SCRITTI MEDITERRANEI«Racconti, rime e ricette dalla Biennale artistica» di Enrico Martinet

GIOVANI GIOVANI SCRITTI MEDITERRANEI Racconti, rime e ricette dalla Biennale artistica Igiorni frenetici e ricchi di appuntamenti della Biennale dei Giovani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo sono alle spalle, ed ecco che possono quindi emergere con calma i contributi di artisti solitamente poco visibili in rassegne di questo tipo: gli scrittori e le scrittrici. Due volumi pubblicati da Lindau raccolgono i testi presentati alla Biennale, un volume di prose («Frutti di mare», 16 mila lire) e uno di poesie («Fuori bordo», 9 mila lire). La lettura dei due Libri pi uduce una piacevole sensazione, un'emozione frizzante. Non si tratta di un piacere legato alla qualità letteraria dei testi, o alla caratura di qualche emergente personalità di cui sia facile pronosticare un glorioso futuro letterario. Le qualità spesso ci sono, le personalità sembra di intravederle, ma non si tratta di questo. Ciò che seduce in questa raccolta di testi è simile al piacere che ci promette un nuovo atlante geografico appena acquistato: curiosare nel mondo, con una mappa a fare da mediatrice. Attraverso gli autori selezionati per la Biennale, in un senso inconsueto nell'epoca dei media televisivi, si arriva a «conosce¬ re» i loro Paesi. La funzione di scambio di conoscenze, fondamentale nella letteratura ma ormai largamente messa in sordina, ha qui un notevole rilancio, quasi un ritorno alla sua essenziale importanza. Notizie da posti lontani. Proprio quando ci siamo abituati acriticamente a pensare che i posti lontani non esistono più, che tutto il mondo si è condensato nei pochi centimetri cubi di un tubo catodico. Il rapporto tra i testi raccolti per la Biennale e il lettore è soprattutto fatto di queste cose, si fonda primo di tutto sulla curiosità e il desiderio di conoscere, di sentire come vicinissime queste voci che arrivano da lontano. E' fatto di questi movimenti tra lontananza e prossimità. L'importanza che insieme riescono ad avere voci così diverse è tale da non risolversi nella somma dei singoli contributi. E' anche tale da far passare in secondo piano la differenza tra i testi narrativi e quelli poetici. E' per questi motivi che non ha la consueta importanza andare, come lettori, alla ricerca del testo «bello» e ha invece molto senso andare avventurosamente alla scoperta, guidati dalla curiosità più che dal gusto. n gusto è invece signore e padrone assoluto del terzo libro pubblicato da Lindau .(«Ratatuia», 12 mila lire). E' un ricettario che raccoglie le suggestioni gastronomiche dei Paesi rappresentati alla Biennale, a cura dello xenofilo Chef Kumalé, nome d'arte foneticamente piemontese e graficamente traslitterato da un dialetto magrebino sotto cui si nasconde il destinatario deU'mdirizzo di e-mail Chefkumalé@radioflash.it (ma, insomma, kikalé?). Si apra questo volume con spirito nomade, pronti a perdersi in derive imprevedibili tra. un Gazpacho e una Taramosalata, tra il Budino di latte e i Filetti spessi di merluzzo di Fafe alle patate e tenerume, avendo PORTA PALAZZO IN FESTA «Porta Palazzo per Torino» è una grande festa in programma domenica 6 luglio dalle 10,30 alle 19,30 organizzata dal Comune con le Pro Loco del Piemonte. Sono previste esibizioni di gruppi musicali e folcloristici: antichi mestieri (Valle Cellio), antico gioco delle trottole (Ceva), Eclisse (rock melodico), danze popolari (San Gillio), balli latino-americani (S. Gillio), J sciapa sue di Saldassero, Malabanda, sbandieratoli di Rivoli e Tùrlùlù di Carpignano Sesia. Dal mattino si dà il via a varie partite di sport di strada: basket, calcetto, pallavolo, Street ball, Street hockey, ping pong, rollerblade. Esibizioni anche di arti marziali, di danza e di aerobica. Le squadre possono iscriversi e partecipare alle gare di più discipline. E' possibile anche prendere parte a «Giochi senza quartiere» direttamente in piazza. Saranno offerti prodotti gastronomici da località di tutte le province piemontesi. Per maggiori informazioni rivolgersi alla segreteria organizzativa Radio Torino Popolare, tel. 747.171. [i.a.] IL RIFUGIO MONZINO Il trentacinquesimo e ultimo appuntamento con la rassegna «Videomontagna Undici», del Museo della Montagna di Torino, è il Monte Bianco, il suo «cuore», le sue grandi vie che hanno fatto la storia dell'alpinismo. Il documentario è della sede Rai di Aosta. Il titolo: «Rifugi di bassa e alta quota: Monzino». Il rifugio Monzino, considerato la sede dell'«Università» dell'alpinismo e del soccorso alpino, è stato costruito dalla società guide di Courmayeur nel 1965 in memoria di Franco Monzino. Ha preso il posto della capanna Gamba costruita nel 1912: ora non ci sono che i resti delle sue doppie pareti di legno a non più di dieci minuti di cammino dal grande e nuovo rifugio. Il «Monzino» è a 2561 metri, ai piedi di una delle tre «costole» del versante Sud del Monte Bianco che «sorreggono» il massiccio centrale, la cresta dell'Innominata. Non ha la gloriosa storia del «Gamba», ma è ormai entrato a far parte delle grandi salite al «tetto d'Europa». Di lì, da quel dosso sull'Aiguille de Chàtelet, rossastra punta piantata tra i ghiacciai di Fèney e Brouillard, partono le «vie» più famose e difficili: dell'Innominata, ma anche delle creste del Brouillard e di Peutérey. Ed è punto base per raggiungere i bivacchi Craveri e Eccles, sotto i pilastri del Brouillard e del Frèney. Bivacchi sperduti in una delle zone più selvagge e complesse, dal punto di vista alpinistico, aell'intero massiccio del Monte Bianco. Il documentario ha una parte didascalica che permette di conoscere i servizi del «Monzino», dalla piattaforma per l'elicottero alla teleferica per trasportare zaini e materiale. D'estate funziona anche come alberghetto (dispone di 104 posti letto). Vi è poi la parte più alpinistica del filmato con le telecamere che scorrono lungo le pareti scure della cresta di Peutérey, fino a raggiungere la candida calotta della vetta del Bianco. Enrico Martinet La casa editrice Lindau pubblica tre volumi con opere dei giovani partecipanti alla kermesse di aprile