Churchill & Clementine l'altra faccia di un amore

Churchill & Clementine l'altra faccia di un amore Londra, una nuova biografia sulla moglie dello statista: alleata fondamentale, in contrasto su tutto Churchill & Clementine l'altra faccia di un amore Lui amava il lusso, lei lo detestava ELONDRA A «darling Clementine» di Churchill compì miracoli pubblici e privati all'interno di un matrimonio d'amore ma tempestoso, nel bel mezzo del quale considero persino il divorzio. Fin da prima di diventare First Lady, attaccò ben più di uno svarione politico del marito. Appena sposa gli diede un gran filo da torcere sul suffragio femminile, che lui considerava una causa da (oragazzacce». Definì «roba da Unni» il pugno di ferro esercitato da Churchill sul Nord Irlanda. In tempo di guerra, fu lei a «aprire» per prima agli alleati sovietici organizzando missioni umanitarie e spianando la strada all'incontro di Winston con Stalin. Evitò più di un incidente diplomatico. Ma la vita con il grand'uomo rassomigliava a un ottovolante e Clementine giunse spesso sull'orlo del collasso nervoso. E' la tesi di Joan Hardwick, che sta per pubblicare tra le polemiche in Inghilterra presso John Murray una biografia dal titolo Clementine Churchill. The Private Life ofa Public Figure. L'unica figlia superstite di Clementine e Winston, Lady Mary Soames, ha negato alla scrittrice l'accesso a importanti lettere della madre perché ci sta lavorando lei: l'epistolario dovrebbe essere pronto l'anno prossimo. Un ritratto inedito La Hardwick sostiene anche di non avere ottenuto il permesso di riportare citazioni letterali dal materiale churchilhano. «La tradizione di salvaguardare l'immagine della famiglia con l'obiettivo di mantenerla immacolata apparentemente continua», scrive nella prefazione. Nonostante queste opposizioni, la biografa traccia un ritratto inedito di una donna tenacissima nella sua volontà di sostenere fino all'ultimo il marito, ma spesso in conflitto, con lui anche su questioni di sol di: Churchill amava il lusso osten tato, lei lo detestava. Inoltre le tra gèdie che colpirono due dei suoi figli, sostiene la Hardwick, le fecero venire dolorosi dubbi sulle proprie capacità materne. La biografa non dubita mai che Clementine e Winston si amassero sul serio. Il fatto è che dietro la ferrea facciata di con- cordia mantenuta dalla coppia c'erano tensioni ad alto voltaggio. Tutte le volte che lei sentiva di essere sul punto di crollare, faceva le valigie e si prendeva una vacanza. Ma tendeva ad ammalarsi quando il troppo era troppo. La testarda passione di Churchill per la residenza di campagna di Chartwell prosciugò quasi il patrimonio famigliare e la pazienza di Clementine. Winston, cresciuto nella regale residenza di Blenheim, sembrava non accorgersi che non poteva più permettersi certi sperperi. Stava a lei cercare di frenarlo, ma lui da quell'orecchio non ci sentiva: rispondeva sempre che poteva guadagnare il dorato companatico «con la sua penna», ma le cose non stavano sempre così. Clementine si disperava e cercava di tamponare. Anche in politica. Fu lei a contestargli il suo anticomunismo troppo rabbioso. «Quando Hitler invase l'Unione Sovietica e l'Inghilterra si ritrovò improvvisamente alleata dei tanto disprezzati comunisti, Clementine si sentì vendicata. Per cui balzò sull'oppor- tunità di controbattere al sospetto che i sovietici nutrivano verso i Churchill buttandosi a capofitto nella raccolta di fondi per la Croce Rossa, destinati a mandare forniture mediche e vestiario ai russi. Lei, che odiava fare discorsi, fece appelli così commoventi che già nel gennaio 1942 aveva raccolto un milione di sterline. L'Unione Sovietica intrigava Clementine sempre più». Al punto che Winston disse all'ambasciatore sovietico: «Non fa altro che parlare dell'Unione Sovietica, dell'Armata Rossa e della moglie dell'ambasciatore sovietico, con la quale organizza comizi». Scrive la Hardwick: «Non c'è dubbio che il lavoro di Clementine fece molto per spianare la strada al Primo ministro quando alla fine si ritrovò faccia a faccia con Stalin». Quando fu annunciata la vittoria, Clementine era a Mosca. Non volle neppure rientrare a Londra per le celebrazioni perché intendeva mantenere fino in fondo i suoi impegni. In quegli anni durissimi si era fatta in quattro per migliorare la vita dei civili inglesi organizzando di persona mense e rifugi e interve nendo con forza quando non corri spondevano ai suoi esigenti stan dard di cibo, igiene e comfort. Nel 1945, molto più consapevole di Winston riguardo allo scontento che serpeggiava tra la popolazione provata dalla guerra, capì prima di lui che la gente non era disposta a votare per i conservatori, neppure se questi erano capeggiati dall'eroe Churchill: «Clementine non era conservatrice», dice la Hardwick, e «mantenne il riserbo su come avrebbe deciso nel segreto dell'urna». Voleva che il marito si ritirasse all'apice della gloria e protestò orripilata quando lui, in quella prima campagna elettorale, paragonò i laboristi alla Gestapo. Sconfitto alle urne due mesi soli dopo la vittoria militare, l'inasprito e annoiato Churchill non aspettava altro che di tornare alla riscossa. Toccò a Clementine «mantenere la sua credibilità come leader dell'opposizione e tenere i buoni rapporti con la sua circoscrizione elettorale», mentre lui si dedicava ai viaggi internazionali. Nel 1949 «gli rimproverava di fare solo lo stretto necessario per conservare il potere». Ma in realtà sperava ardentemente che decidesse di andare in pensione con buona grazia. Niente da fare. Il vecchio leone ruggì fino a farsi rieleggere primo ministro due anni dopo, mentre Clementine gli strappava vane promesse sulla data in cui si sarebbe ritirato dalla vita pubblica. Eppure, sempre devota, sventò gravi danni alla sua immagine costringendolo a presenziare a eventi dove la sua assenza sarebbe stata presa come un insulto: senza l'intervento di Clementine, Winston avrebbe offeso gli americani e gli olandesi. L'ex premier in pensione Quando il presidente Truman annunciò di non poter venire come previsto ad accompagnarlo al Mit, Winston avrebbe voluto tagliar corto e tornare a casa. Nel 1950 aveva rischiato l'incidente anche con la regina Giuliana d'Olanda in visita ufficiale: se fosse dipeso da lui, avrebbe declinato d'incontrarla. Quando finalmente Winston mollò la presa e andò in pensione, diventò apatico e diceva di avere soltanto voglia di morire. Eppure voleva la sua «Clemmie» sempre intorno. Malgrado i contrasti «su quasi tutto» che percorsero la loro vita di coppia nel dopoguerra, mantennero sempre il sorriso in pubblico. Forse vale più d'ogni altra cosa il pianto dirotto a cui Clementme si era abbandonata sulla spalla di Cecil Beaton quando era apparso un articolo maligno che definiva «combinato» il suo matrimonio con Winston: «Non è vero singhiozzò -. Devi spiegarlo che ci siamo sposati per amore». Maria Chiara Bonazzi Facilitò il marito nel dialogo con Stalin, gli evitò più di un incidente diplomatico Winston Churchill e la moglie Clementine: sempre sorridenti in pubblico, ma spesso in conflitto anche su questioni politiche

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