Fisco, assoluzione per De Benedetti di R. I.
Fisco, assoluzione per De Benedetti Pordenone, per il tribunale «il fatto non sussiste». Il pm aveva chiesto 2 anni Fisco, assoluzione per De Benedetti Era accusato di avere sfruttato vantaggi sui dividendi PORDENONE. Carlo De Benedetti e altri sette manager di imprese italiane e straniere sono stati assolti dal tribunale di Pordenone dall'accusa di indebito utilizzo del credito d'imposta mediante il cosiddetto «dividend stripping». La sentenza è stata letta dal presidente del collegio giudicante, Gateano Appierto, dopo due ore di camera di consiglio. Il pm Domenico Labozzetta - che aveva avviato l'inchiesta nel luglio '93 - aveva chiesto per l'ex presidente dell'Olivetti la condanna a due anni e quattro mesi di reclusione e al pagamento di 15 milioni di multa e pene variabili da otto a 28 mesi per gli altri imputati. Con De Benedetti sono stati assolti «perché il fatto non sussiste» James Farley - all'epoca dei fatti vicepresidente della Chase Manhattan Bank di Londra -, Angelo Fornasari e Gian Marco Nuti - ex manager della Olivetti - Leif Lindgren - direttore finanziario della svedese Ele- ctrolux - ed Edo Mazzi, della finanziaria milanese Siref. Lennhart Ribbon - vicepresidente della Electrolux - e Aldo Campanella - manager della Siref - sono stati assolti «per non aver commesso il fatto». I fatti contestati riguardavano gli anni '91 e '92. L'accusa aveva sostenuto che in quel periodo le società coinvolte avevano evaso il fisco per 37 miliardi. Soddisfatti i legali dell'ingegnere: «E' stata riconosciuta la perfetta legittimità del comportamento della società Olivetti, in totale conformità al giudizio già espresso dalle commissioni tributarie di primo e secondo grado e da numerose altre autorità giudiziarie». L'inchiesta era partita dopo accertamenti fatti dalla Guardia di Finanza di Trieste in alcune aziende delle province di Udine e Pordenone e successivamente le indagini avevano coinvolto anche altre società italiane e straniere. Inchieste sul cosiddetto «dividend stripping» sono tuttora aperte a Milano e Bologna. Ad Ivrea, invece, De Benedetti era stato prosciolto dalle stesse accuse il 5 maggio scorso dal gup Emanuela Gai. Per la cronaca, il «dividend stripping» consisteva nella stipula, da parte di aziende italiane, di contratti di usufrutto dei dividendi derivanti da titoli azionari di società italiane possedute da controllanti straniere. L'azienda che riceveva i dividendi poteva così utilizzarli come crediti d'imposta. Tali operazioni - vietate dalla legge solo a partire dal novembre '92 - erano sempre state registrate nei bilanci delle società coinvolte nel processo di Pordenone. Bruno Malattia - del collegio di difesa di De Benedetti - ha parlato di «serenità di giudizio» del tribunale di Pordenone «dopo un processo lungo e contrastato», mentre il pm Labozzetta si è riservato di presentare ricorso dopo la lettura della sentenza, [r. i.]
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