Maturità, promossi e scontenti

Il ministero: «Presto l'esame cambierà. Stiamo studiando un metodo uniforme di valutazione degli studenti» Il ministero: «Presto l'esame cambierà. Stiamo studiando un metodo uniforme di valutazione degli studenti» Maturità, promossi e scontenti «I voti livellati penalizzano all'università» ROMA. Messi in condizioni di non poter giudicare l'effettiva preparazione di un allievo, vincolati dai «giudizi di ammissione» e minacciati dai ricorsi al Tar che evolvono in un «processo al professore», molti commissari d'esame alla maturità stanno gettando la spugna, e anche quest'anno un 36 non lo negheranno a nessuno. Ma questo livellamento penalizzerà inevitabilmente tutti gli studenti che vogliono iscriversi nelle facoltà universitarie a numero chiuso, dove è richiesto, oltre a un test d'ammissione, un buon voto di maturità. Ma la sottosegretaria alla Pubblica Istruzione, Carla Rocchi, minimizza: «Gli insegnanti stiano tranquilli. La riforma dell'esame di maturità è già passata al Senato ed entro luglio passerà alla Camera». Mentre sono in svolgimento gli orali della maturità per 570 mila candidati, il ministero ha fatto sapere informalmente che, come ogni anno, attuerà un monitoraggio a campione per individuare la percentuale media dei promossi. Questa è salita al 95%. E i «prof» rimangono pessimisti. «Qui la maturità la danno a tutti». Laura Fersini, quasi 30 anni di insegnamento di italiano e latino, ironizza: con questo esame - dice «per essere promossi basta presentarsi, o poco più». «Io è da metà degli Anni 70 che mi rifiuto di fare il commissario d'esame», lamenta Marcello Vigli, insegnante e storico della scuola. «Mi rendo conto - dice la professoressa Fersini - che la prima difficoltà cui un commissario si espone è quella di rapporttarsi al lavoro dei colleghi. La libertà di insegnamento e ancora di più ora l'autonomia scolastica fanno sì che il modo di svolgere i programmi sia molto diverso da scuola a scuola e il linguaggio stesso del comunicare tra docenti e allievi cambia. Non si può giudicare il livello di preparazione di un allievo se se ne ignora il metodo di lavoro». Anche su questo punto Carla Rocchi vuole rassicurare: «Contiamo di varare, per vie amministrative, e quindi senza lungaggini parlamentari, il "sistema nazionale di valutazione" che consentirà di verificare che in ogni scuola si rispettino certi standard di preparazione. Questo stesso sistema consentirà agli esaminatori di valutare in maniera il più possibile omogenea la preparazione degli a'.lievi». Ma per intanto i commissari so¬ no sempre più in difficoltà e così molti si defilano dal «rush» finale della maturità, spingendo i provveditorati a convocare chiunque sia disponibile, attingendo anche alla graduatoria degli aspiranti supplenti. «In una commissione - racconta Laura Fersini - c'era una collega che non aveva mai fatto un giorno di insegnamento». Ma c'è di peggio. «Io sono stata chiamata a fare il commissario in un liceo classico - dice una "precaria" che vuole mantenere l'anonimato -. Mi sono trovata in una commissione romana divisa tra due licei, con il presidente che stava un po' di qua e un po' di là, e gli stu¬ denti che hanno svolto il compito assistiti solo dal loro membro interno. Inutile dire che le versioni erano tutte uguali e abbastanza ben fatte. Forse saranno tutti promossi. Ecco, questo è l'esame». Ovviamente in questo clima in cui valutare è velleitario chi viene bocciato (dal 4 all'8%) si ribella e va dall'avvocato. Così gli insegnanti sono assillati dalla paura del ricorso che diventa un processo al loro operato. Conclusione: chi non vuole avere guai promuova. E tanti saluti, con gran danno alla futura carriera universitaria degli studenti. Raffaello Masci Sono in corso le prove orali di maturità che quest'anno coinvolgono 570 mila studenti

Persone citate: Carla Rocchi, Fersini, Laura Fersini, Marcello Vigli, Raffaello Masci

Luoghi citati: Roma