Lo stratega del terrore ha nuovi piani: la fuga

Lo stratega del terrore ha nuovi piani: la fuga Lo stratega del terrore ha nuovi piani: la fuga FEBBRE ALTA NEI BALCANI BANJA LUKA DAL NOSTROÌNVIATO Pattuglie inglesi della Sfor ad ogni angolo di strada, pattuglie serbe dei reparti speciali tutt'intomo al Presidente. Per essere una regione nata dalla pace di Dayton, la Republika Srpska non era mai apparsa così vicina ad una nuova guerra. Guerra di nervi, per il momento - anche se qualche bomba comincia a scoppiare nei cortili dei politici - ma soprattutto una guerra fra potori che va facendosi sempre più sorda ed oscura. La Presidente serbo-bosniaca, signora Biljana Plavsic, fa sapere di avere l'esercito dalla sua parte; altri segnali mostrano che Pale può contare sulla polizia (35 mila persone molto bene armate); si infittiscono le voci su un'imminente cattura di Radovan Karadzic. Siamo dinanzi ad uno di quei tipici innalzamenti della temperatura che quasi mai nei Balcani preludono a guarigione. E ieri sera infatti la signora di Banja Luka ha risposto con uno schiaffo sonoro perfino all'intervento di Slobodan Milosevic. «Venite a Belgrado, discutiamo nell'interesse dei serbi di Bosnia»: la convocazione era giunta nel tardo pomeriggio. Con la Plavsic, a rendere omaggio al burattinaio avrebbe dovuto recarsi anche Momcilo Krajisnik, rappresentante del circolo di Pale. La Plavsic ha risposto con un rifiuto secco: «Non ho nulla di cui discutere col responsabile della distinzione di tutti i valori serbi». E' una mossa pericolosa, che apparentemente !a isola sempre più. Sembra chiaro che la signora non si fida e nello stesso tempo pero pensa di essere alquanto protetta, Quest'ultima parte esclusa, la posizione finisce con coincidere con quella di Radovan Karadzic. Anche l'uomo che continua a tessere la politica di Pale non crede in Slobodan Milosevic, ad alcuni fedelissimi avrebbe detto che l'uomo di Belgrado è un giuda pronto a venderlo all'Occidente pur di rimanere in sella. Coi servizi segreti serbi, da tempo la sua guardia personale aveva concordato un piano di fuga. Adesso le truppe Nato mostrano singolari segni di risveglio, e secondo il giornale «Nasha Borba» il ricercato più protetto del mondo avrebbe cominciato a sentirsi insicuro. Karadzic, dicono, ha sostituito d'un colpo tutti i suoi pretoriani, pianificando vie di fuga diverse per non correre il rischio di vedersi consegnato al nemico. Dovreste provare, adesso, a uscire a piedi per Banja Luka e avvicinarvi al «Banski Dvor», sede della Presidenza. A duecento metri dal bianco palazzo austro-ungarico il grande spiazzo che l'annuncia è deserto, come se lo stesso clima politico imponesse una «terra di nessuno» su cui è pericoloso avventurarsi. Le guardie della Plavsic sono dappertutto, non si limitano a montare la guardia ma stanno a pistole spianate, come se lo scontro dovesse verificarsi da un momento all'altro. La Presidente uscirà stasera. Per la prima volta dall'inizio della crisi lascerà la fortezza di Banja Luka per andare a Prjedor, dove i partiti d'opposizione hanno organizzato una manifestazione d'appoggio. Il corteo si avvia preceduto da due auto¬ mezzi dello Sfor e seguito da almeno quindici auto zeppe di armati. Poche ore fa, a Brcko, la polizia internazionale ha sequestrato in una caserma della polizia speciale armi ed esplosivi che non avrebbero dovuto esse¬ re lì. C'è stato qualche attimo di tensione, gli «spezialzi» in tuta mimetica blu non volevano consegnare bombe e mitra. Hanno detto che loro rispondono solo a Dragan Kijac, il ministro degli Interni che la Plavsic ha deposto ma che da Pale con¬ tinua a proclamare: «La pobzia obbedisce solo a me». Nell'accelerazione di questo scontro, sempre più chiaramente pare emergere una regia che con questa repubblica di paria ha poco a che vedere. I signori di Pale pensano di averla individuata e tentano di denunciarla, Milosevic l'osserva e la teme da lontano. Certo, è singolare il fatto che in questo momento la serba più appoggiata dall'Occidente, la «lady di ferro» di mia tradizione arrugginita, lavori solo con due consiglieri dalla collocazione incerta. Parliamo del professor Aleksandar Pavic, laureato in scienze politiche a Berkeley, consigliere politico della Presidenza, e del dottor Milos Prica, capo di gabinetto. Entrambi appartengono alla seconda generazione della diaspora serba, quella monarchica e anticomunista, entrambi hanno passaporto canadese. «E' incredibile come due personaggi venuti dal nulla siano riusciti ad acquistare tanto potere in così poco tempo», raccontava ieri una fonte vicina alla linea «dura» di Pale. In effetti, anche senza palpitare per la sorte di Karadzic e soci, la parabola dei due serbi del Canada appare alquanto misteriosa. Compaiono per la prima volta sulla scena balcanica alla fine del '93, quando la dissoluzione jugoslava s'inizia con la guerra delle Krajine. Sono luogotenenti ed ispiratori del «capitano Dragan», al secolo Dragan Vasiljkovic, altro personaggio da romanzo. Serbo d'Australia, già, istruttore militare, forse mercenario, sicuramente valoroso, grande «tombeur de femmes», Dragan aveva fondato il primo gruppo paramilitare di questa guerra, una sorta di milizia privata che però non si macchiò di crimini contro i civili. Nell'agosto del '95, dopo la caduta di Knin, Dragan torna in Serbia, fonda un'organizzazione per gli invalidi di guerra e sprofonda nel silenzio. I suoi due amici canadesi, intanto, se ne sono andati. Ricompaiono nella Republika Srpska a metà dello scorso anno, addirittura come inviati speciali del «vojvoda Djujc», una figura leggendaria del lealismo monarchico riparato in America nel '43 ed oggi simbolo ultranovantenne di una tradizione che si ostina a non morire. Gli ex «signori della guerra» dicono che se i rapporti fra Pale e Banja Luka hanno subito una frattura insanabile, la colpa è soprattutto dei due monarchici giunti dalle Americhe. Fra la Presidente cetnica e i prodotti del serbocomunismo ormai c'è una distanza che non si misura più a parole, ma quasi nella separazione fra due mondi. Giuseppe Zaccaria Il leader di Pale teme l'arresto, e ha cambiato tutti i suoi pretoriani Si scopre che la lady di ferro serbo-bosniaca lavora con 2 consiglieri fìlomonarchici e con passaporto canadese Milosevic convoca la signora Plavsic, che replica: non verrò Radovan Karadzic tra le sue guardie, la presidente serbo-bosniaca Biljana Plavsic c il leader di Belgrado Slobodan Milosevic

Luoghi citati: America, Australia, Belgrado, Berkeley, Canada, Dayton, Serbia