Spariscono falce, martello e la parola «socialista»
Spariscono falce, martello e la parola «socialista» I SIMBOLI DELLA SINISTRA Spariscono falce, martello e la parola «socialista» ■ù V'. - -, * >'j ■ LROMA A parola «socialista» rischia di scomparire dal vocabolario della Cosa 2. La formazione politica che nelle intenzioni di Massimo D'Alema dovrebbe riunire a dicembre tutta la sinistra italiana (ad eccezione di Rifondazione comunista e di una parte dell'ex Psi), probabilmente non conterrà nel suo simbolo alcun richiamo a questa gloriosa tradizione politica. E' quanto emerge da una riunione tenuta ieri mattina a Botteghe Oscure, cui hanno partecipato D'Alema e il suo braccio destro Minniti, insieme con Spini, Ruffolo, Crucianelli, Cabras e Camiti: cioè tutti i leader dei partiti e partitini che aderiscono al progetto. Insieme, hanno fatto un punto della situazione in vista del vertice di venerdì prossimo, cui prenderanno parte gli organismi dirigenti di pds, laburisti, cristiano sociali, comunisti unitari e repubblicani di Bogi. In quell'occasione verrà fissata la data degli Stati Generali, una sorta di congresso fondante della nuova «Cosa», e saranno adottate alcune decisioni, a cominciare dal nome e dal simbolo. La rosa, adottata dal partito socialista europeo, parte in pole position (ne aveva già parlato tempo addietro il numero due della Quercia, Marco Minniti). I problemi maggiori riguardano il nome della Cosa. Ieri, la componente ex socialista, guidata da Spini e da Ruffolo, dopo aver incassato di buon grado l'adesione all'internazionale socialista e al pse, ha molto insistito per inserire nel simbolo un chiaro riferimento al socialismo europeo. «L'elettorato socialista non ce lo possiamo perdere», ha spiegato Spini. Ma D'Alema ha preferito rinviare ogni decisione al 22 luglio, esortando a «fare bene attenzione al ruolo specifico di chi si occupa dei marchi e conosce l'effetto che certi simboli provo- cano sull'elettorato». Come dire che la parola socialista potrebbe far scappare più elettori di quelli che riuscirebbe ad attirare. Il se¬ gretario del pds non si è fermato lì. Ha espresso i suoi dubbi con molta chiarezza: «Non so se oggi, in Italia, si possa riproporre una cosa con il nome socialista». E rivolto agli ex socialisti presenti alla riunione, ha chiesto loro se si trovano nelle condizioni di «rappresentare tutto quell'elettorato che apparteneva al psi». Quanto sia delicato il problema del nome, unito a quello del simbolo, lo dimostra anche la decisione di rinviare gli Stati Generali a dopo le elezioni amministrative previste in autunno. A Botteghe Oscure temono che la scomparsa dalla schede elettorali del simbolo della quercia possa far perdere molti voti. «Non possiamo fare altri regali a Rifondazione comunista», ha ammonito D'Alema nella riunione di ieri. Nel confronto sul simbolo, poi, vogliono dire la loro anche i Comunisti unitari, che hanno lasciato il partito di Bertinotti per entrare nella Sinistra democratica: «Ricordiamoci», è stato l'appello di Famiano Crucianelli, «che siamo anche noi comunisti...». Come se non bastasse, la riunione di ieri ha registrato l'ultima puntata delle polemiche prodotte dalla Bicamerale. In particolare, Pierre Camiti (seguito da Spini e da Ruffolo) ha duramente criticato l'intesa raggiunta con il Polo a casa Letta sulla legge elettorale. La risposta di D'Alema è stata all'insegna del massimo realismo: «Noi abbiamo votato per il doppio turno dei collegi, ma purtroppo non c'era una maggioranza a favore di quella soluzione». [c. t.] Nella foto a sinistra il segretario della Quercia Massimo D'Alema Qui sopra l'ex ministro della Difesa Valdo Spini
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