LA SINISTRA NON VIENE A CENA di Massimo Gramellini
LA SINISTRA NON VIENE A CENA LA SINISTRA NON VIENE A CENA COME Valeria Marini, la sinistra di governo è lacerata dal fantasma della sua Immagine. Lontanissimo da Prodi e da sua moglie, che si muovono con bertoldesca disinvoltura fra i Reali di Spagna, Massimo D'Alema incupisce battendosi il petto al pensiero di aver concluso l'accordo più importante della sua carriera davanti a un vitello tonnato, fra l'altro appena decente. «La cena a casa di Letta è stata un errore di immagine», ha dichiarato alla radio. «Se avessimo fatto il patto sulla Bicamerale in un ufficio mangiando panini, nessuno avrebbe fiatato. C'è una certa ipocrisia nel Paese». Imbevuti di cultura cattocomunista fino alle orecchie, gli italiani considerano il cibo alla stregua del sesso: piaceri della carne da mortificare in pubblico e consumare in privato. Montanelli raccontava di quando, inviato al Giro d'Italia, dopo ore di digiuno gli capitò di addentare in corsa un modesto toast: dalla strada partì immediato il commento: «Se magna, eh?». Ed erano persone che a casa si erano appena abboffate di bucatini. Nella cena chez Letta c'è un elemento in più: la convinzione degli elettori piccolo-borghesi, di destra e di sinistra, che chi cura gli interessi dei lavoratori debba vivere di stenti per risultare credibile. Le sette ville di Berlusconi non hanno mai suscitato neanche la metà dei commenti allusivi che vengono riservati alla barca di D'Alema, per tacere di quella di Occhetto, ridicolizzata dal Cavaliere nel dibattito televisivo del '94 che costò le elezioni ai progressisti e il posto di segretario al suo skipper. Insomma, in un'Italia dominata da culture che esaltano il sacrificio di sé e il martirio come valori positivi, piccoli piaceri materiali come una cena da Massimo Gramellini CONTINUA A PAG. 4 PRIMA COLONNA
Persone citate: Berlusconi, D'alema, Letta, Massimo D'alema, Montanelli, Occhetto, Prodi, Valeria Marini
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