I Sedici avvertono il latitante Karadzic di C. M.

La Albright ottiene appoggio politico, ma non ancora l'«operazione cattura» del leader di Pale La Albright ottiene appoggio politico, ma non ancora l'«operazione cattura» del leader di Pale I Sedici avvertono il latitante Karadzic Ma i Rambo non partono MADRID DAL NOSTRO INVIATO La Nato rilancia la sfida nel campo di Radovan Karadzic e lo accusa di alimentare un clima sempre più «antidemocratico», di un abuso dell'autorità di polizia che minaccia i «diritti fondamentali dell'uomo», frena l'accordo di pace e costituisce una minaccia alla sicurezza in generale. Si riaccende dunque il fronte bosniaco e non si parla di ritiro delle tnippe Nato che dovrebbe avvenire tra un anno, nel giugno del '98: «La stabilità nella regione è un nostro impegno e un nostro interesse a lungo termine». 11 documento firmato a Madrid è l'appoggio che la signora Albright, Segretario di Stato americano aveva chiesto lunedì ai Capi di Stato che stavano per riunirsi in favore della signora Biljana Plavsic, la presidente della Repubblica serba di Bosnia impegnata in un duro braccio di ferro con il capo-padrone-stregone Karadzic, il latitante Karadzic. «Dobbiamo - aveva detto la Albright - aiutare chi vuole realizzare gli accordi di pace e isolare chi si oppone». Ma la signora Segretario di Stato aveva anche chiesto che si discutesse una «possibile azione coordinata» contro Karadzic. In altre parole, voleva che una pattuglia della Nato catturasse il leader serbo-bosniaco e lo conducesse davanti alla corte dell'Aja. Questo non accadrà, perché i contorni giuridici della missione Nato non lo prevedono. E da Madrid non poteva uscire altro che un «appeilo»: «Non ci potrà essere pace vera senza giustizia. Noi - hanno scritto i Sedici - ci appelliamo ai dirigenti della regione a cooperare con il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia e a rispettare l'obbligo di deferire le persone accusate di crimini di guerra davanti al tribunale internazionale dell'Aja perché siano giudicate». Difficile, a meno di una nuova «guerra». Le antenne della Nato in Bosnia lanciano verso Ovest pessimi segnali e fanno capire che il mantenimento della pace è a un punto critico. La battaglia politica tra la presidente Plavsic e il parlamento di Pale, costantemente ispirato dallo psichiatra Karadzic; gli ostacoli che incontrano i profughi nel tornare nelle loro case; gli impegni a tenere libere elezioni municipali nel settembre '97. E le difficoltà nel finanziare con prestiti internazionali la ricostruzione post-bellica. Il documento di Madrid riflette i toni drammatici della situazione: «Gli accordi di pace vanno attuati senza rinvìi, il diritto dei rifugiati e dei profughi va rispettato e così pure gli obblighi di tenere sotto controllo armamenti di vario tipo. E poi le forze di polizia vanno controllate e "certificate". L'accesso ai mezzi di informazione deve essere libero e garantito a tutti». L'appoggio alla signora Plavsic, «presidente eletta della Repubblica», è totale: «Le sue decisioni costituzionali vanno rispettate». «Inaccettabile» la manipolazione dell'informazione da parte degli uomini di Karadzic. E, alla fine, un avvertimento: «Non tollereremo alcun ricorso alla forza o alla violenza, né gli spostamenti non autorizzati di truppe, militari o paramilitari». [c. m.]

Luoghi citati: Aja, Bosnia, Jugoslavia, Madrid