«E' inagibile», il prefetto chiude l'Olimpico

«F inqgibile», il prefetto chiude l'Olimpico Da 7 anni lo stadio non rispetta alcune norme. Salteranno le prime amichevoli, timori per il campionato «F inqgibile», il prefetto chiude l'Olimpico Vietata la festa d'inizio stagione a Roma e Lazio per ragioni di sicurezza ROMA. Calcio vietato dal prefetto di Roma, Giorgio Musio. Lo stadio Olimpico non è agibile. Saltano le presentazioni di Roma e Lazio, niente da fare anche per la partita dei biancazzurri con l'Olimpiakos del 2 agosto. Furibonde le società romane che, a questo punto, temono anche per l'avvio del campionato (31 agosto). A Roma, dicono, per il calcio sarà meglio usare il condizionale: i tifosi delle due squadre rischiano di dover traslocare a Perugia. Almeno per le prime domeniche, poi si vedrà. L'entità dei lavori da fare resta misteriosa («Forse non lo sanno neanche al Coni», sostengono alla Lazio), poi si dovranno superare gli esami dei vigili del fuoco, e l'approvazione del prefetto. Sembra che ci sia una maledizione su questo stadio costato 250 miliardi. Adesso si aspetta la reazione di Rutelli, pronto a intervenire nel mese scorso, quando l'inchiesta della procura romana aveva messo in forse i concerti all'Olimpico. Quella dello stadio romano è una telenovela interminabile. Soltanto pochi giorni fa il presidente del Coni, Pescante, aveva assicurato che per l'Olimpico non c'erano problemi. Non era obbligatorio che le ambulanze avessero accesso al campo di gioco (non passano perché il tunnel è troppo basso) e, diceva ancora Pescante, sarebbero stati sufficienti due ritocchi per risolvere definitivamente la questione. Ieri invece il colpo di scena, con la lettera del Coni che in sintesi annunciava alle due società che lo stadio è inagibUe «per cause imprevedibili». E qualche solerte funzionario sollecitava Roma e Lazio a intervenire con il prefetto. Niente da fare. I «ritocchi» cui allude Pescante prevedono, sembra, nuove vie di uscita nelle tribune Monte Mario e Tevere. Un lavoro piuttosto complicato. Strano comun¬ que parlare di «cause imprevedibili», da 7 anni tutti sanno che l'Olimpico non è in regola. Il problema si ripresenta a ogni campionato. L'ultimo caso risale al derby del dicembre '96. Mancavano due ore al fisclùo d'inizio quando una pattuglia di vigili urbani minacciò di fermare l'incontro: fu disputato solo per l'intervento del presidente della Lazio, Zoff, e del prefetto. Fare sfollare i sessantamila presenti poteva creare problemi di ordine pubblico. Furiosa ieri la reazione della Lazio: «Martedì avremmo dovuto presentare la squadra: con uno spettacolo presentato da Alba Parietti, Enrico Papi e Pino Insegno. Adesso chi paga i contratti? Ma la cosa peggiore sarà la delusione dei tifosi. E pensare che dovremmo prendere in gestione l'Olimpico... questo stadio rischia di trasformarsi in una bomba». La Roma avrebbe voluto pre¬ sentare la squadra lunedì. Ora deve cambiare programma e in casa giallorossa si stupiscono: «Per i concerti l'agibilità è stata concessa. L'Olimpico è stato costruito per il calcio e invece è l'unica cosa che non si può fare. Sabato e domenica scorsa Ligabue ha cantato davanti a trentamila spettatori. Quelli non erano a rischio?». Lo stadio, ricostruito nel '90, aveva avuto una serie di autorizzazioni provvisorie che fino a oggi non sono mai state perfezionate definitivamente. Da sette anni i vigili del fuoco avevano fatto rilevare alcune irregolarità (il tunnel di ingresso al campo venti centimetri troppo basso, i locali nei seminterrati usati come uffici, la mancanza di separazione tra i settori della Monte Mario e tra questi e il campo di gioco, l'assenza di passaggi paralleli ogni 15 gradoni della curve, in tribuna Tevere e Monte Mario, gradini delle rampe trop- po alti. Una storia che dura da anni, le parole non bastano più. A meno che un ennesimo intervento dall'alto non trovi la scusa buona per andare avanti ancora. Ma questa volta è più difficile. Piero Serantoni L'Olimpico deve affrontare lavori di adeguamento alle norme di sicurezza