La corvée spagnola di Dini in cattedra per 180 minuti di Foto Ansa

La corvée spagnola di Dini in cattedra per 180 minuti La corvée spagnola di Dini in cattedra per 180 minuti MADRID. Lamberto Dini è riuscito a far accettare alla Nato l'inclusione di Slovenia e Romania fra gli «aspiranti membri» al termine di una riunione fiume di 180 minuti, chiudendo da vincitore una giornata che era iniziata sotto i peggiori auspici. Quando, ieri mattina, Dini e Prodi erano giunti al Palacio de Congresos in mano avevano ben poco. Il negoziato notturno fra gli sherpa della Farnesina e quelli americani si era arenato sul no di Washington a far riferimento, nel comunicato finale, ad altri che non fossero cechi, ungheresi e polacchi. La prima sessione del Consiglio Atlantico confermava quest'orientamento: sebbene l'Italia si trovasse a guidare un fronte di Paesi maggioritario - nove su sedici - favorevole a Slovenia e Romania, il rifiuto di americani, inglesi e scandinavi, in ragione del criterio dell'unanimità, impediva _ l'accordo. Neanche la mediazione di olandesi e spagnoli riusciva a sbloccare lo stallo. «La Nato è un'alleanza militare, non un club politico» diceva il Foreign Office escludendo ogni passo indietro. L'Italia rischiava una seria sconfitta, anche perché i francesi si defilavano. L'ipotesi di affidare ad una dichiarazione di Clinton o del segretario generale Solana il riferimento a sloveni e romeni si affacciava come l'unica - e debole - via d'uscita. E' stato in quel momento che la diplomazia italiana ha preso l'iniziativa, seguita a ruota da un comunicato di Chirac Verso mezzogiorno la prima mossa è stata quella di affida- re lo spinoso negoziato ad una riunione ristretta a livello di ministri degli Esteri sotto la presidenza canadese. Poi è toccato a Lamberto Dini entrare in gioco. In prima persona. Per 180 lunghi minuti, ricorrendo all'arte del «drafting» (redigere i testi) appresa negli anni del Fmi a Washington, Dini è riuscito a superare i dubbi inglesi ed americani procedendo per gradi. Gestendo praticamente da solo il faccia a faccia con i suoi colleghi, prima ha raccolto il consenso di tutti sulla «priorità strategica del rafforzamento del fianco Sud-Est». Poi ha fatto passare l'accenno diretto nel comunicato a Slovenia e Romania e infine è riuscito a far includere il riferimento a questi due Paesi nell'ambito della seconda fase di adesioni alla Nato, che si aprirà con il summit di Washington del 1999. Durante i 180 minuti decisivi Dini ha potuto contare sul sostegno del francese Hubert Vedrine e sulle abili formule linguistiche escogitate dal tedesco Klaus Kinkel, ma la carta vincente è stata quella di coinvolgere il segretario di Stato americano Madeleine Al- bright. Non a caso è stata prò prio lei a sottoporre a Dini, per ben due volte, il testo definiti vo. E Dini ha accettato solo quando ha visto scritto, nero su bianco, «Romania and Slo venia». L'accordo era fatto. «Il testo è il risultato di un gioco di squadra fra gli alleati» ha spiegato Romano Prodi poco dopo, mentre Dini sottolineava che a passare era stata la «posizione di maggioranza nella Nato». Il segreto di Dini è stato dunque nel metodo di conclusione di un negoziato preparato, nel quartier generale del¬ l'hotel Villa Magna, dalla sua «squadra» di Madrid: il capo di gabinetto Umberto Vattani, l'ambasciatore presso la Nato Giovanni Iannuzzi ed il direttore degli affari politici Amedeo De Franchis. Vattani d'altra parte è un veterano dei negoziati multilaterali. Fu lui a condurre in porto, nell'ottobre del 1990, il negoziato sull'unione politica e monetaria che aprì la strada agli accordi di Maastricht ed a seguire - fra il 1988 ed il 1992 - ben cinque vertici del G-7. Anche per questo Tommaso Padoa-Schioppa gli attribuisce un «ruolo rilevante nell'affermazione dell'integrazione europea». Proprio Vattani, giudicato da molti il candidato più adatto alla poltrona di segretario generale della Farnesina in vista del ritiro di Boris Biancheri, è uno dei più stretti collaboratori di Dini nell'Ostpolitik. Il cui fine è quello di giocare nell'Europa del Sud-Est il ruolo svolto dalla Germania nell'Europa Centrale dopo il. crollo dell'Urss. Ovvero favorire nei Balcani la creazione di un'area di stabilità politica e sviluppo economico che scongiuri altre crisi (tipo Albania e Bosnia) aprendo nuovi spazi all'influenza italiana. Non a caso domani il sottosegretario agli Esteri, Piero Fassino, parte per la Bulgaria accompagnato da uno sherpa «doc», Pierandrea Magistrati. Neil'«operazione Balcani» delle feluche italiane c'è stato ieri spazio anche per l'Albania. Nella colazione fra i capi di governo Prodi ne ha discusso con gli alleati incassando il «riconoscimento del ruolo svolto dalla forza multinazionale e dal governo italiano». Poco dopo Prodi e Dini hanno incontrato i premier di Tirana e Bucarest per una valutazione dell'intensa giornata. In vista di oggi, che il programma dedica ad una riunione plenaria con gli ex comunisti, prossimi alleati. Maurizio Molinari Ha preso in mano e redatto di persona il comunicato Stratega dell'operazione il suo capo-gabinetto Vattani Il presidente americano Bill Clinton circondato da alcuni dei partecipanti al summit e qui sopra il capo-gabinetto della Farnesina ambasciatore Vattani, regista con Dini dell'inclusione di Slovenia e Romania nel comunicato finale [foto ansa]