I COMMENTI AL VERDETTO Le parole-chiave della rivolta veneta di Ferdinando Camon
Le parole-chiave della rivolta veneta ^MMMENTIJULVERDETTO IL Veneto ha un segreto e non vuol dirlo, per portarglielo via bisogna ascoltarlo nel sogno o nelTincubo, quando parla senza volere. Al momento della sentenza per l'assalto a San Marco, mogli e padri e parenti si son lasciati sfuggire imprecazioni e minacce che sembravano senza senso, ma in realtà il senso della rivolta sta lì. «Fotografate Scalfaro» urlavano le donne, a chi gli scattava flash in faccia. «Siete bestie», ai giornalisti, «Sei anni, come faccio?»: la moglie di uno che resta dentro; «El torna stanotte, preparemo da magnare»: il padre di uno dei giovani, mandato agli arresti domiciliari: «Faremo le collette»: il leader della Life; «Viva Stalin», per salutare la giustizia, a processo finito; «Fifoni» verso i veneti di campagna e di città, che non si sono presentati a far massa; «protestare per cosa, per questa roba?»: Bossi, a proposito della condanna, della quale appariva soddisfatto. Sono le parolechiave della rivolta. «Fotografate Scalfaro» significa: «Fotografate i visibili, i noti, lasciate in pace i nascosti, gli ultimi». Con l'intento che i nascosti lavorano al buio e vengon fuori di colpo. Chi vien visto è perduto. Per salvarsi, bisogna star nell'ombra. Ognuno è circondato da nemici. La prima difesa è la tana. «Giornalisti-bestie»: iene, gente che mangia gente. I veneti non hanno il senso del giornale, dell'informazione. Se una sta male la si lascia in pace, non si va a fotografarla e a farle domande. E' la morale contadina e piccolo-urbana. Chi ha una morale diversa, viene da un altro mondo, è tuo nemico, è qui per mangiarti. La condanna non è una vergogna. Moglie e figli del condannato da oggi son più stùnati anche dal prete, cioè dal padreterno. Il problema della condanna è che il condannato non I guadagna. Perciò la moglie I piange: «Come faccio?». La sen¬ Le parole-chiave della rivolta veneta tenza è una tassa. «Niente paura, faremo collette»; la risposta della Life non è stralunata, è quella di cui c'è bisogno. Tutto è oro, anche la prigione e la morte. Chi è condannato ma può tornare a casa, va festeggiato col pranzo. Il pranzo come lesta è un residuo di fine-guerra, è il premio del reduce. I ragazzi che sono stati nelle prigioni dello Stato sono reduci di guerra, da festeggiare a tavola. Anche quando uno muore, e i parenti vengono per le condoglianze, si prepara la tavola, col meglio che c'è. Il pranzo è l'antidoto alla morte. La secessione la mostrano i fegatosi, che son pochi, gli altri son «fifoni». La secessione è «nostro interesse», la «non secessione» è interesse degli altri. Siccome gli altri hanno il potere, bisogna non farsi capire. C'è un clima da sotto-i-tedeschi, sotto-i-fascisti. E allora come mai il saluto ironico, a processo finito, non è «Viva Hitler», ma «Viva Stalin»? Perché il sommo valore è la proprietà privata: chi possiede una fabbrica è a posto, e il nemico della tua fabbrica è Stalin. Ma l'insulto «Viva Stalin» non sarebbe stato lanciato se al governo non ci fosse il pds che attraverso il pei qualche rapporto con Stalin ce l'ha. L'unità di una regione è data dalla lingua. La lingua di Bossi è incomprensibile, infatti è straniero. Lo chiamano «el mato». Bossi lo sa, e gongola per la condanna. Chiama l'assalto «quella roba». E così l'assalto a San Marco, col processo e la condanna, segna l'avanzamento di una tripla frattura: dall'Italia, dalla Lega, dai resto del Nord-Est. Questa è storia del Veneto, che s'è spinto così avanti da non aver più contatti né col Friuli né col Trentino-Alto Adige."Ti Veneto applica il motto: «Corri e separati». L'altro motto, «Divide et impera», non desidera di meglio. Ferdinando Camon lonj
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