«Sempre più incerto il futuro dell'Euro» di Andrea Di Robilant

«Sempre più incerto il futuro dell'Euro» «Sempre più incerto il futuro dell'Euro» Paul Krugman: «Il biglietto verde è più affidabile» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Sì, se fossi un operatore continuerei a comprare dollari». Paul Krugman, stella della nuova generazione di economisti del Massachusetts Institute of Technology (Mit), è convinto che l'ascesa del biglietto verde sulle valute europee e sulla lira in particolare si consoliderà nei mesi prossimi. L'export europeo verso gli Usa ne trarrà vantaggio e le economie ristagnanti del Vecchio continente potranno respirare un po'. Ma Krugman avverte: gli effetti si cominceranno a vedere solo tra un anno. E saranno comunque limitati. Professore, qual è la causa principale di questa robusta ascesa del dollaro? «Gli operatori si sono convinti di una cosa: con un'economia americana che continua van a crescere a questi ritmi la politica monetaria della Federai reserve è destinata a indurirsi. In Europa, invece, la tendenza è verso un allentamento». Per la verità le politiche monetarie restrittive in Europa sembrano essere tutt'altro che accantonate. «Ma alla lunga non potranno non tener conto delle pressioni dell'opinione pubblica. Sono depresse da anni. La disoccupazione dilaga. Fresto o tardi questi fattori incideranno sulla politica monetaria. Chi opera nel mercato valutario deve scommettere. E in questo momento la politica anti-inflazionistica americana appare più credibile di quella europea». Dunque la forza del dollaro è anche il frutto di un giudizio pessimistico sull'Euro? «Non sono mai stato un sostenitore dell'Euro. Ma è evidente che il futuro della valuta europea appare sempre più oscuro e confuso. C'è una grandissima incertezza. A questo punto la possibilità che tutta l'impalcatura dell'Urne crolli e che ogni valuta vada per la sua strada non è più così remota come poteva sembrare fino a poco tempo fa». Se non altro l'ascesa del dollaro dovrebbe aiutare l'Europa, e l'Italia in particolare, ad esportare di più verso gli Stati Uniti. «Certo che aiuterà. La domanda americana di beni europei è destinata a crescere. E questo contribuirà a smuovere economie ancora troppo appesantite da vecchi retaggi keynesiani. Ma c'è un limite a ciò che un dollaro forte può fare per le economie europee». Cioè? «Quella europea è un'economia ancora molto chiusa. E comunque non certo più aperta di quella americana. Ci sono numerosi fattori che inibiscono l'interscambio tra l'Europa e gli Stati Uniti. Di conseguenza anche il forte deprezzamento delle valute europee rispetto al dollaro non avrà l'impatto che potrebbe avere sull'export se il mercato fosse più aperto. E nell'impatto comunque non sarà immediato». Quando vedremo i primi segni del super-dollaro sull'economia italiana? «Ci vorranno almeno un paio d'anni per registrare pienamente gli effetti di un forte deprezzamento della lira sul dollaro. Nei prossimi sei mesi di certo non vedremo alcun miglioramento della bilancia commerciale. E solo tra un anno l'economia comincerà a sentire i primi stimoli». Si è parlato in maniera ricorrente di «far qualcosa» per frenare l'ascesa del super-dollaro. Ma da un po' di tempo non se ne parla più. Ci si è rassegnati all'ascesa prolungata della valuta americana? «Il governo americano ha l'abitudine di rilasciare ogni tanto qualche dichiarazione intesa a rallentare l'ascesa del dollaro ma di non far nulla in concreto per ottenere quel risultato. Quest'abitudine dura ormai da anni e non prevedo che cambi nel prossimo futuro». Andrea DI Robilant «Ma il vostro export avrà vantaggio dall'economia Usa» Il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio

Persone citate: Antonio Fazio, Krugman, Paul Krugman

Luoghi citati: Europa, Italia, Massachusetts, Stati Uniti, Usa, Washington