D'Adamo, contraddizioni su Di Pietro di Paolo Colonnello

Molti personaggi che sono emersi nel dossier figuravano già in un memoriale di Bettino Craxi Due anni fa il costruttore aveva fornito una versione completamente diversa da quella del dossier D'Adamo, contraddizioni su Pi Pietro «Auto e cellulare? Benefit della moglie dell'expm» MILANO. «Anche a questo c'è una spiegazione, ma per il momento è meglio che rimanga custodita dal segreto istruttorio». E' questa l'unica reazione dei pm di Brescia impegnati nell'inchiesta su Antonio Di Pietro alla rivelazione che l'ingegner Antonio D'Adamo, il 4 luglio di due anni fa, davanti al pm di Milano, Paolo Ielo, diede una versione completamente diversa dei suoi rapporti con Di Pietro e in particolare sull'uso del cellulare e della Lancia Dedra. «Come ho già ricordato - raccontò a verbale l'imprenditore ho avuto un rapporto di consulenza con la moglie del dottor Di Pietro. Questo rapporto di consulenza era regolato da un contratto, che ho già prodotto al dottor Salamone, che prevedeva la concessione in uso di un telefono cellulare e di un'autovettura, una Lancia Dedra. Nella struttura del contratto la concessione in uso di un telefono cellulare era una sorta di benefit. Il numero era intestato alla Edilgest Finanziaria. Ero perfettamente a conoscenza del fatto che di esso ne faceva uso Di Pietro, così come dell'auto...». D'Adamo era stato convocato quel giorno come testimone in procura per rispondere proprio dei suoi rapporti con Di Pietro. E raccontò, come fece anche davanti al pm Salamone, l'esatto contrario di quanto avrebbe scritto nel suo dossier arrivato quasi due anni dopo alla procura di Brescia, senza far cenno al prestito di 115 milioni o al monolocale di via Agnello che avrebbe dato in uso all'ex pm. Delle due, quale era la verità di D'Adamo? L'ingegnere, davanti a Ielo, per dimostrare che nei suoi rapporti con Di Pietro non c'era alcun mistero fece arrivare via fax daDa sua segretaria il contratto di consulenza con la moglie dell'ex magistrato. Soprattutto escluse di essersi interessato con l'ex pm delle posizioni processuali di Maurizio Prada e Sergio Radaelli, i due collettori di tangenti de e psi, per la «salvezza» dei quali, avrebbe fatto il prestito a Di Pietro. Non negò di averli frequentati, con l'ex pm, invitandoli a casa in occasione di Natale e insieme all'ex capo dei vigili urbani Eleuterio Rea, all'allora sindaco Paolo Pillitteri, allo scultore Cascella. E aggiunse di aver parlato qualche volta con l'ex amico magistrato di Mani pulite. All'epoca il pm Ielo lo aveva ascoltato nell'ambito di un'indagine per calunnia nei confronti di Di Pietro scaturita da un memoriale di Craxi consegnato dai suoi legali, Giannino Guiso e Salvatore Lo Giudice, al presidente del tribunale dove in quel momento si stava svolgendo il processo per le tangenti sulla metropolitana milanese. Il memoriale fece scalpore, perché Craxi, da Hammamet, rendeva noto di essere in possesso di alcuni tabulati telefonici che dimostravano l'esistenza di contatti tra Di Pietro, l'avvocato Lucibello e lo stesso D'Adamo agli inizi di Mani pulite. Tabulati che Craxi raccontò di aver avuto dal defunto capo della polizia Vincenzo Parisi. Craxi e i suoi stessi avvocati vennero indagati per concorso in calunnia. «Ma noi dicono adesso i due legali - non abbiamo niente a che fare con gli ultimi sviluppi bresciani. In quella lettera di Craxi che producemmo al tribunale, non s'insinuava niente, D'Adamo non sapevamo nemmeno chi fosse. Si faceva soltanto ed esclusivamente una richiesta di verifica, com'è d'obbligo e normale per ogni difensore». Nel corso dell'inchiesta milanese che segui, per scoprire chi poteva aver fornito quei tabulati a Craxi, oltre a D'Adamo venne interrogato anche il capo della polizia Fernando Masone, l'ex questore di Milano, Achille Serra, l'ex presidente del Consiglio Giù- liano Amato, l'ex sindaco Paolo Pillitteri. Tutti negarono di aver fornito i tabulati delle telefonate a Craxi. Quindi vennero sentiti l'ex consigliere d'amministrazione della Cariplo Sergio Radaelli e l'ex presidente dell'Atm, Maurizio Prada. E i loro rispettivi avvocati: Giuseppe Pezzotta e Giuseppe Lucibello. L'indagine di Ielo venne poi trasferita a Brescia per competenza e qui arrivò sul tavolo del pm Bonfigli per confluire, recentemente, nell'inchiesta su Di Pietro. Di certo D'Adamo quando martedì scorso è stato riconvocato a Brescia, con un ordine di comparizione emesso dopo la deposizione del 31 maggio di Silvio Berlusconi, ha dovuto ripercorrere le affermazioni fatte in quel vecchio verbale. Ma non si sa se correggendole o confermandole. Intanto a Brescia ci si prepara per il prossimo tour de force: l'imminente interrogatorio di Pacini Battaglia. Paolo Colonnello «Erano il compenso per un rapporto di consulenza Ho mostrato il contratto anche a Salamone» Molti personaggi che sono emersi nel dossier figuravano già in un memoriale di Bettino Craxi

Luoghi citati: Brescia, Milano