«Ecco il piano di Pechino per influenzare gli Usa»
L'inquirente sui fondi neri ai democratici L'inquirente sui fondi neri ai democratici «Ecco il piano di Pechino per influenzare gli Usa» // repubblicano Thompson al Senato «Ci risulta che sia ancora in vigore» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «I vertici del governo cinese hanno ordito un piano per influenzare la politica americana. E dalle nostre indagini risulta che quel piano è ancora in vigore». Con questa cannonata a sorpresa Fred Thompson, il senatore repubblicano che presiede la Commissione sui fondi neri dell'ultima campagna elettorale, (1996), ha aperto formalmente le audizioni che terranno occupato il Senato per tutta l'estate. Lo scandalo si trascinava da mesi in maniera sfilacciata e inconcludente. Sia i democratici sia i repubblicani sembravano restii a guardare troppo da vicino i contenuti maleodoranti delle rispettive casseforti. Ma ieri Thompson - un politico carismatico, che non disdegna il colpo di scena (fa l'attore part-time) - ha fatto capire che non ha nessuna intenzione di lavorare in sordina. Il compito della Commissione è di portare alla luce gli eccessi e le illegalità commesse nella raccolta di fondi elettorali l'anno scorso. Ma sotto i riflettori c'è soprattutto la «China connection»: si tratta di capire fino a che punto il governo cinese fu coinvolto nel tentativo di influenzare la politica americana attraverso donazioni ai fondi elettorali. E l'uomo-chiave della «China connection», John Huang, ha fatto sapere ieri di essere disposto a testimoniare purché gli venga garantita l'immunità (raccolse ben 3,4 milioni di dollari per i democratici nel 1996, metà dei quali sono stati restituiti). Nel frattempo lo spirito bipartitico che avrebbe dovuto governare queste audizioni si è infranto. I repubblicani puntano a gettare più fango possibile sulla Casa Bianca, cercando di dimostrare che Bill Clinton e Al Gore erano perfettamente al corrente di ciò che stava succedendo e che in pratica hanno «venduto» la politica estera americana in cambio di fondi elettorali. I democratici, dal canto loro, cercheranno di dimostrare che i repubblicani si sono dimostrati altrettanto «leggeri» nella raccolta dei fondi. «Nel loro zelo i due partiti sono andati oltre il limite della legalità», ha dichiarato il senatore democratico dell'Ohio, John Glenn. E il suo collega del Michigan, Cari Levin: «La corsa ai soldi ha portato il presidente Clinton a invitare donatori a dormire nella stanza da letto di Lincoln così come portò il presidente Bush a organizzare briefing alla Casa Bianca per donatori repubblicani». Insomma, il messaggio appena velato dei democratici sembra essere questo: «Siamo tutti nella stessa barca, non diamoci troppo addosso che rischiamo di finire tutti in acqua». I repubblicani non sono affatto insensibili a questo messaggio. E questo spiega perché il loro sostegno al senatore Thompson sia stato finora tutt'altro che entusiasta. Ma Thompson gestisce l'agenda dei lavori. Ed è possibile che decida di usare questa piattaforma anche come trampolino di lancio per la sua candidatura alle presidenziali del Duemila. [a. d. r.]
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