D'Adamo, dall'attico alla caserma
o D/Adamo/ dall'attico alla caserma A casa sua l'ultimo Capodannopre-Tangentopoli l'arresto di Mariolo Chiesa, l'ultima notte di Pompei mangiando polenta taragna. Adesso l'ingegnere ha perduto quel sorriso, porta gli occhiali e gli ultimi tre anni l'hanno invecchiato più dei 65 dell'anagrafe. A Milano non costruisce manco un box, un paio di società sono fallite, gli amici in disgrazia e solo l'ufficio con il prato di trifogli non è cambiato. «Mi spiace, ma non ha mai dato interviste e non è il caso di debuttare proprio in questi giorni», fa sapere la segretaria. Però parla con i magistratidi Bre scia e già questo, per uno come lui, uno che si era sempre limitato al «mi avvalgo della facoltà di non rispondere», è un evento. Per anni tutte le voci, le dicerie, leggende e maldicenze sul conto di Antonio Di Pietro, il telefonino, i soldi, l'appartamento, perfino i ve¬ stiti di una prestigiosa sartoria milanese, si erano arenati su quel «mi avvalgo...». Ora il cellulare è confermato, i soldi e l'appartamento anche, ma c'è pure la Lp ■.eia Dedra e la conferma delle pressioni di Di Pietro per ripianare i debiti di gioco del suo amico Rea. Non si avvale più, i verbali si riempiono di particolari, e il vecchio amico Nini Di Pietro vien fuori o come scroccone o come in¬ quietante trafficone tra amici inquisiti o inquisendi. L'ingegnere aveva problemi di quattrino, dice, e Nini lo mandò da Pacini Battaglia... L'ultimo 10 dicembre, per l'ingegnere, era stata una gran brutta giornata. Convocato a Brescia, come testimone nel processo sul «complotto» per costringere alle dimissioni Di Pietro, si era dovuto sopportare la fastidiosa cerchia di cronisti al seguito. Cortese e impassibile, si era augurato «che tutte queste storie finiscano presto» e in aula si era avvalso... Uscendo, si era fermato sulle scale solo per una piccola precisazione, a voce bassa, «io non lo chiamavo Nini», quasi a voler prendere le distanze dai vecchi tempi e dalle antiche consuetudini in villa o nel prive della scuderia di Giancarlo Gorrini, all'ippodromo di San Siro. Ai magistrati bresciani, in queste ore, sta raccontando dei tempi andati e di quelli più recenti, dalla polenta taragna a Pacini Battaglia, da Nini con la toga al Di Pietro senza. Resta solo da capire perché, perché proprio adesso l'ingegnere non si avvale più. Oltre ai suoi rapporti con i miliardi di Pacini Battaglia la maratona nella Leonessa aveva anche quest'obiettivo. L'ingegnere, al momento, ha escluso lo zampino di Berlusconi: non aveva nessun memoriale, però ne abbiamo parlato, «ma perché dice a me queste cose?, le vada a dire ai magistrati». L'ingegnere non si avvale più. «Qualcosa da lui avrò pur imparato...». Giovanni Cerniti Qui sopra l'ex ministro Antonio Di Pietro A sinistra Antonio D'Adamo
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