Articolo trentatré di Lietta Tornabuoni

F Articolo trentatré F PERSONE N certe faccende conviene semplificare, persino schematizzare: chissà che non si finisca per capirci qualcosa. L'Italia è un Paese laico, non ha una religione di Stato, nelle sue scuole pubbliche s'impartisce un'istruzione a-ideologica. L'Italia ha invece un articolo della Costituzione, l'articolo trentatré, che dice: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato». Ha pure una scuola pubblica dissestata e terribilmente bisognosa di soldi, ha un debito statale che supera i 2 milioni e 200.000 miliardi, ha una prospettiva di riduzione delle pensioni e delle prestazioni sanitarie. Però un'ipotesi di progetto di legge del ministro Berlinguer «per la parità scolastica» prevede una spesa di circa 1600 miliardi per equiparare soprattutto finanziaramente le scuole private (in schiacciante maggioranza confessionali, cattoliche, a volte costose) e quelle pubbliche. Durante cinquantanni, neppure nei momenti più chiusi dell'egemonia democristiana s'era mai progettato nulla di simile. E' ragionevole, è necessario, è urgente? Secondo logica, no. Secondo politica, è possibile che il governo di centrosinistra voglia crearsi presso il Vaticano benemerenze utili alla propria sopravvivenza; così come è possibile che un atto pesante quale l'invio di settecento militari a Napoli in teorica funzione anticrimine voglia dare un'immagine di governo forte utile a conquistare nuovi elettori; così come è possibile che i vantaggi mai visti concessi agli industriali o la disattenzione attuale intorno ai fatti di Somalia intendano essere azioni propiziatorie nei confronti dell' industria o dell'eI sercito. E' possibile e, in ! questo caso, magari inu¬ tile. Le cose e il mondo cambiano, può darsi che vada diversamente: sino ad ora l'esperienza storica italiana ha dimostrato che nulla basta mai, che nessun compromesso e nessuna concessione risultano mai sufficienti, che la sinistra può venir usata nei momenti d'emergenza o per imporre privazioni altrimenti inaccettabili ma poi viene licenziata, senza liquidazione. MAESTRI Per via del ritorno in Italia di Toni Negri o dei ripensamenti su Julius Evola, riaffiora la vecchia espressione «cattivi maestri» e ad usarla sono anche alcuni leader politici. Ma cattivi maestri non saranno quegli uomini della politica finiti in tribunale, in prigione o in stato d'accusa, ladri di Stato, dissipatori o tangentisti di danaro pubblico, esempi di disonestà imitati da tanti nel dif-' fondersi dell'illegalità di massa, insegnanti di furto, di truffa, di mazzette, di pasticci? Si può discutere su chi siano stati o siano davvero i cattivi maestri, una cosa è comunque certa: quelli politici hanno avuto allievi infinitamente più numerosi, assai più zelanti e attivi, molto più bravi. ROSSE Il conflitto fra Tiziana Parenti e llda Boccassini, tutt'e due dai capelli color mogano, è stato subito battezzato «la guerra delle rosse»: se ci fosse scontro tra Dini e Berlusconi, sarebbe «la guerra dei pelati»? Lietta Tornabuoni — I ani il d

Persone citate: Berlinguer, Berlusconi, Boccassini, Dini, Julius Evola, Tiziana Parenti, Toni Negri

Luoghi citati: Italia, Napoli, Somalia