Brescia, D'Adamo dai pm un giorno intero di Paolo Colonnello
Concluso nella notte il secondo interrogatorio fiume del costruttore che accusa il simbolo di Mani pulite Concluso nella notte il secondo interrogatorio fiume del costruttore che accusa il simbolo di Mani pulite Brescia, D'Adamo dui pm un giorno intero Voci e smentite sui miliardi messi a disposizione da Pacini BRESCIA. Quasi 15 ore d'interrogatorio. Era l'una di notte quando Antonio D'Adamo, l'imprenditore che sta accusando Antonio Di Pietro davanti ai magistrati di Brescia, ha lasciato la caserma in cui è stato sentito. Al termine, nessuna dichiarazione. Secondo le ipotesi della procura, D'Adamo avrebbe versato all'ex pm, attraverso una sua società lussemburghese, in diverse tranche, 4 miliardi e 600 milioni. E' questo il vero nodo su cui vertono i due interrogatori fiume (quello dell'8 luglio e quello di ieri) dell'imprenditore milanese, avvenuti nella caserma "Leonessa" delle Fiamme Gialle di via Milano. Ma nella lunga giornata bresciana hanno trovato spazio anche voci incontrollabili che accreditavano alle dichiarazioni di D'Adamo rivelazioni diverse, balletti di cifre. Per esempio sull'entità del presunto prestito fatto a Di Pietro, che sarebbe ben superiore ai 100 milioni di cui si era parlato finora. Voci appunto, ma che non hanno trovato alcuna conferma: in realtà il prestito di cui ha parlato D'Adamo sarebbe di circa 115 milioni. Alla richiesta di un chiarimento l'avvocato di Di Pietro, Massimo Dinoia, ha risposto prima con una risata: «Falsità». Poi ha aggiunto: «E' fin troppo evidente che il fatto che io non abbia esplicitato in nessun modo il contenuto dell'esposto depositato stamattina (ieri, ndr) a Brescia, abbia creato situazioni di vero e proprio panico che hanno dato origine alle voci più fantasiose e calunniose. E' un vecchio sistema difensivo, arcinoto, rispolverato per l'occasione». Dunque il legale dell'ex pm, che ieri mattina alle 11,30 si è presentato in procura per depositare l'esposto relativo alle rivelazioni contenute nel dossier di Antonio D'Adamo, mostra di non essere affatto preoccupato per quanto potrebbe dire D'Adamo. Un uomo non solo travolto da una bufera giudiziaria ma, recentemente, anche da una economica, con il fallimento della sua più importante società edilizia, decretato dal tribunale di Milano una quindicina di giorni fa. Per non parlare del recente definitivo blocco del progetto Interporto di Lacchiarella: l'ultima spiaggia dell'ormai ex «erede di Ligresti». Sono queste le pressioni economiche a cui si riferiva il comunicato di Di Pietro due giorni fa? Di certo il fatto che anche ieri l'imprenditore sia rimasto così a lungo davanti ai magistrati, e che oltre ai pm Silvio Bonfigli, Antonio Chiappani e Francesco Piantoni, abbia partecipato anche il procuratore capo Giancarlo Tarquini, dimostra che le cose da chiarire da parte dell'imprenditore sono ancora tante. Così come saranno numerose le verifiche che i pm dovranno fare sui suoi racconti. Non è tanto il prestito dei 115 milioni, di un'auto, di un cellulare e dell'uso di un monolocale in pieno centro di Milano che interessa alla Procura, quanto la storia di quei 12 miliardi che Pacini Battaglia versò a D'Adamo. «In nome di Di Pietro», avrebbe sostenuto l'imprenditore. «Niente affatto, D'Adamo non mi ha mai detto "mi manda Di Pietro", l'ex pm nei miei affari non c'entra», ha ribattuto Pacini Battaglia. Decideranno i magistrati. Ma perché a Di Pietro sarebbero dovuti arrivare quei 4 miliardi e 600 milioni? Finora l'ipotesi d'accusa era che l'ex magistrato in cambio di questa cifra, avesse garantito minori guai giudiziari a Pacini (da qui il reato di concussione). In realtà, però, fu proprio Di Pietro a firmare, un'ora prima di dimettersi dal pool, una pesante richiesta di rinvio a giudizio per il banchiere tosco-svizzero. Così, nella ridda d'indiscrezioni che circolava ieri, si è fatto strada anche un nuovo sospetto, e cioè che quei soldi, versati in varie tranche a partire dal '93 fino al '95, e cioè dopo le dimissioni dell'ex pm dalla magistratura, potessero servire a finanziare i sostenitori di un movimento politico pro-Di Pietro. Nessuno può dire che tipo di conferme abbia fornito a questo proposito Antonio D'Adamo. Per capire meglio cosa c'è di vero e di falso in tutta questa faccenda, bisognerà aspettare di conoscere anche il contenuto dell'esposto di Di Pietro, nel quale sembra si parli anche di Silvio Berlusconi, e che il deputato della Rete Scozzari ha dichiarato di aver contribuito a realizzare «per denunciare i calunniatori e i loro mandanti». Paolo Colonnello Dinoia presenta un esposto contro «i calunniatori loro mandanti» e ì Il presunto prestito sarebbe superiore ai cento milioni
Luoghi citati: Brescia, Lacchiarella, Milano
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