un Calabro normanno biondissimo, con gli occhi chiari, una vaga allure da Rutger Hauer, che aveva preso in mano, alla fine degli anni Ottanta, tutta la parte commercial-finanziaria dell'azienda, sempre più diversificata. E lui, Gianni, avviluppato dalla protezione di fratello e sorella (Donatella, sposata a un americano atletico, Paul Beck, una predilezione per i tacchi vertiginosi e i bottoni scintillanti, che a poco a poco era diventata il suo braccio destro creativo), lavorava senza sosta, schennato dagli oltraggi e le difficoltà del mondo da quella pietrosa coppia fraterna. «Lui è l'uccello dalle uova d'oro, l'artista, l'ispirato», disse un giorno Santo, parlando con una specie di reverenza. «Dev'essere protetto come un oggetto prezioso, assecondato, coccolato e riverito. Al resto penso io». Era stata una festa, per Milano, la nascita e lo sviluppo fantastico della moda negli anni Ottanta. Se adesso s'è un po' stufi, allora tutto era nuovo e divertente, e il caso combinato alla necessità aveva portato nella cerchia dei Navigli e aveva fatto crescere fianco a fianco due stilisti dal gusto opposto come Versace e Armani fatti apposta per aggiungere competitività allo show. I) fiammeggiante calabrese Versace era, nei gusti, l'opposto del freddo lombardo Armani. Giocava la parte del principe rinascimentale, quelli che accumulavano gran collezioni d'arte, fieri di passeggiare fra fasti museali. Aprì, nel 1984, la prima delle sue numerose case, in via Gesù, cuore della vecchia Milano, ex magione dei Rizzoli. Chiamò un architetto scenografo come Renzo Mongiardino, e lo sbrigliò. Già all'mgresso il visitatore restava stupefatto dalla sventagliata di torsi romani in marmo, eretti su un pavimento a tarsie che creavano un'illusione prospettica come nei dipinti rinascimentali. Casa museo, veniva da dire. Lui ne era contentissimo: «A me piace, la casa museo. Se potessi non farei altro che comprare quadri, e statue, e oggetti pregiati e riempirne decine di case museo. Comprerei 0 Louvre, se potessi. Adoro le belle cose d'arte, mi piace averle mtorno, mi piacciono gli ambienti fastosi. Il loft se lo tenga chi lo vuole». Diceva ancora «se potessi», poi non credo l'abbia più detto, perché s'è potuto permettere tutto, o quasi (il Louvre no, ahilui). Alla casa di via Gesù s'aggiunse un'amatissima villa neoclassica sul lago di Como, dove venivano ospitate stupefatte star del cinema e del rock, da Sting a Sylvester Stallone, pavoni forse incongrui in mezzo ai marmi canoviani, ma magnificamente coerenti con la bella impudicizia di Gianni Versace, che non solo, come mi disse, si sentiva «viscontiano, nel senso che potrei fare "Rocco e i suoi fratelli" ma anche "Il gattopardo"», ma addirittura li faceva insieme, mescolando i fotogrammi. Gran passione le case, e dunque eccone un'altra a New York, questa volta coi Rauschenberg e i Klein appesi alle pareti, ed ecco quella fatale a Miami, prediletta negli ultimi tempi, sfacciatamente pavesata d'ogni seta e gualdrappa e coperta e tenda prodotta dalla sua fiorentissima linea d'arredamento, con tentacolari meduse dovunque. Perfettamente specchiato nell'uomo, il sarto Versace («Macché stilista. Oggi vanno di moda gli aggetlivi dai mille significati. E invece la parola sarto è quella giusta, esprime in pieno quello che vuol dire») non s'è sottratto a nessuna tentazione formale, e se poi qualcuna gli è stata rimproverata, come la collezione sado-maso del 1992, non s'è fatto impressionare, né ha cercato il perdono. Piuttosto, imperiosamente, ha lasciato che fossero le giornaliste ree a venire, dopo un po', a Canossa. Volgare? Ma sì. Forse solo Fassbinder s'era permesso, prima dei modelli versaceschi, d'esibirsi in canotta nera traforata e pantaloni di cuoio. Ma Fassbinder lo faceva da maudit, Versace da trionfante impunito. Perché, ragionava, negarsi qualcosa? E l'uomo che vestiva i ragazzi in canotta a rete, poi vestiva anche con sontuosa regalità Francesca von Thyssen il giorno delle nozze con l'ultimo erede degli Asburgo, e convinceva Lady Diana (un vero amore, oggetto d'una gran corte) a indossare certi sottili abiti da sera sorretti da lievi bretelle. La voglia di straripare la consegnò anche alle campagne stampa per le sue collezioni, e fu il primo a far sfilare e fotografare coi suoi abiti addosso donne sontuosissime, meravigliose (è stato Versace il vero creatore del mito delle top-model, a partire dalla signora Jagger, all'epoca soltanto Jerry Hall). Pungolato da Versace, Richard Avedon ritrovò per lui una seconda giovinezza, ma non c'è re dell'obiettivo che Gianni non abbia chiamato a lavorare per sé, da Bruce Weber a Irving Perni, da Helmut Newton a David Bailey (quest'ultimo gli piacque meno degli altri, per la verità). Vestì i balletti di Maurice Béjart, un artista che nell'esuberanza gli somiglia. Ma sapeva ascoltare anche chi, in apparenza, era lontanissimo da lui. «Una volta Munari s'è fermato a chiacchierare a lungo con me», raccontò anni fa, «e io mi sono appuntato tutto quello che ha detto». Maria Giulia Minetti Cresciuto fianco a fianco di Armani giocava la parte del principe rinascimentale che accumula opere d'arte H L'uSari a na» Cresciuto fianco a fianco di Armani giocava la parte del principe rinascimentale che accumula opere d'arte Uno degli ultimi modelli creati da Versace MatsfuMm Da sinistra, la sorella di Gianni, Donatella Versace, il cantante Elton John e lo stilista assassinato ieri L'attore Silvester Stallone con lo stilista suo grande amico L'attore americano ama indossare spesso abiti di Versace n alto lo stilista con Maurice Bejart Sopra con la cantante Ornella Vanoni Mina indossa un abito di Gianni Versace per la fotografìa della copertina del suo album «Cremona» uscito nel '96 Uno degli ultimi modelli creati da Versace Jane Fonda indossa un abito di Versace L'attrice e lo stilista erano molto amici

Luoghi citati: Canossa, Como, Hollywood, Miami, Milano, New York