«Sì, gli ho prestato soldi»

«Sì, gli ho prestato soldi» «Sì, gli ho prestato soldi» Pacini: non perché era amico di Di Pietro o BRESCIA OOVIA, mi vien da ridere proprio: ma ti pare che io davo dei soldi a Di Pietro? Lo sanno ormai anche i bambini che non è vero». Un po' ride un po' s'arrabbia Francesco, «Chicchi», Pacini Battaglia quando gli si parla degli ultimi sviluppi delle inchieste bresciane. Eppure proprio lui, insieme all'imprenditore Antonio D'Adamo, potrebbe essere la chiave di volta delle accuse di concussione-corruzione contro Di Pietro: in fondo i 4 miliardi e mezzo che secondo l'ipotesi dei magistrati bresciani sarebbero arrivati all'ex pm di Mani pulite, tramite società estere di d'Adamo, sono partiti dalle capaci casse del banchiere tosco-svizzero. «Intanto non ho ancora capito se in questa inchiesta sono concusso, sono corrotto oppure sono coglione...», ride di gusto «Chicchi». Signor Pacini, magari i soldi a Di Pietro non li avrà dati, ma a D'Adamo sì: 15 miliardi scrivono i giornali. «Intanto non so' 15 ma semmai 12. E poi sì, certo che gliel'ho dati, ma non perché me l'ha detto Di Pietro». Eppure sembra che nel suo interrogatorio del 10 luglio scorso, Antonio D'Adamo abbia raccontato ai magistrati che fu Di Pietro a mandarlo da lei: «vai da Pacini», gli avrebbe detto. «Senti, io ti posso dire che certo D'Adamo è venuto da me varie volte ma nun m'ha mai detto che lo mandava Di Pietro». Lei sapeva però che era amico dell'ex magistrato? «E certo che lo sapevo, lo sapeva tutto il mondo che D'Adamo era amico di Di Pietro, vuoi che non lo sapessi io?». Però sull'Ansa viene riportata una sua breve intervista dove lei direbbe che proprio la conoscenza di questa amicizia era una delle ragioni per cui decise di finanziare D'Adamo. «Così c'è scritto? Beh, non è vero, guarda t'autorizzo a scriverlo: non ho detto così e comunque non era quello che intendevo dire. Ma che vuoi che c'entri Di Pietro con i miei rapporti d'affari con D'Adamo?». Non so, lo dica lei. «Niente, non c'entra niente. D'Adamo credo di averlo incontrato una prima volta nello studio di Lucibello, e ho deciso di finanziarlo non per la D'Adamo Editore, come han¬ no scritto sui giornali, ma perché m'interessava la Sii...». E gli affari libici di questa società... «E' così». Ma poi, visto che le cose non andavano bene, D'Adamo dice che ha iniziato a restituirle una parte di questi soldi, almeno 4 miliardi e mezzo. «Boh. Io non ho visto una lira. Mi ha mandato un foglio dicendomi che s'impegnava a restituirli ma non me li ha mai ridati». Quando verrà a farsi interrogare a Brescia? «Non lo so, ancora non ho ricevuto nessuna comunicazione. Ma quando vogliono, io ci vado. Comunque ho già detto troppo, il mio avvocato non vuole. E' anche giusto, per rispetto dei giudici. Non voglio turbare la loro inchiesta». [p. col.] «Non ho ancora capito se in questa inchiesta sono concusso, sono corrotto oppure sono cretino...» Il banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia

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