Albania, zoppica la caccia al profugo di Francesco Grignetti

Migliaia devono ancora essere contattati. An: una vergogna pagarli per andarsene Migliaia devono ancora essere contattati. An: una vergogna pagarli per andarsene Albania, zoppica la caccia al profugo Solo 50 convinti a ripartire dal denaro del governo ROMA. Uno l'hanno convinto ieri pomeriggio a Isernia. Un altro s'è presentato spontaneamente alla prefettura di Bari. Un gruppetto è in partenza da Ferrara. In tutto, sono 50 gli albanesi, delusi dalla vita nei campi profughi, pronti a tornare. E' partita la «campagna estiva» per convincere i profughi a rientrare. Oggi saranno in venti a imbarcarsi sul traghetto che li porterà a Durazzo. Il primo scaglione era partito venerdì scorso. Il premio di mezzo milione, che un funzionario dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) elargisce materialmente a chi si imbarca, finora ne alletta pochi. Ma c'è da dire che siamo appena agli inizi. La stragrande maggioranza degli albanesi che arrivò tre mesi fa in Italia non è stata ancora contattata. Le operazioni di rimpatrio avranno tempi lunghi. Il ministero dell'Interno per il momento ha scelto un approccio soft. C'è tempo fino al 31 agosto, quando scadrà anche l'ultimo dei visti «umanitari e temporanei» che il governo concesse nel pieno dell'emergenza, per convincere i profughi a tornare indietro. Dopo quella data, però, si dovrà procedere anche con la forza. Ed è questo il messaggio che si accingono a diramare i volontari dell'Orni e i funzionari delle tantissime prefetture coinvolte. Bastone e carota: se sgomberano subito ci sono soldi, dopo ci saranno maniere brusche e l'impossibilità di avere mai più un visto dall'Italia. Agli albanesi che fanno i bravi, infatti, il governo sta promettendo un visto stagionale di lavoro. «Ci auguriamo che si presentino spontaneamente e in tanti alle prefetture per evitare in se guito rimpatri forzosi», sosten gono negli uffici dell'Oim. I quali provvedono anche a pagare il biglietto del traghetto o dell'ae reo (per disabili e anziani) che ri porta in patria l'albanese profu go. Il tutto, comunque, a spese del Viminale. Il ministero, molto pragmaticamente, sarebbe ben contento di spendere qualche li ra più del previsto se serve a liberarsi rapidamente dei circa tremila albanesi che sono anco ra rintracciabili in Italia. Un mi gliaio, secondo i calcoli delle questure, sono già rientrati nelle scorse settimane. Oltre mille li espulsero a caldo. Sei-settemila sono scomparsi nel nulla. Ma sulla questione dei soldi 300 mila lire a testa, 150 mila per i rninorenni, 200 mila di premio aggiuntivo se vanno via en- tro la fine di luglio - la polemica è assai aspra. Secondo l'Oim, è «una prassi per tutti i profughi che rimpatriano, s'è fatto anche per la Bosnia». Maurizio Gasparri, An, invece, attacca furiosamente il governo perché «è una vergogna pagare gli albanesi per farli tornare indietro» e poi perché «il sottosegretario Sinisi, vice di Napolitano, è un bugiardo. Ha negato la storia dei soldi che invece è verissima. Il grave è che quel sottosegretario è addirittura addetto ai pentiti». Si fa sentire anche Achille Serra, deputato di Forza Italia, ex prefetto di Palermo, che chiede «un costante controllo dei profughi ancora presenti nei centri di accoglienza, per evitare che se ne allontanino clandestinamente». E il senatore Michele Bonatesta, An: «Oltre sei milioni di italiani vivono in uno stato di indigenza. Con quale faccia il governo Prodi regala mezzo milione agli albanesi?» Il fatto è che la questione albanese, una volta di più, si rivela un banco di prova per l'Italia. «E' evidente che dobbiamo dare un segnale di serietà - dice un alto funzionario di polizia che vuole manterene l'anonimato alla vigilia dell'adesione al trat¬ tato di Schengen. Anche se è una situazione oggettivamente difficile». Come si ricorderà, il trattato di Schengen tra diversi paesi europei prevede l'abbattimento delle frontiere interne. Ma se un Paese, tipo l'Italia, si rivelasse il «ventre molle» dell'Europa, si scatenerebbe l'ira degli altri partner. Intanto già protesta il Sap, sindacato autonomo di polizia: «Gli albanesi - dice Giorgio Innocenzi, segretario del Sap, ironico - con i soldi degli italiani hanno visitato il nostro Paese, soggiornato in camping, e ora, dopo la visita, hanno diritto a un indennizzo di circa mezzo milione per il viaggio di ritorno. Non è possibile accettare un così scriteriato sperpero di denaro pubblico». Francesco Grignetti L'esodo verso l'Italia era stato imponente, il rientro avviene alla spicciolata

Persone citate: Achille Serra, Giorgio Innocenzi, Maurizio Gasparri, Michele Bonatesta, Migliaia, Napolitano, Sinisi