Da Dayton a Cipro doppietta Usa per l'Europa

Da Dayton a Cipro doppietta Usa per l'Europa Da Dayton a Cipro doppietta Usa per l'Europa ERI si è concluso a Troutbeck, una località turistica a Nord di New York, un episodio diplomatico semisegreto, del quale si è parlato poco o per niente, e che tuttavia potrebbe essere l'inizio della fine di ima delle più antiche crisi del Mediterraneo, quella di Cipro. Crisi «locale», fra le etnie greca e turca, ortodossa e islamica, dell'isola, ma anche, a più riprese, crisi intemazionale, per il coinvolgimento dei due Stati di riferimento, appunto la Grecia e la Turchia, che sono nello stesso tempo divisi da un passato di guerre e di odii e uniti dalla comune appartenenza alla Nato, della quale costituiscono il famoso «fianco Sud». Durante la Guerra Fredda, si tremò più volte, in Occidente, per la possibilità di un vero scontro militare tra questi due Paesi, nella cui rivalità non mancava d'inserirsi l'Unione Sovietica, a sostegno dell'ipotesi di una Cipro neutrale o neutralista, ma soprattutto per cercare di scardinare dall'interno il fianco Sud della Nato. Ora che la Guerra Fredda è finita, il pericolo russo non c'è più, ma la situazione complessiva del Mediterraneo orientale non è per questo meno tesa, per via del fondamentalismo islamico, che potrebbe aver preso, in chiave anti-occidentale, il posto dell'Urss, non senza contagiare i musulmani turchi. Ed ecco perché la diplomazia america na ha deciso di scendere direttamente in campo, come del resto aveva fatto altre volte, in assenza di un'autentica capa cita di mediazione europea, ma questa volta con l'intenzione di chiudere il caso una volta per tutte. E infatti il mediatore è un supermediatore, è quel Richard Holbrooke che costrinse serbi croati e bosniaci musulmani agli accordi di Dayton. di d T gIn attesa di vedere se Trout beck sarà una Dayton cipriota (il prossimo «round» negoziale dovrebbe essere a Ginevra, ma, ove e quando si arrivasse a un'intesa, si può scommettere I che si firmerà negli Usa, | Troutbeck), arrivano buone no tizie anche da Ankara, cioè dalla capitale della Turchia. Buone notizie in che senso? Nel senso che, sabato, ha avuto la fiducia del Parlamento un governo senza più il partito islamico (Refah) di Necmettin Erbakan, un governo tutto «laico» e filo-occidentale, guidato dal leader moderato Mesut Yilmaz. Queste notizie, però, sono meno buone, o più problematiche, se si pensa che la coalizione di Yilmaz è avventurosa, raccogliticcia, va dalla destra alla sinistra, ed è tenuta insieme dalla pressione dei militari, che in Turchia hanno il pregio di difendere la vocazione appunto laica dello Stato, ma hanno il difetto di difenderla a volte con pressioni eccessive, non escluso il «putsch». Il pericolo è che alle prossime elezioni, magari anticipate, il «Refah» islamista si erga a campione della democrazia e del disagio sociale, innescando un processo di tipo algerino. Gli americani, bisogna dire, pensano anche a questo, e infatti consigliano moderazione e dialogo agli alleati laici e filooccidentali di Ankara, così come, sul versante internazionale, ai moderati di Atene. E infatti, mentre a Troutbeck si avviava il negoziato tra i rivali ciprioti, Clerides e Denktash, in margine al vertice Nato di Madrid veniva firmato una specie di patto di non aggressione, o qualcosa di più, tra il premier greco Simitis e il presidente della Repubblica turca Demirel: una cornice «esterna» per la Dayton di Cipro. Gli americani pensano davvero a tutto. Per la fortuna di noi europei, che pensiamo ad altro. LA STAMPA

Persone citate: Clerides, Demirel, Denktash, Mesut Yilmaz, Necmettin Erbakan, Richard Holbrooke, Simitis, Yilmaz