E' Rubinstein? No è Midi di Leonardo Osella

E' Rubinstein? No è Midi E' Rubinstein? No è Midi Interpretazioni pianistiche dentro il computer serie di messaggi a un altro strumento detto «slave», che li interpreta. Spiega Leonzio Gobbi, coordinatore artistico dei Compositori Associati e ideatore dell'archivio informatico: «Nel caso del pianoforte si applicano, sotto i tasti e i pedali, dei convertitori analogico-digitali (sensori a solenoide e a fibre ottiche) in grado di tradurre in codici numerici, attraverso variazioni di tensioni elettriche, la pressione fisica che l'interprete esercita sullo strumento mentre esegue il brano». Questi codici vengono rappresentati attraverso software installati sul computer che ri¬ ceve i dati dal pianoforte. «I vantaggi a scopo scientifico - prosegue Gobbi - sono chiari: possiamo visualizzare in maniera estremamente precisa la posizione delle note, la loro durata, la pressione esercitata sopra ogni singolo tasto (la dinamica), e l'uso dei pedali in una esecuzione». Volendo, come si è detto, si può far suonare il pianoforte da solo: ricorrono a questo «trucco» certi grandi alberghi, per trasmettere un sottofondo musicale nella hall risparmiando il compenso da dare allo strumentista. Una precisazione a questo punto si impone, a scanso di equivoci. Non si tratta di pianoforti elettronici, ma di normali pianoforti acustici a corde percosse da martelletti: «Sono stati midizzati - afferma Gobbi - strumenti di varie grandi case produttrici come la Yamaha, la Bósendorfer, la Steinway and Sons». E' evidente la differenza qualitativa di un simile sistema rispetto a una pur accuratissima registrazione audio. Ma non è tutto poiché, per una documentazione ancora più efficace dell'esecuzione, si ricorre a riprese video che mostrano su schermo il pianista durante l'esecuzione. Si collega in un «unicum» sistematico l'esito sonoro, la parametrazione elet¬ tronica e la visione; si potrà così comprendere come è stato raggiunto un determinato effetto: tipo di tocco, posizione del polso e del braccio, diteggiatura, incrocio di mani e così via. Il materiale raccolto, invitando anche illustri pianisti ad appositi Master di interpretazione su Pianoforte Midi, costituirebbe l'archivio informatico, cioè un patrimonio didattico assai prezioso a disposizione degli studiosi. Alcuni cenni, brevi ma assai eloquenti, sul funzionamento di questo pianoforte (per la cronaca, è uno Yamaha Disklavier) sono confluiti in un video pro¬ dotto dalla Juma di Torino. Infine, una curiosità. Proprio quest'anno cade il centenario dell'invenzione, da parte dell'americano Votey, del pianoforte pneumatico, la vecchia pianola a nastri perforati. In questo caso i tasti venivano azionati da una corrente d'aria sospinta da un mantice a pedali come nell'armonium. Questo strumento, successivamente perfezionato da Emil Welte, permise di effettuare registrazioni su nastro di brani eseguiti da grandi pianisti, ma anche dai compositori stessi (tra gli altri Strauss, Debussy, Mahler, Grieg). Il «nipotino» Midi si pone sulla stessa strada della «nonna pianola», ma con ben altri requisiti tecnologici! Si potranno ora conservare le testimonianze più attendibili dell'arte dei massimi interpreti, anche se rimarrà sempre il rammarico di non aver potuto immortalare «midizzandole» le inarrivabili esecuzioni di un Rubinstein, di un Horowitz o di quel sublime originale che fu Glenn Gould. Leonardo Osella

Persone citate: Debussy, Emil Welte, Glenn Gould, Horowitz, Leonzio Gobbi, Mahler, Rubinstein, Strauss

Luoghi citati: Torino