Il primo round alla Boccassini di Angelo Conti

Brescia rimanda a Genova gli atti dell'inchiesta. E la «rivale» contrattacca Brescia rimanda a Genova gli atti dell'inchiesta. E la «rivale» contrattacca Il primo round alla Boccassini Veronese rettifica: non mi promise i500 milioni GENOVA. Giornata favorevole al pm Ilda Boccassini nel match a distanza che la oppone all'ex collega Tiziana Parenti. Due elementi sembrano alleggerire la posizione del magistrato di Mani Pulite: le dichiarazioni del pentito Veronese durante il confronto con il colonnello Riccio e la decisione della procura di Brescia di restituire a quella di Genova gli atti dell'inchiesta relativa all'incontro del tailleur. Sul confronto avvenuto venerdì sera a Roma nella sede della Dna fra il colonnello dei carabinieri e l'ex trafficante pentito sono trapelate numerose indiscrezioni. Veronese avrebbe confermato di aver avuto due incontri con la Boccassini, puntualizzando però che la pm non gli promise affatto la somma di mezzo miliardo in cambio di false dichiarazioni contro la Parenti. Il pentito ha spiegato di essere stato frainteso: al colonnello Biccio avrebbe solo detto, dopo aver visto un servizio televisivo sul processo Andreotti, «La Parenti li vale 500 milioni?». Su questa versione, Riccio avrebbe concordato. La conferma del colonnello è signilìcativa in quanto fu lui a riferire ai magistrati la circostanza dei 500 milioni. Quanto all'affermazione del pentito ai magistrati genovesi secondo la quale la Boccassini gli aveva detto «Veronese, la faccia un po' tacere (la Parenti) perché io so che lei ci riesce... perché sta rompendo un po' troppo, perché ha detto delle cose in diretta che non doveva dire», c'è stata una correzione di rotta. Nel corso dell'interrogatorio in cui Veronese ha confermato quell'incon¬ tro con la Boccassini, 0 pentito ha però aggiunto che sarebbe stato lui, in un contesto scherzoso, a dire al magistrato che sapeva come far tacere la Parenti. Intanto sul caso, da ieri indaga soltanto la procura di Genova. I magistrati lombardi che avevano avviato un'inchiesta sulla base dell'esposto loro consegnato dall'on. Ti¬ ziana Parenti e iscritto nel registro degli indagati sia la Boccassini e sia Veronese, dopo aver interrogato a lungo quest'ultimo hanno trasmesso gli atti ai colleghi genovesi. La motivazione tecnica sta nel fatto che il reato ipotizzato è quello di calunnia (compiuta da Veronese nei confronti della Parenti quando dichiarò che l'ex pm di Savona «tira¬ va» cocaina sottratta al sequestro), compiuto a Genova perché le dichiarazioni del pentito sono state rese ai pm della città ligure. L'ipotesi di reato a carico della Boccassini sarebbe al massimo quella di concorso nella calunnia. Il ritorno del fascicolo a Genova non è piaciuto alla Parenti: «Non ho prevenzioni nei confronti dei magi- strati genovesi, non vorrei però che l'avessero loro nei miei confronti ed ho motivo di credere che l'abbiano». Riserve cha fanno riferimento ad una frase, attribuita al procuratore Monetti ma da lui smentita, sulla poca serietà di chi passa dalla sinistra a Forza Italia. Ma non è so lo questo il punto: «Voglio anche es sere sicura - continua la Parenti che le cose siano fatte, e finora Ge nova non sembra essere stata molto attiva, e che siano fatte anche in modo regolare ed anche questo non mi sembra stia accadendo». Le perplessità della Parenti avrebbero origine dalle intercettazioni in cui compare la sua voce, depositate senza attendere l'autorizzazione della giunta parlamentare. Eccepi¬ sce, infine, anche una questione di competenza: «Io ho svolto funzioni di pm nel distretto giudiziario di Genova, dunque quella procura non può indagare su di me». A Genova c'era già dallo scorso anno un fascicolo aperto contro ignoti su un ipotetico complotto contro l'on. Parenti. In quel fascicolo sono finite, nel dicembre scorso, anche la denuncia che la parlamentare aveva inviato alla Dda di Milano e, nei giorni scorsi, la nuova denuncia presentata a Brescia. Del misterioso fascicolo il procuratore Vito Monetti ha confermato l'esistenza: «Iscrizioni al registro degli indagati furono fatte dal dottor Virdis che sentì Veronese in qualità di persona informata sui fatti. Quali e quanti altri atti abbiamo fatto non posso dirlo. A determinare la creazione di quel fascicolo erano state le lettere che il pentito Veronese aveva inviato alla dottoressa Marcelli, pm della Dda di Milano, al Servizio Centrale di Protezione, al col. Mori del Ros ed al col. Riccio sulle «pressioni e proposte di dubbio gusto, giunte da carabinieri e da altri, affinché dichiarassi cose inverosimili». Perciò quando nel novembre scorso la Parenti presentò alla Dda di Milano un esposto per denunciare che Veronese e altre persone le avevano riferito di presunte operazioni diffamatorie nei suoi confronti, i milanesi lo inviarono a Genova. Non si sa se nel fascicolo siano anche contenuti verbali di intercettazioni telefoniche nelle quali Veronese parlerebbe del «complotto». Angelo Conti Il pentito: «Sono stato frainteso E' vero che ho incontrato due volte la pm ma non si è parlato di soldi per false dichiarazioni» E Riccio concorda con la versione li pubblico ministero di Mani Pulite Ilda Boccassini