Buffo D'Alema, attento al patto con il Cavaliere

Buffo: D'Alenici, attento al patto con il Cavaliere Buffo: D'Alenici, attento al patto con il Cavaliere GLORIA Buffo è membro della direzione e della segreteria del pds, fa capo all'ala sinistra del partito di D'Alema. Di Pietro e Berlusconi dopo Boccassini e Parenti: cosa pensa della nuova escalation dello scontro sulla giustizia? «Mi pare che i veri problemi siano quelli dei tempi lunghi dei processi, dei mezzi scarsi a disposizione, per cui poi ci sono i camorristi che escono dal carcere per scadenza dei termini: questa è la vera emergenza giustizia». Cambiamo domanda: D'Aleni a si è fidato di Berlusconi nella Bicamerale, ma appena finiti i lavori si è trovato nel bel mezzo di questa nuova polemica. «Non credo che D'Alema si sia fidato di nessuno, è troppo accorto. Sa benissimo che sulla giustizia ci sono posizioni molto diverse fra Forza Italia e la gran parte del pds. Tanto è vero che in Bicamerale sulla giustizia non si è votato. D'altra parte ho visto nella bozza Boato dei passi avanti importanti, come la parità tra accusa e difesa. Dovremo ancora discuterne a fondo». Vuol dire che nel pds cercherete di legare le mani a D'Alema in fatto di giustizia? l g«Non è che il pds sia contro D'Alema, dovremo discutere che emendamenti presentare come gruppo o anche come singoli parlamentari. Intanto però bisogna raffreddare la discussione». Come esorta il responsabile giustizia del suo partito. «Esattamente. Mi pare che a cominciare quest'ultima polemica con Di Pietro sia stato Berlusconi, che adesso si appella alla coscienza garantista dei pidiessini...». Perché, lei si sente giustiziaUsta? «Quello dei giustizialisti contro i garantisti è uno schematismo assurdo, come quello dei giudici contro i politici. A me interessano le garanzie, uguali per tutti i cittadini, ma le garanzie implicano il rispetto della legalità, nella vita sociale, economica e pubblica. E rilevo che l'onorevole Berlusconi non spreca mai molte parole su questo punto, né si è mai battuto per le garanzie dei comuni cittadini». Ma se Berlusconi ha appena detto che le garanzie devono valere per tutti, anche per Di Gloria Buffo Pietro: lo metterebbe fra i potenti? «Diciamo che è molto popolare. Ma Berlusconi ha appena detto qualcos'altro che non condivido». Che cosa? «Si è chiesto: "Chi ha detto che la separazione delle carriere fra giudici e pm sia il preludio a un loro controllo?". Rispondo: basta vedere cosa succede in altri Paesi». Il senatore del pds Pellegrino la pensa in modo diverso. «Dove c'è la separazione, o è come negli Stati Uniti, dove il pm è elettivo, altro che autonomo dal potere politico, o il pm è sottoposto più che in Italia all'autorità politica. In ogni caso la direzione, ahimè, è quella di ridurre un'autonomia della magistratura che è sempre stata data per scontata, a torto». Lei crede che sarà così? «Ma se nella bozza Boato è previsto che il ministro di Grazia e Giustizia sieda nel Csm, sia pure senza diritto di voto. E che la quota dei parlamentari nel Csm aumenti: mi sembrano dei segnali». D'altra parte saranno necessari dei compromessi. «Certo. Il problema però è che accanto alle garanzie vi sia anche l'autonomia e il rispetto della legalità. Questo è il punto, la garanzia fondamentale. Che i cittadini mi pare abbiano ben percepito». Maria Grazia Bruzzone MILANO. E' solo in apparenza una guerra in campo aperto. In realtà quella che divide Antonio Di Pietro e Silvio Berlusconi è sempre più ima sottile guerra di nervi, di comunicazione. Di cui Antonio D'Adamo, interrogato per 15 ore sabato, è per ora una semplice pedina. Così alla rivendicazione di Berlusconi di aver ispirato la presentazione dell'imprenditore suo ex dipendente alla procura bresciana, ieri ha risposto l'avvocato Massimo Dinoia, difensore di Di Pietro, con una provocazione: «Visto che Silvio Berlusconi ha rivendicato per sé il merito di aver convinto Antonio D'Adamo a presentarsi ai magistrati di Brescia, allora vorrei che altrettanto pubblicamente spiegasse come ha fatto. Glielo chiedo pubblicamente: quali formidabili argomenti ha usato per convincere D'Adamo? Per spingere cioè un uomo che fino a pochi giorni fa si stava facendo i l'atti suoi ad andarsi a cacciare in un mare di guai?». Vuole dire che D'Adamo avrebbe subito delle pressioni da Berlusconi per andare dai magistrati bresciani? «Io non faccio alcuna allusione, ho solo fatto una domanda che credo meriti una risposta». Immediata la replica «pubblica» del Cavaliere: «Interrogato come teste dai magistrati di Brescia lio fornito loro degli argomenti o meglio delle prove formidabili. Prove tali da non poter essere messe in discussione, né dall'ingegner D'Adamo né da altri». Dunque secondo Berlusconi l'unico argomento usato per convincere D'Adamo a sottoporsi a 27 ore d'interrogatorio, sarebbero state le prove da lui stesso portate contro Di Pietro. E che, si può desumere, coinvolgevano pesantemente anche l'imprenditore, trasformatosi improvvisamente e senza motivo apparente da grande amico dell'ex magistrato a grande

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