Prodi «conquista» i Balcani di Maurizio Molinari

Prodi «conquista» i Balcani Prodi «conquista» i Balcani «L'Italia sarà protagonista nella regione» MADRID DAL NOSTRO INVIATO Sulla scia dell'allargamento della Nato ai primi tre Paesi ex comunisti, Prodi ha dedicato la fase conclusiva del summit di Madrid ai nuovi tasselli della Ostpolitik italiana. In assenza del ministro degli Esteri Dini (rientrato a Roma) è stato l'mrrailino di Palazzo Chigi a muovere le pedine nei Balcani grazie agli incontri su politica e business con albanesi, romeni, bulgari ed azeri e ad uno scambio di opinioni con i russi. Il presidente del Consiglio, che si è incrociato con la delegazione di Mosca a margine della riunione plenaria fra i 44 Paesi Nato e non, ha usato grande cautela nei confronti del Cremlino. «Si tratta di un comportamento ovvio», ha detto Prodi in riferimento alle dure critiche di Mosca all'allargamento «perché per digerire simili cambiamenti serve tempo». Prodi ha mostrato comprensione per Mosca anche sulla Bosnia, prendendo le distanze da Clinton che spinge per un ritiro delle truppe Usa: «C'è contraddizione ha detto - fra il ritiro della forza di pace ed il mantenimento della pace in quell'area». Prodi insomma gioca le sue mosse sulla scacchiera dei Balcani facendo attenzione alle posizioni del «non aggressivo» Boris Eltsin. La prima mossa è stata quella albanese. L'incontro con il premier Bashkim Fino ha riguardato il ritiro della forza multinazionale e la fase due della missione «Alba». «Ho detto a Fino che il ritiro verrà iniziato nell'ultima decade di luglio dai romeni ed a Ferragosto sarà ultimato, lasciando solo un piccolo contingente», ha raccontato Prodi a cui Fino ha confermato che a Tirana si va verso Fatos Nano premier e Rexhep Mejdani presidente. Roma aspetta il nuovo governo per dare il via alla ricostruzione con la conferenza ministeriale di fine luglio e della riunione dei Paesi donatori degli aiuti in settembre. «Ci ritiriamo dall'Albania, ma non la abbandoniamo: dobbiamo creare le condizioni - ha detto Prodi, apparso rilassato e con una cravatta azzurra visibilmen te in disordine - affinché le nostre aziende possano tornare». Ma non è tutto: Prodi si è fatto porta- voce presso la Nato della richiesta di Fino di un team di istnittori militari per riorganizzare le forze armate albanesi. La ricostruzione del Paese delle Aquile per Prodi rientra nel quadro di un'azione diplomatica tesa a creare un «nuovo corridoio» che unisca Brindisi e Durazzo per raggiungere poi Skopie, in Macedonia, e Varna, in Bulgaria. Di questo Prodi ha parlato con il collega bulgare Ivan Kostov. «Abbiamo iniziato con Sofia un dialogo che non era ancora cominciato», ha annunciato Prodi, anticipando l'odierna partenza del sottosegretario Piero Fassino per la Bulgaria. E in effetti Sofia era un «buco nero» nella nostra Ostpolitik. La Farnesina mira a dar vita con Albania, Macedonia e Bulgaria ad una «quadrilaterale» sul modello della ((trilaterale» oramai consolidata con sloveni ed ungheresi. Ma era l'incontro con il presidente romeno Emil Constantinescu quello su cui Prodi contava di più, dopo lo sforzo italiano per guadagnare la menzione di Bucarest fra i Paesi candidati alla seconda fase dell'allargamento. «E' stato un compromesso buono, ma sempre un compromesso, ed è stato un errore non bilanciare l'allargamento a Nord con quello a Sud», ha detto Prodi venendo incontro allo scontento di Constantinescu e ridimensionando in parte il risultato ottenuto dalla Farnesina. Nei prossimi due anni l'Italia è determinata ad accelerare i rapporti con i romeni (legati a doppio filo a Parigi ed ultimamente oggetto delle attenzioni di Bonn) e sono allo studio dei progetti per rafforzare la nostra presenza economica in quel Paese, dove contiamo già ben 6000 imprese, così come quella culturale. «Non posso dimenticare - ha sottolineato Prodi - che Bucarest è l'unica città dove ho inaugurato una Piazza Roma ed un monumento a Roma Capitolina». Di affari si è parlato nel faccia a faccia con il premier azero, Hassan Hassanov. In gioco c'è lo sfruttamento del bacino di «oro nero» che si estende nella regione del Mar Caspio. Le ingenti risorse energetiche della Repubblica ex sovietica e la costruzione degli oleodotti (attraverso l'Iran, la Turchia o la Russia) per trasportarle in Occidente fanno gola a molti. E' una partita che vede impegnati i colossi petroliferi ma dalla quale Roma non vuole rimanere fuori, come dimostra la già significativa presenza delle piattaforme Agip e la recente nomina di Alessandro Fallavollita a nostro primo ambasciatore a Baku. «C'è un forte interesse dell'Eni nell'area, tanto su progetti propri che in collaborazione con la compagnia russa Lukoil» ha confermato Prodi, che in settembre riceverà a Roma il presidente Heidar Aliev in visita ufficiale. Maurizio Molinari «Via da Tirana per Ferragosto» Incontro anche col premier azero per parlare del petrolio del Mar Caspio H H II presidente del Consiglio Prodi con Kohl e Kinkel