DYLAN & MARTIN di Oreste Del Buono

DYLAN Se MARTIN DYLAN Se MARTIN Quando Sciavi e Castelli fecero incontrare i detective delVincuho e dell 'impossibile Dylan Dog, figlio di Tiziano Sciavi e Martin Mystère, figlio di Alfredo Castelli gemellaggi tra eroi di diversi padri non sono frequenti nel fumetto italiano. E, di solito, è indispensabile che i padri vadano d'accordo e almeno si rispettino. Ma anche gli eroi devono dare il loro consenso e la loro collaborazione perché la personalità che hanno raggiunto nelle loro precedenti avventure si conservi chiaramente, non danneggiando il seguito di carriera per l'uno e per l'altro. Quando il Tex Willer di Giovanni Luigi Bonelli, testi, e Aurelio Galleppini, disegni, si annette come compagno d'avventura il Kit Karson dì Rino Albertarelli, testi e disegni, poi testi Federico Pedrocchi e disegni Walter Molino, fu un'ottima unione, da cui c'era solo da trarre vantaggi, pur coltivando una qualche nostalgia per il primo Kit, così donchisciottesco, così coraggioso e così svanito insieme. Ma un progetto di gemellaggio studiato tra due personalità come quella di Dylan Dog, il cosiddetto «investigatore dell'incubo» e Martin Mystère, il cosiddetto «detective dell'impossibi¬ le» è addirittura una sfida calco lata. «Grazie ai loro caratteri complementari», spiega il padre di Martin Mystère Alfredo Castelli nella prefazione del grande volume Ultima fermata: l'incubo! (Oscar Mondadori Bestseller, 1995), «Dylan e Martin costituirebbero un team formidabile; purtroppo i loro incontri devono essere necessariamente rarefatti. Il perché lo rivela Martin Mystère durante un viaggio a Londra (in Martin n. 85): lì - spiega il "detective dell'impossibile" alla compagna Diana - abita un amico che riesce a sbarcare il lunario esercitando la professione di "indagatore dell'incubo"; e continua illustrando perché nelle sue frequenti visite in Inghilterra non passi mai a salutarlo. "Abbiamo deciso entrambi di non rischiare: sarebbe troppo pericoloso", afferma. "Anche se apparentemente sembriamo di carattere opposto e ci contestiamo le reciproche filosofie di vita, abbiamo moltissimi punti in comune: credo che sia per questo che, lavorando insieme, tanti anni fa abbiamo evocato forze spaventose che avrebbero potuto davvero causare una catastrofe. Per questo abbiamo deciso di non agire più insieme, fino a che non saremo costretti a farlo"». Non pago (e, del resto, i lettori di Martin Mystère sanno che la verbosità è una delle sue principali caratteristiche), il Buon Vecchio Zio Marty aggiunge che «le forze da noi scatenate non sono state completamente distrutte. Dormono e, prima o poi, si risveglieranno. E allora saranno necessari gli sforzi di entrambi per annullarle definitivamente...». Di Dylan Dog abbiamo già cominciato a parlare qualche puntata fa. Per andare avanti è meglio dire qualcosa su Martin Mystère, che senz'altro lo meri¬ ta. Martin Mystère è nato nel 1982 da Alfredo Castelli, testi, e Giancarlo Alessandrini, disegni. Dunque ha quattro anni più di Dylan Dog che nasce nel 1986 da Tiziano Sciavi, testi, e Angelo Stano, disegni, e che disegni. Alfredo Castelli, il padre di Martin Mystère non è solo un apprezzato soggettista e sceneggiatore di fumetti, ma anche un affascinato studioso del mezzo che ha scelto per esprimersi. Dopo avere avuto successo con strisce di puro divertimento come gli Aristocratici, storia di una banda di seguaci di Arsenio Lupin e Lord Lister, tutti gentiluomini e tutti ladri coinvolti in trame elaborate con disinvolta abilità, nel 1982 Alfredo Castelli ha creato una singolare figura di avventuroso pedante. Martin Mystère non si ferma davanti ad alcun mistero, la sua avidità di sapere supera ogni limite e finisce per rischiare di smarrirsi nell'impossibile. Laureato in antropologia alla