«Dopo le riforme potrei lasciare il governo»
| Giallo su un'intervista di Prodi, che da settembre promette «incoraggiamenti» alla ripresa «Dopo le riforme potrei lasciare il governo» | Giallo su un'intervista di Prodi, che da settembre promette «incoraggiamenti» alla ripresa // premier: ma il Paese deve ritrovare prima la serenità MADRID DAL NOSTRO INVIATO Romano Prodi dice che potrebbe anche lasciare il suo posto, «non è mai stato un problema», una volta che la situazione italiana si fosse incamminata verso una strada di «ritrovata serenità» che secondo il presidente del Consiglio già si intravvede in quei «segnali» di ripresa che ieri sono stati certificati dai dati ufficiali dell'lstat. «Ho sempre detto che la Bicamerale e il mio governo avevano il compito di accompagnare il Paese nella fase di passaggio». E poi? E poi, una volta finita la legislatura, fa capire Prodi, potrebbe anche cambiare il suo ruolo. Ma per adesso, al presidente del Consiglio, che è rimasto a Madrid a tessere la rete di politica estera italiana molto rivolta verso i Balcani, interessa sottolineare i dati della ripresa economica: «Lo dicevo da un po' di tempo, ma non mi credevano. E' vero che ho cambiato mestiere, ma per tutta la vita il mio lavoro è stato quello di studiare i dati e interpretarli». E allora da aprile, dice Prodi, gli arrivavano segnali di ripresa dai dati di quelle imprese che più delle altre e per prime riflettono come un sismografo ciò che si muove nell'economia: più ordini alle aziende di imballaggio e di servizi, crescita dei consumi di energia elettrica. E' ora di allentare la morsa, per esempio fiscale? Non ancora, dice Prodi, perché lo sforzo del governo è tuttora proiettato sul risanamento dei conti pubblici che tra l'altro sono l'appuntamento a cui ci aspetta l'Europa, già in autunno, con la presentazione della legge finanziaria e il consolidamento in «riforme strutturali» nella spesa sociale, il vero banco di prova per il definitivo ingresso tra i paesi che fin dall'inizio potranno entrare nella moneta unica. Ma, annuncia il presidente del Consiglio, in settembre si potranno prendere provvedimenti di politica economica che «incoraggino» la ripresa economica, una «ripresa che ancora non sappiamo quanto sia duratura e consolidabile». L'Istat ha rilevato ieri che in aprile il sistema economico italiano ha registrato un più 14 per cento negli ordini e un più 9 per cento nelle fatturazioni. Prodi dice che di alcune decisioni in politica economica si è già parlato negli ultimi consigli dei ministri. «Per esempio di un grande progetto di restauro edilizio del Paese. Tra l'altro si avvicina il Giubileo...». Lavori pubblici, ma anche «programmi "generali" perché la ripresa possa espandersi in tutto il Paese». Ma, ha detto Prodi, nella forma dell'«incoraggiamento» e sembra di capire con cautela, perché il problema è quello di aiutare la ripresa senza innescare di nuovo un'inversione di tendenza dell'inflazione, precipitata nelle ultime settimane all' 1,4 per cento. Ma davvero, come si capisce dalle agenzie che rilanciano qua a Madrid un'intervista che uscirà oggi su Sette, Romano Prodi sarebbe pronto a lasciare il suo posto esaurita la stagione delle riforme? Il presidente del Consiglio prima se la cava con una battuta: «Ma le riforme non finiscono mai...». Come gli esami. Poi spiega il senso di quella frase. Dice «lasciare per me non è mai stato un problema», per far capire che non vuole apparire come un presidente del Consiglio attaccato a tutti i costi alla sua poltrona. Poi dice: «Ho sempre pensato che la Bicamerale e il go¬ verno avessero il compito di accompagnare il Paese nella fase di passaggio». E dopo? Liberi tutti? In realtà l'affiancare Bicamerale e governo non appare casuale, ma sembra già prefigurare nuovi obbiettivi della coppia ProdiD'Alema per l'Italia del dopo riforme e cioè più o meno quando la legislatura compirà il suo corso naturale e quando nell'ordinamento costituzionale italiano ci saranno due figure importanti: il presidente della Repubblica eletto dai cittadini e il capo del governo designato da una coalizione che otterrà dal voto il potere di governare. Ma tutto questo, naturalmente, è rimasto sullo sfondo della parole di Prodi che ha concluso dicendo: «Il lavoro è comune, ognuno sorveglia il suo campo». [c. m.] Massimo D'Alema leader del pds e presidente della Bicamerale |
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