Di Pietro-Berlusconi, muro contro muro di Paolo Colonnello

Il leader del Polo: smentisco che quel signore abbia mai ricevuto appalti dalla Fininvest Il leader del Polo: smentisco che quel signore abbia mai ricevuto appalti dalla Fininvest Di Pietro-Berlusconi, muro contro muro Dinoia: ci spieghi come ha convinto D'Adamo a parlare accusatore. «Con l'occasione - aggiunge Berlusconi - smentisco anche alcune false notizie fatte circolare ad arte. Non mi risulta che l'ing. D'Adamo sia socio di società collegate in qualche modo al mio gruppo né che abbia mai ricevuto appalti da società del gruppo Fininvest. D'Adamo - ha concluso Berlusconi riferendosi alla sua conoscenza con l'imprenditore - è stato una ventina d'anni fa, come ho avuto modo di ricordare anche ai magistrati di Brescia, un dirigente del gruppo nel settore delle costruzioni». Pronta la controreplica di Dinoia: «Prendo atto che Berlusconi non ha risposto alla mia domanda: se è vero, come dice Berlusconi, che D'A¬ damo non poteva non presentarsi a Brescia, faccio presente che non è scritto da nessuna parte che un indagato debba parlare. Per questo chiedo, per l'ennesima volta, con quali argomenti D'Adamo è stato convinto a farlo». Un dialogo a distanza, pieno di allusioni, checché ne dicano i protagonisti, comprensibile in realtà solo ai due contendenti. Ma è chiaro a questo punto che il ruolo di Berlusconi, nell'ultima bufera giudiziaria che ha travolto Di Pietro a Brescia, è ben più importante di quanto finora si era supposto. Così la richiesta di precisare meglio questo ruolo, fatta dall'avvocato Dinoia, potrebbe avere una ragione anche dall'esposto presentato sabato mattina dallo stesso legale nella procura bresciana, proprio mentre da un'ora e mezzo era cominciato il lungo interrogatorio di D'Adamo. L'uomo al quale, nel settembre di due anni fa, come rivelò una telefonata intercettata, si rivolse a Berlusconi: «Ingegnere, siamo nelle sue mani...» (ne scaturì un'inchiesta, poi archiviata). Sembra infatti che nei documenti consegnati da Dinoia, il nome di Berlusconi compaia diverse volte: e non in ottima luce. Ma il legale sul punto rifiuta di dire alcunché. Una cosa è certa: dei racconti di D'Adamo ai pm di Brescia, alla difesa Di Pietro importa poco o nulla. «Non m'interessa - dice Dinoia - cosa abbia detto D'Adamo ai magi- L'awocato Massimo Dinoia difensore di Antonio Di Pietro strati bresciani, non voglio nemmeno saperlo. Se ha detto la verità non abbiamo nulla da temere e non ci saranno conseguenze. Se ha raccontato delle bugie, gliele smonteremo una per una». Nessuno però ancora può dire con certezza cos'abbia raccontato veramente l'imprenditore che, singolarmente, ha fatto il suo exploit bresciano proprio nel momento in cui si è trovato in grave crisi finanziaria e dopo alcuni anni dai fatti che avrebbe descritto. Come Giancarlo Gorrini, l'ex presidente della Maa assicurazione: corso a raccontare ai giudici dei prestiti di Di Pietro dopo il tracollo finanziario e il crack della sua società. Anche D'Adamo infatti, due settimane fa, si è visto dichiarare fallita una delle sue più importanti società di costruzione, la S.I.I., la stessa cui era interessato Pacini Battaglia e che diede origine (insieme alla D'Adamo Editore) al famoso versamento di 12 miliardi (o 15) che ora viene imputato a Di Pietro. La società, sostiene il legale di Pacini, rappresentava un affare per il banchiere tosco-svizzero grazie agli appalti che avrebbe dovuto ottenere dalla Libia e per i quali Silvio Berlusconi, a suo dire, raccomandò D'Adamo al figlio di Gheddafi. «Chicchi» Pacini: l'ultimo enigma di questa intricata vicenda. Anche a lui toccherà tornare sulla graticola dei pm di Brescia. Paolo Colonnello Silvio Berlusconi leader di Forza Italia GLI INTERnOGATORI «FIUME»

Luoghi citati: Brescia, Libia