La Coldiretti parte all'attacco
La Coldiretli parte all'attacco AGRICOLTURA Bedoni sarà riconfermato. Dopo il dibattito interno, arriverà la svolta La Coldiretli parte all'attacco «Vogliamo pesare sulle scelte di politica economica» ROMA. A meno di sorprese dell'ultima ora, oggi la trentesima assemblea della Coldiretti rieleggerà Paolo Bedoni alla presidenza. Ma non appare concluso il dibattito interno, aperto nella maggiore organizzazione agricola europea sull'onda delle polemiche seguite alle prime conclusioni della commissione governativa d'inchiesta sulle quote latte e costate le dimissioni improvvise, il 7 maggio, di Paolo Micolini. Bedoni ha voluto dare «priorità assoluta», nella sua relazione all'assemblea, al dibattito e al confronto interno. Poi la. Coldiretti sarà pronta per aprire un confronto con le forze politiche verso un obiettivo: «Dare alla concertazione regole certe in sedi istituzionali definite». In queste sedi, le forze sociali rappresentative dei grandi settori dell'economia devono contribuire all'elaborazione delle politiche che le riguardano, e all'inferno di un quadro generale di politica economica. Intanto il presidente della Coldiretti chiede «partecipazione totale» alla concertazione per la riforma dello Stato sociale per poter trattare su tutti i temi al centro della riforma: dalla politica per la previdenza, a quella dell'assistenza e più in generale della politica economica. Al governo, Bedoni ha rimproverato l'assenza di un progetto di politica agricola, causa prima della protesta dei Cobas. A Prodi ed al ministro delle Politiche agricole, concede però un'apertura, almeno sul fronte comunitario: «Con la discussione del "pacchetto Santer" dobbiamo ancora vederli all'opera in prove impegnative, peraltro inuninenti. Il ritardo che si è accumulato esige recuperi prodigiosi». Non va bene alla Coldiretti il metodo della concertazione adottato dal governo per la riforma dello Stato sociale: «Troppo spesso si riduce ad una trattativa vecchio stile con i sindacati confederali e Confindustria». Bedoni accusa l'uso di una sorta di «rito abbreviato» che riconosce a certe forze sociali «un ruolo di supplenza che non ha nessun fondamento politico ed istituzionale». Il presidente spara bordate: «E' ima continua scorrettezza, ma anche un errore politico, una perdita secca di credibilità per il governo e rischia di provocare un danno al Paese» ed accenna anche alla crisi del sindacato agricolo che, se resta troppo agganciato alla politica rischia «di allentare e forse persino di perdere il rapporto di fiducia con i soci». Il programma da qui al 2000 è già pronto: «Dobbiamo relizzare una svolta netta nei nostri rapporti con la dimensione politica utilizzando fino in fondo l'opportunità che ci offre la nostra scelta di autonomia». In altre parole, il nuovo sindacato agricolo dovrà avere la capacità di presidio delle grandi scelte produttive e del contesto di politica economica nel quale si realizzano. Una scelta possibile solo se si opera coerentemente «all'interno di un progetto di politica agricola e si dispone di una struttura organizzativa in grado di promuove la sua realizzazione». Fondamentale, il cammino verso l'unità del mondo agricolo, attraverso un «federalismo solidale», richiamato anche dai presidenti della Confagricoltura Bocchini e della Cia Avolio. [r. e. s.] Paolo Bedoni
Persone citate: Avolio, Bedoni, Paolo Bedoni, Paolo Micolini, Santer
Luoghi citati: Roma
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