«Pronti a usure i blindati a Napoli» di Fulvio Milone

I sindaci dei paesi della cintura: i soldati anche nelle nostre vie Sciolto per mafia il Consiglio comunale di Ottaviano L'ipotesi del generale Vozza divide i politici. Il presidente della Regione: sono utili «Pronti q usure i blindati q Napoli» /piani anticamorra dell'esercito NAPOLI. Il funerale Nicola Vozza, comandante della Regione militare meridionale, non nasconde i propositi bellicosi. «Se sarà necessario, a Napoli useremo anche i blindati», dice, e le sue parole sono come il sale su una ferita aperta: passi per i militari anti-camorra a guardia di edifici pubblici, case di magistrati e cantieri delle opere pubbliche, ma l'idea di trasformare la città in una piazza d'armi attraversata addirittura dai mezzi corazzati armati con mitra e cannoncini piace davvero a pochi. Il presidente della Provincia, Amato Lamberti, non nasconde la sua preoccupazione. «Ero contrario fin dall'inizio all'invio dell'esercito, i blindati serviranno solo a creare un clima di controllo militare - dice -, a questo punto mi auguro che non venga usato il mitra contro gli scippatori». Butta acqua sul fuoco il prefetto Achille Catalani: «Il mezzo blindato può essere un supporto logistico necessario in relazione all'obiettivo come, ad esempio, le camionette dei carabinieri o gli automezzi della polizia. Il loro impiego è un fatto tecnico che verrà esaminato di caso in caso». Entusiasta, invece, il presidente della Regione, Antonio Rastrelli, di An: «L'esercito va impiegato non solo per presidiare in modo statico eventuali obiettivi della malavita, ma deve essere utilizzato anche in funzione mobile e in collegamento con le forze di polizia - spiega -, i blindati sono utili se servono a riaffermare la presenza dello Stato nel territorio». Il generale Vozza chiarisce che gli automezzi corazzati del l'esercito, già utilizzati nel '93 a Palermo, possono costituire un deterrente: «Scopo dell'inter vento dei militari è scoraggiare eventuli atti di microcriminalità che dovrebbero essere sicuramente ridotti grazie all'integrazione con le forze di polizia». Tocca poi all'ufficio stampa , di Palazzo Salerno, sede della Regione Militare Meridionale, precisare che il ricorso alle autoblindo «è solo un'ipotesi che si concretizzerebbe in caso di assoluta emergenza», oppure «po¬ trebbe essere preso in considerazione come un'alternativa alle postazioni fisse» davanti agli edifici da presidiare. In realtà sarà il Consiglio dei ministri a decidere una volta per tutte oggi come, quando e dove verrà utilizzato l'esercito. I sindaci dei Comuni della provincia più colpiti dalla violenza camorrista chiedono che gli uomini in divisa non vengano as¬ segnati solo al capoluogo: «Ci sentiamo come su una nave senza timone e in piena tempesta», dicono. Ma c'è anche chi - almeno questo è il sospetto - non si batte come dovrebbe contro la malavita organizzata. Ieri il prefetto di Napoli Achille Catalani ha decretato la sospensione del consiglio comunale di Ottaviano, il paese natale dell'ex boss della camorra Raffaele Cutolo. Il motivo: sarebbe stata accertata «una grave forma di condizionamento dell'ente da parte della criminalità organizzata». Il provvedimento trae origine da un'indagine condotta dai carabinieri su una serie di irregolarità che sarebbero state commesse dagli amministratori locali nella concessione di licenze edilizie. I beneficiari sono personaggi legati a un'organizzazione criminale capeggiata da Mario Fabbrocino, latitante da una decina di anni. Non basta: i carabinieri hanno anche accertato che alcuni dipendenti del municipio sono parenti di uomini del clan. La loro presenza, so¬ spettano gli inquirenti, avrebbe rappresentato una minaccia e quindi un'arma di pressione nei confronti dell' ammiri istrazione. Intanto, a Napoli, si parla di un giallo sul ritorno in libertà di tre camorristi accusati di avere ucciso nel '91 un bimbo di undici anni, Fabio De Pandi, colpito da un proiettile vagante durante una sparatoria mentre rincasava con i genitori e la sorella. Il processo iniziato cinque anni fa non si è ancora concluso, e gli imputati hanno potuto beneficiare della scarcerazione per decorrenza dei termini. Nel palazzo di Giustizia, però, nessuno è in grado di dire con certezza se i tre torneranno davvero a casa: poiché non esiste un archivio computerizzato per esaminare le posizioni degli imputati, la corte d'assise e l'ufficio matricola del carcere di Poggioreale prendono tempo per accertare se i presunti assassini di Fabio De Pandi debbano restare in carcere perché accusati di altri reati. Fulvio Milone I sindaci dei paesi della cintura: i soldati anche nelle nostre vie Sciolto per mafia il Consiglio comunale di Ottaviano il presidente della Regione, Rastrelli Sopra: un agguato di camorra nel Napoletano

Luoghi citati: Napoli, Ottaviano, Palermo, Salerno