Harvard University, specializzatosi in archeologia alla Sorbona di Parigi, in storia dell'arte all'Istituto di Belle Arti di Firenze e in cibernetica applicata al linguaggio al Massachusetts Institute of Technology, si propone come il risolutore di tutti i misteri del nostro passato, con al fianco la bella compagna bionda Diana e un effettivo uomo di Neandertal Java misteriosamente arrivato dalle nostri parti per servirlo. I rischiosi incontri tra Dylan Dog e Martin Mystère sono apparsi, prima di essere uniti nel già citato Oscar Mondadori, in due trucolenti e terrorizzanti albi pubblicati da Sergio Bonelli Editore, rispettivamente Ultima fermata: l'incubo! nel 1990 e La fine del mondo nel 1992. Dylan Dog e Martin Mystère si incontrano come per caso in una situazione di grande emergenza internazionale. L'assalto dei morti alle metropolitane di tutto il mondo per la conquista della completa supremazia del male. Potenti e prepotenti, i due si affannano per evitare catastrofi orrende, rinfacciandosi regolarmente la colpa di quanto di nefasto avviene. Martin Mystère salva la vita a Dylan Dog e Dylan Dog lo vorrebbe ammazzare perché, per salvar lui gli ha sgozzato l'amata compagna Alison. E così procedono; senza riuscire ad andare d'accordo pure essendo schierati dalla stessa parte. Più volte Dylan Dog mette le mani addosso a Martin Mystère e Martin Mystère non si lascia scappare l'occasione per mollare una botta a Dylan Dog. Sono nemici per la pelle. E son sempre lì a insultarsi e poi a chiedersi scusa per ricominciare. Si abbracciano e baciano, ma continuano a odiarsi». «Nel secondo incontro, a riprova delle profetiche parole di Martin Mystère - la collaborazione tra i due investigatori dell'insolito si rivela ben più che "pericolosa": scatena, infatti, addirittura La fine del mondo. E anche la fine degli incontri tra i due personaggi. Sia Tiziano Sciavi, sia chi scrive (Alfredo Castelli, il quale parla in terza persona come Giulio Cesare) hanno deciso che neppure i grande successo di questi duestorici albi valeva il rischio d mettere a repentaglio la Nostra Cara Vecchia Terra, Sciavi e Castelli, per la cronaca, sono , vecchi amici e (per J parafrasare il commento del "detective dell'impossibile"), anche se apparentemente sembrano di carattere opposto e contestano le reciproche filosofie di vita, hanno moltissimi punti in comune; di conseguenza anche il loro incontro rischia di catalizzare sinistre manifestazioni. Queste ultime si sono espresse (in forma di soffi, sbuffi, insofferenze critiche e rimbrotti) nel corso degli interminabili "brainstorming" per la stesura del primo soggetto, il quale doveva tenere conto delle caratteristiche di entrambi i personag¬ , J J gi, doveva essere collocabile senza stridere nella loro consolidata "biografia", e doveva infine rispettare quei capisaldi posti prematuramente nel già citato Martin Mystère n. 85, quando l'idea di un "team-up" era ancora estremamente nebulosa. Risultato? Una decisione salomonica: Ultima fermata: l'incubo! è stato completamente scritto da Castelli e supervisio- nato da Sciavi; La fine del mondo è stato completamente scritto da Sciavi e supervisionato da Castelli: avrete così modo di notare i differenti approcci alla narrazione, decisamente più "martinmysteriano" in un caso e più "dylandoghiano" nell'altro...». La vittoria parziale è stata, comunque, di Manin Mystère, che ha indotto Dylan Dog a par¬ lare più del solito. Il che ha portato lo scritto nozionistico ad aumentare in modo abnorme sino ad avere in alcune tavole la supremazia sui bei disegni di Giovanni Freghieri. Si vede più il lettering che le immagini e questa, forse, è la vera ragione perché i pur affascinanti incontri tra i due sono sconsigliabili. Oreste del Buono

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