Duello Rifondozione-Violante

Dopo la polemica sulle foibe il partito di Bertinotti attacca il presidente Dopo la polemica sulle foibe il partito di Bertinotti attacca il presidente Duello Rifondozione-Violaiite Diliberto: il suo comportamento non è compatibile con l'incarico ROMA. Pesa le parole, Oliviero Diliberto, ma la sostanza delle sue affermazioni non muta: quello del capogruppo di Rifondazione comunista è un vero e proprio «frontale» al presidente della Camera. «Sollevo un interrogativo - dice l'esponente del prc - che rivolgo a Violante, a tutti i partiti democratici e all'opinione pubblica, e cioè, se dopo i fatti di giovedì, non sia stato superato il limite di guardia... Chiedo, in definitiva, se un uso così scopertamente strumentale della propria carica istituzionale sia ancora compatibile con il ruolo della presidenza della Camera». Una richiesta di dimissioni? Posto di fronte alla domanda diretta, Diliberto non risponde, e ripete: «Io pongo questo interrogativo a lutti, ad iniziare dalle forze della maggioranza, ma soprattutto all'opinione pubblica». Nonostante le dovute cautele usate nella «forma», l'affondo del capogruppo di Rifondazione a Violante è di quelli che lasciano il segno. Anzi, proprio la ricerca della parola giusta, il tentativo di calibrare le frasi, testimonia del fatto che le affermazioni di Diliberto non sono il fratto di un'uscita «estemporanea» - che tra l'altro mal si concilierebbe con il carattere del personaggio - ma di ima precisa presa di posizione del partito di Bertinotti. Ma per capire le ragioni della rivolta del prc nei confronti di Violante bisogna conoscere gli antefatti. Martedì scorso, nell'aula di Montecitorio, si era svolto uno scontro asperrimo tra Maurizio Gasparri e il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Carla Rocchi. Oggetto del contendere, la richiesta di An di aggiornare gli studenti italiani sulla tragedia delle foibe, così come si era deciso di fare per la figura di Gramsci, con una circolare di Berlinguer. Dopo la risposta di Rocchi, che non aveva mai citato il termine «foibe», il deputato di Alleanza nazionale era insorto insultando pesantemente l'esponente del governo. Due giorni dopo, giovedì, era attesa la sanzione dell'ufficio di presidenza della Camera nei confronti di Gasparri. E in questa occasione Violante aveva censurato il deputato di An, ma aveva anche criticato il governo per essere stato «elusivo» nella risposta, suscitando così le ire di tutta la maggioranza che aveva abbandonato l'aula dopo l'intervento del presidente deÙa Camera. Ora Violante scrive alla Rocchi per stigmatizzare l'aggressione di cui è stata oggetto. Ma la lettera non chiude la «querelle». Come dimostrano le affermazioni di Diliberto, che spiega: «Io giudico pessimamente l'operato di Violante. Ho l'impressione che lui sia in preda ad un autentico delirio di onnipotenza: ritiene di poter riscrivere da solo i libri di storia. E così esorbita dal suo ruolo istituzionale. Il presidente della Camera, infatti, non dovrebbe mai intervenire su un atto del governo». E dopo aver ricordato che non è la prima volta che Violante rilegge la storia «offrendo una sponda ad An», il capogruppo di Rifondazione continua così: «Sin dall'inizio del suo insediamento, Violante ha svolto il proprio ruolo in modo squisitamente politico e di parte. La verità è che lui compie una legittimazione, a posteriori, del fascismo, ma la pacificazione di cui parla l'ha già fatta Togliatti, dopo la guerra, con l'amnistia». Insomma, questa volta Rifondazione ha deciso di non fare sconti al presidente della Camera, con cui non è la prima volta che incrocia la spada sulla questione della rilettura della storia italiana. «Io non voglio credere - osserva ancora Diliberto - che Violante sia mosso da ambizioni personali, perché se così fosse sarebbe gravissimo. Non lo voglio credere. Fatto sta che l'uso che lui fa del suo ruolo è indubbiamente strumentale». Maria Teresa Meli Il presidente della Camera Luciano Violante

Luoghi citati: Rifondazione, Roma