«Di Pietro voleva prendere il mio posto»

L'interrogatorio dell'ex premier. «Quando dicevo di essere nelle mani di D'Adamo ero ironico» L'interrogatorio dell'ex premier. «Quando dicevo di essere nelle mani di D'Adamo ero ironico» «Di Pietro voleva prendere il mio posto» Berlusconi: aveva un piano personale per distruggermi MILANO. «L'argomento di cui intendo parlare ha per oggetto l'accanimento che caratterizza le indagini dell'autorità giudiziaria di Milano nei miei confronti e in particolare gli atteggiamenti e i comportamenti tenuti dal dottor Di Pietro)*. Il verbale della deposizione di Silvio Berlusconi ai giudici di Brescia, del 19 dicembre scorso, comincia così. Le successive 14 pagine sono piene di accuse nei confronti dell'ex leader del pool di Mani pulite, che avrebbe tenuto nei suoi confronti un «atteggiamento contraddittorio». Berlusconi parla di «un preciso disegno» del pool. L'obiettivo? «Distruggere la mia immagine politica e pubblica e provocare le mie dimissioni da presidente del Consiglio». Questi i punti salienti del verbale. l'AWBO A RÀPOU. «Sarebbe stato lui (Di Pietro, n.d.r.) a insistere con i suoi colleghi affinché l'invito a comparire mi venisse notificato nel corso della Conferenza Mondiale a Napoli, alla quale partecipavo come presidente del Consiglio...». DI PIETRO E BORRÌ;Ili. «Sarebbe stato Di Pietro a proporsi al pool quale pm di quel procedimento per la fase dibattimentale, arrivando persino a formulare l'ormai famosa frase: "lo quello lo sfascio", riferita in dibattimento a Brescia dal dottor Borrelli. Sul punto osservo come il procuratore di Milano, pur a fronte della animosità manifestala dal suo sostituto nei confronti di persona che in quel momento rivestiva la carica di presidente del Consiglio, non abbia ritenuto di affidare il delicato procedimento ad altro magistrato». D'ADAMO. «Nei giorni immediatamente successivi alla data di notifica dell'invito a comparire, l'ingegner Antonio D'Adamo chiese di incontrarmi. Faccio presente che l'ingegner D'Adamo è a me legato da rapporti di amicizia e collaborazione. (...) D'Adamo mi disse che il dottor Di Pietro l'aveva pregato di riferirmi che lui dissentiva dalle posizioni del Pool, che vi era un disegno politico teso contro di me, che nei miei confronti la procura di Milano non aveva "nulla in mano", che non voleva interrogarmi perché non voleva essere strumento di questo disegno... In quell'occasione l'ingegner D'Adamo mi disse anche che Di Pietro aveva deciso di dimettersi». «SIAMO NELLE SUE MANI». «Nel settembre '95 chiesi all'ingegner D'Adamo di attivarsi presso il dottor Di Pietro che aveva manifestato un qualche proposito politico... L'espressione "ingegnere siamo nelle sue mani" va intesa nel senso che questa espressione ha nell'uso corrente che se ne fa all'interno del mio Grappo e cioè con riferimento ad un aneddoto che è da tutti conosciuto: un famoso direttore del Corriere della Sera, il dottor Missiroli, dopo una serata in un salotto romano, accompagnando il presidente Saragat alla porta gli disse appunto: "Presidente siamo nelle sue mani...". Chiusa la porta aggiunse: "In che mani siamo...". Il mio riferimento va dunque inteso hi senso fortemente ironico...». SIMPATIA E VICINANZA. «Faccio presente che già nel corso di tutto il '94, l'ingegner D'Adamo si era fatto tramite, a suo dire "portavoce" del dottor Di Pietro, per manifestarmi una particolare vicinanza di Di Pietro alla mia parte politica e di simpatia anche della mia persona». IL «BLUFF». «Recentemente parlando con il dottor Vittorio Feltri, nel corso di una telefonata, quest'ultimo mi ha raccontato di aver partecipato a una colazione al ristorante... In quell'occasione il dottor Di Pietro, alla presenza anche del dottor Veltri, gli disse che i pubblici ministeri di Milano in realtà non avevano nulla contro di me e che il Pool era un bluff». IL DISEGNO POLITICO. «Mi domando dunque quali fossero gli intendimenti veri del dottor Di Pietro, e sono portato a credere che lui perseguisse un suo personale disegno politico, e che questo disegno fosse quello di ottenere le mie dimissioni da presidente del Consiglio e la caduta del mio governo nel convincimento di essere lui il nuovo presidente incaricato. In tale ottica ben si spiegherebbe la sua volontà di non procedere al mio interrogatorio...». IL NO AL VIMINALE. «Parlando direttamente con me, nel corso dell'incontro avvenuto ad Arcore nel febbraio 1995, Di Pietro mi confidò che c'era stato un preciso intervento del procuratore Borrelli teso a dissuaderlo dall'accettazione dell'incarico e successivamente aggiunse che detto intervent del dottor Borrelli era stato determinato da un precedente intervento del presidente Scalfaro... In quel momento mi stupii molto che il dottor Di Pietro potesse rinunciare a una proposta così importante. FEDE E DI MAGGIO. «Il dottor Emilio Fede mi raccontò di aver avuto notizia delle imminenti dimissioni del dottor Di Pietro dalla magistratura oltre che dalla signora Margherita Boniver anche da un magistrato ora defunto, il dottor Francesco Di Maggio... Il dottor Fede mi ha raccontato che il dottor Di Maggio gli disse che "Di Pietro era andato fuori di testa" perché riteneva di poter avere pre¬ sto l'incarico di formare il nuovo governo... Tale cosa non era stata presa sul serio né da Di Maggio né da Fede, tanto che i due ne avevano riso insieme, commentando il fatto che "Di Pietro aveva mollato gli ormeggi"». «SOLO» MINISTRO. «Anche l'ingegner D'Adamo mi ha recentemente ricordato la risposta del dottor Di Pietro ad una sua domanda circa la possibilità che nel governo dei tecnici che avrebbe dovuto succedere al mio, lui avesse un incarico di ministro. Nell'occasione Di Pietro avrebbe risposto: "Solo ministro?"». I «PARTICOLARI AGGHIACCIANTI». «Il giornalista e scrittore Giancarlo Lehner... mi ha raccontato di aver avuto da sicura fonte giornalistica rinformazione che collaboratori della procura milanese avrebbero raccontato di precise confidenze del dottor Di Pietro che si dichiarava sicuro di poter sostituire il presidente Berlusconi ove lo stesso fosse stato costretto dall'attività e dagli interventi della procura milanese a dimettersi... E' proprio con riferimento a queste rivelazioni che mi sono pubblicamente espresso parlando di "particolari agghiaccianti"», [r. i E'stato lui a insistere con i colleghi perché l'avviso mi fosse mandato al vertice di Napoli In questo modo ha avuto un risalto enome A me mandava a dire che il Pool di Milano era un bluff e che non avevano «nulla in mano» A Borrelli diceva che voleva sfasciarmi ijj p