Leka torna in esilio: ci hanno imbroglialo di Vincenzo Tessandori

«Crimini contro Vumanità nel Congo» BALCANI Il re protesta ancora per il referendum. Un giudice voleva interrogarlo sugli scontri leka torna in esilio; ci hanno imbroglialo Settecento militari italiani in Albania per altri 2 anni TIRANA DAL NOSTRO INVIATO Un ultimo sguardo ai sudditi irriconoscenti e alla terra ingrata, poi il re mancato abbassa la testa e s'infila nel jet giordano che lo porterà lontano dal suo sogno, senza rispondere al saluto dell'equipaggio. E' di pessimo umore. L'aeroporto di Rinas, alle 9,30 è semideserto, neppure il ricordo della folla con bandiere e megafoni accorsa ad accoglierlo il 12 aprile scorso, un sabato grigio e triste che a lui era sembrato luminoso e felice perché tutti gridavano: «Leka i pare mbret», «Leka I, re». Regalmente deluso, offeso, indignato, parte così, senza sapere se tornerà. Perché Leka Zogu ne è convinto: a Tirana lo hanno ingannato. «Al referendum ci hanno fregato», ha ripetuto anche prima di salire la scaletta dell'aereo. Era la seconda volta che tentava il ritorno, pareva quella buona, dopo il fiasco del novembre '93, quando fu messo alla porta nel giro di ventiquattr'ore per quel suo passaporto con stampigliato: Regno di Albania. Stavolta parte inseguito dalla convocazione di un giudice che avrebbe voluto interrogarlo sulla comparsata in piazza Scanderbeg conclusa con sparatoria e morto davanti alla sede della commissione elettorale dove i suoi avevano marciato per contestare il voto del referendum. Lui si era presentato in mimetica, pistola e mitraglietta. Insomma se ne va braccato da una polizia inesistente. E «al popolo skipetaro» deluso e orfano, prima di partire indirizza un messaggio: «Miei fratelli e sorelle, siamo arrivati nella nostra patria in un tempo molto difficile e tormentato. In un primo momento abbiamo proclamato "pace, unione, fratellanza". I voti che voi avete dato alla corona albanese sono per noi un grande onore e una grande responsabilità. Vi ringraziamo da albanese ad albanesi per il vostro voto e per la protesta continua in nostra diesa. Noi lasciamo temporaneamente la patria per non dare spunto ai provocatori antinazionali di usare la nostra pre¬ senza per aggravare la situazione». Qualora venisse chiamato, tornerebbe in volo, ma per il momento, pare, se ne va in Sud Africa. Nel passo d'addio lo accompagna la corte, compresi Abedin Mulosmanaj, ministro della re al casa, e alcune guardie timorose, hanno detto, di dover «pagare cara la fedeltà al re». Prima di partire Leka ha anche inneggiato aÙ'«Albania etnica», cioè alle minoranze albanesi in Macedonia, Kosovo e Grecia. C'è tensione. Nel pomeriggio a Tirana gruppi di giovani hanno manifestato davanti all'ambasciata macedone e bruciato una bandiera. C'erano rappresentanti democratici e socialisti ed era una protesta per gli scontri con morti dell'altro giorno in Macedonia, A Tirana martedì dovrebbe riunirsi il nuovo Parlamento, anche se oggi in un paio di circoscrizioni si vota e, magari, c'è il rischio di andare al ballottaggio, domenica prossima. Ma non importa, i giochi son fatti, così, sempre martedì, il presidente Sali Berisha potrebbe dire addio alla sua carica. A meno che non prevalga quel gruppo, in seno ai socialisti, che preferirebbe, almeno per un anno, tenersi il vecchio presidente così da coinvolgere anche un po' gli sconfitti e non trovarsi soli con tutto il peso sulle spalle. Che non paiono solidissime. Per questo non tutti i militari italiani partiranno. Bisognerà rimboccarsi le maniche per rimettere in moto l'Albania e così, appena firmato l'accordo bilaterale fra Tirana e Roma, sarà annunciato ufficialmente che 700 militari italiani, forse i paracadutisti della Folgore, rimarranno per il tempo necessario, il che, osserva qualcuno, potrebbe oscillare fra i due e i tre anni. Anche i greci pensano di non abbandonare il campo e se resteranno loro, vorranno «dare una mano» pure i turchi, magari anche i romeni. Ad ogni buon conto, in un aiuto supplementare gli albanesi ci sperano e ieri il quotidiano Koha Jone, il più diffuso del Paese, titolava: «Un assegno in bianco da Roma». Vedremo. Per il momento, solo la conferma della disponibilità del nostro governo a sostituire parte degli uomini della Forza multinazionale con un contingente ridotto. Da Riva Trigoso, dove si trovava per un varo, la conferma di Andreatta, ministro della Difesa: «Ufficiali italiani assisteranno la riorganizzazione delle Forze Annate e della polizia albanesi». A chi gli ha chiesto se i militari avrebbero protetto le fabbriche degli imprenditori italiani, ha risposto secco: «Lo Stato italiano non è in Albania per difendere gli imprenditori». Vincenzo Tessandori W. «TÉ Re Leka ha lasciato l'Albania ma promette di tornare

Persone citate: Abedin Mulosmanaj, Andreatta, Leka, Leka Zogu, Sali Berisha