Pronto soccorso via computer
Pronto soccorso via computer Pronto soccorso via computer La telematica al servizio delle zone più remote UN computer può salvare la vita: questa, la ragione della telemedicina nei Paesi del Terzo e Quarto Mondo. Nelle zone rurali immense e sperdute, il computer infatti rende per la prima volta possibile qualcosa che finora non era neppure pensabile: chiamare un medico quando ce n'è bisogno. Ideale, un centro comunitario di telemedicina: fisso, per costituire punto di riferimento di parecchi villaggi, oppure mobile, in grado di dispensare cure anche nei posti più lontani. Via computer, il sanitario, pur distante centinaia o migliaia di chilometri, riceverà dati, formulerà diagnosi e terapia, dirigerà le operazioni degli infermieri locali, impartirà nozioni indispensabili soprattutto nei casi di pronto soccorso. E l'impatto sui costumi sarà altrettanto importante di quello sulla salute. Per gli ospedali dei centri urbani del terzo e quarto mondo, la possibilità di consultare, via computer, specialisti magari molto lontani, di avvalersi di tecniche sofisticate spesso non ancora in dotazione, migliorerà il livello professionale non soltanto dei medici ma in generale degli addetti alla sanità. Per usare al meglio le opportunità offerte dalla tecnologia di oggi, i vari Paesi, a cominciare dai più industrializzati, dovrebbero però decidersi a mettere i risultati delle rispettive ricerche a disposizione del «villaggio globale»: un presupposto che, all'apparenza lapalissiano, nei fatti rimane un'utopia. Su questa esigenza ha insistito il primo Simposio mondiale di telemedicina ai Paesi in via di sviluppo, che si è svolto in luglio, a Lisbona, organizzato dall'Union Internationale des Télécommunications (Uit, or¬ ganismo dell'Onu specializzato nel settore). Altro problema, individuare le tecnologie più appropriate, diverse a seconda delle aree (con i relativi costi). A tali ricerche si dedicano, da tempo, esperti dei ministeri della Sanità e delle Telecomunicazioni di oltre quaranta Paesi. Organizzate dall'Uit di concerto con i governi interessati, alcune missioni hanno di recente compiuto sopralluoghi in Butan, Camerun, Mozambico, Uganda, Uzbekistan, Tanzania, Thailandia, Ucraina, Vietnam. Alla riunione plenaria degli specialisti, che si svolgerà in settembre a Ginevra, guardano con grande attenzione l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'Unione Europea. Di fianco alle difficoltà scientifiche, tecnologiche, economiche e politiche, un altro ostacolo è costituito «dalla mentalità di Paesi nei quali», Una unità mobile di telemedicina, allestita in un camper dei carabinieri per interventi di emergenza dice Ahmed Laouyane, direttore dell'ufficio di sviluppo delle telecomunicazioni all'Uit, «la telemedicina rimane troppo sovente un concetto astratto, tanto fra la gente quanto fra le autorità preposte alla salute pubblica». Situazione peraltro diffusa in tutto il mondo, industrializzato e non; ovunque, una considerevole fetta di popolazione diffida delle novità proprio in quanto tali. Al pari degli altri pregiudizi, anche questo può essere superato con la conoscenza. «Due strategie supplementari», prosegue Laouyane, «dovrebbero integrarsi. La prima utilizzan¬ do tutti ; mezzi di comunicazione possibili per informare governi e cittadini sulle opportunità offerte dalla telemedicina. La seconda, realizzando progetti-pilota capaci di dimostrare in concreto l'efficienza di queste nuove tecnologie». Ornella Rota
Persone citate: Ahmed Laouyane, Butan, Ornella Rota, Quarto Mondo
Luoghi citati: Camerun, Ginevra, Lisbona, Tanzania, Thailandia, Ucraina, Uzbekistan, Vietnam
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