E' vietato fumare E' permesso uccidere di Paolo Guzzanti

F LETTERA DALL'AMERICA E' vietato fumare E9permesso uccidere NEW YORK UANDO un condannato a morte di Huntsville, la prigione di Stato del Texas, chiede una sigaretta prima di entrare nella stanza dell'esecuzione, gli agenti dicono di no ed indicano il cartello sopra l'orologio che dice «No Smoking»: vietato fumare perché fa male alla salute. Non è uno scherzo: nessuno fra gli aiutanti del boia che trafficano fra siringhe e cinghie, lacrime e sangue, vuole rischiare il cancro per fumo passivo. Huntsville è del resto un piccolo mattatoio: in media viene soppresso un condannato a morte al giorno, con turni affollati fra lunedì e mercoledì. Noi europei siamo molto scandabzzati e scioccati di fronte all'uso così disinvolto della pena capitale e attualmente noi italiani abbiamo per così dire adottato Joseph O'Dell, il condannato a morte che varcherà fra pochi giorni la soglia della stanza in cui è vietato fumare ma non è viatato uccidere, e che aspetta la sua ora nel carcere statale della Virginia, non lontano da Richmond. Sono stato a vedere quel posto poco prima di Natale e l'impressione che ne ho conservato è quella di un piccolo stabilimento industriale ai margini di una foresta di abeti piena di piccole case di legno decorate per le festività imminenti, l'aria era carica di canzoni natalizie e carole. Lo stabilimento biancastro e pulito andava a pieno ritmo in quei giorni: se ne ammazzavano anche due al giorno. Mi incuriosì il fatto che i giornafi americani si interessassero poco, anzi niente, di O'Dell, e moltissimo di altri poveri di sgraziati, tutti neri, emarginati con storie terrificanti alle spalle. Tutti quei poveretti veni vano messi a morte nel disinteresse generale. Mi sono ricordato allora che molto spesso in Italia abbiamo preso a cuore le sorti di un condanna to a morte. Ricordo che il no stro condannato adottivo era Chapman, detto «il bandito dalle luci rosse», il quale scrisse molti ottimi libri. E tanti altri. Ma tutti i condan nati da salvare scelti da noi europei e italiani, avevano ed E hanno un elemento in comu I ne: sono tutti bianchi. Non ri cordo alcuna vibrante campagna per salvare un condannato nero, uno in modo particolare. Ecco perché in Virginia l'adozione di O'Dell da parte degli italiani non è vista con occhi troppo umidi. La sentenza definitiva, o megbo la scelta del turno che porta O'Dell nel braccio della morte, è stata presa da un giudice nero, che risponde alla sua gente. E la gente di colore è, specialmente in Virginia, molto seccata per il fatto che a salire davvero sul patibolo siano alla fine quasi soltanto i neri, mentre i bianchi ottengono rinvii continui, revisioni del processo, possono contare su lobby più o meno attive (0' Dell è di famiglia cattolica irlandese e di madre indiana) e persino solidarietà internazionafi. In Italia la campagna per O'Dell è stata del resto lanciata sul presupposto della sua innocenza, non sull'opposizione radicale alla pena di morte, specialmente per i colpevoli. E 0' Dell può effettivamente essere innocente: ci sono degb esami biologici che potrebbero scagionarlo ed esiste una chiara ritrattazione del suo accusatore principale, un compagno di cella. La tragedia è che quasi tutti i condannati, arrivati alla fine possono contare su qualche testinone che ha cambiato idea e su qualche prova che potrebbe scagionarli. Finora il caso di O'Dell negli Stati Uniti ha destato sorpresa soltanto per il fatto che stia tanto a cuore all'estero, specialmente in Italia dove vive il Papa. Il condannato ha detto che non chiederà la grazia al governatore Alien e conta su un suo soprassalto innocentista. Potrebbe avere ragione. In passato è successo. Ma è improbabile che O'Dell vinca ed è sicuro che non potrà fumare l'ultima sigaretta: potrebbe nuocergli alla salute. Paolo Guzzanti irti |

Persone citate: Alien, Chapman, Joseph O'dell, Lettera Dall'america, O'dell

Luoghi citati: Italia, New York, Richmond, Stati Uniti, Texas, Virginia