Per Tonino un week-end in fuga di R. I.

Per Tonino un week-end in fuga Per Tonino un week-end in fuga Da un rifugio all'altro: nella villa a Curno in montagna o dalla sorella in Molise? «Dov'è? Sta passando uno splendido weekend di luglio...». E l'avvocato Di Noia, braccio destro di Antonio Di Pietro, sorride arricciando i baffetti. C'è chi sa tacere davanti agli assalti dell'avversario e chi, come Di Pietro, sa far di meglio: lui sa scomparire. E' successo in passato, capita anche stavolta. Tutt'Italia lo cerca per strappare una replica alle sortite di Berlusconi, ai commenti di Pacini Battaglia. Ma, soprattutto, si vuol vedere la sua faccia mentre l'ingegner D'Adamo parla per 15 ore in una caserma della Finanza a Brescia; non è un primato perché l'ex pm venne tenuto sotto torchio per 18 ore dai magistrati bresciani. Ma Di Pietro dov'è? Forse a Curno, nella sua villetta presidiata, di tanto in tanto, da una pattuglia di carabinieri. Può passeggiare nel giardino davanti a casa, protetto dalla strada. Oppure armeggiare nel suo laboratorio da falegname... Più facile, dicono alcuni, che si rintani nello scantinato-bunker che ha allestito sotto l'appartamento del figlio Cristiano. Non quello, chiacchieratissimo e disgraziato di via Andegari nel cuore di Milano, ma la casa di Curno, a dieci metri dalla villetta di Tonino. I fotografi, però, non assiediano più Curno. L'esperienza ha insegnato loro che Di Pietro sa eludere la guardia più assidua. Come quella volta che apparve a sorpresa in un rifugio in quel di Foppolo, in vai Seriana. Oppure può sbucare a casa del cognato, Gabriele Cimadoro, in quel di Bergamo. E come scartare la pista di Montenero di Bisaccia? Anche lì, tra la masseria della sorella, la sua e l'ospitalità di Quirino il tabaccaio, l'amico d'infanzia, le alternative non mancano. E l'ideale caccia al tesoro, ormai, non può trascurare la Valtellina. Di Pietro è il «testimonial» della valle, in vista dei Mondiali... Sarà lì? Per informazioni rivolgersi all'amico Maurizio Gandolfi, proprietario dell'Hotel Rezia. La risposta? C'è da giurarci: «Non so, non lo sento da un po'». Ma basta aspettare. Possiamo star sicuri che, all'improvviso, il fatidico fax di Castellanza ripren- Antonio Di Pietro nel «rifugio» di Montenero di Bisaccia derà a lanciare il «Di Pietro pensiero». A sorpresa, senza concedere all'avversario il vantaggio del terreno. Ma come fa l'uomo più famoso e ricercato d'Italia a scomparire e ricomparire a piacimento, senza preavviso? Per tentare una risposta, forse, occorre far ricorso a Edgard Allan Poe e alla sua celeberrima «lettera rubata»: per nascondere una cosa la soluzione più efficace è metterla nel posto più scontato, alla luce del sole. Di Pietro, forse, non conosce Allan Poe ma è un poliziotto consumato e sa che il miglior modo per nascondersi è vivere all'insegna della normalità. E c'è chi giura, non a caso, di averlo incontrato nel centro di Milano, magari a due passi dalle sedi più frequentate di giornali e tv. Spesso, ad esempio, si reca nello studio del suo legale, nel cuore della City, a pochi passi da San Babila. Eppoi, fotografi, curiosi e reporter devono fare i conti con la sua vitalità sfrenata. Di Pietro dorme poco, pochissimo. Si leva all'alba, sa rientrare quando la guardia alle sue possibili dimore è già smontata. Corre spesso a Roma, dicono i suoi intimi. Una mattina potrebbe volare accanto a voi da Orio al Serio o da Linate. Cercate di guardare sotto le lenti scure. E chissà ... [r. i.]