Lo «spread» di Ciampi adesso parla tedesco di Stefano Lepri

Lo «spretici» di Ciampi adesso parla tedesco Lo «spretici» di Ciampi adesso parla tedesco ROMA. «Quota cento» è raggiunta: da molti mesi Carlo Azeglio Ciampi sognava questo giorno, spiando le quotazioni dei titoli di Stato sugli schermi della Reuters fatti installare nel ministero del Tesoro. Quota cento vuol dire che la differenza dei tassi di interesse aio anni tra l'Italia e la Germania si è ridotta a 100 «punti-base», ossia a un solo punto percentuale (circa 6,6% contro 5,6%). E' un indice molto tecnico, tanto tecnico che non lo si trova stampato nemmeno sul Sole-24 ore. Ha un nome ostico e multilingue, lo spread sul Bund; i più lo ignorano, senza alcun danno. «Vado a festeggiare a Santa Severa», in famiglia, ha detto Ciampi quando ha appreso la notizia. I suoi collaboratori gliel'hanno riferita all'aeroporto, al ritorno da Bruxelles. Quota duecento, che già sembrava una conquista quando fu raggiunta, all'inizio di novembre, il ministro del Tesoro l'aveva celebrata con una bottiglia piemontese di Brachetto d'Acqui. Per lui, è una specie di fissazione, già da quando era presidente del Consiglio. Però non è campata in aria, visto che si tratta del quarto parametro di Maastricht (convergenza dei tassi a lungo termine, articolo 109j del Trattato). Anche al ministero dell'Economia spagnolo si fece festa quando la stessa quota fu raggiunta - con sei mesi di anticipo rispetto all'Italia - venerdì 3 gennaio. Ora Madrid è tra 60 e 70 «punti base» rispetto alla Germania (i Bund sono i titoli di Stato tedeschi), ed è quello il prossimo obiettivo per noi; secondo l'Ufficio studi della Banca commerciale italiana, ci arriveremo in tre-quattro mesi. La convergenza dei tassi è un fenomeno continentale, facilitato dagli sforzi di risanamento di tutti i Paesi e da favorevoli condizioni internazionali. I tassi a lungo termine (misurati sui titoli di Stato) sono determinati essenzialmente dai mercati, con scarsissima influenza delle banche centrali («se abbasso troppo i tassi a breve il merca- to mi alza quelli a lungo» è la massima che ispira la prudenza dei governatori). Nelle grandi linee, le loro fluttuazioni dipendono da fattori internazionali. Ma i movimenti specifici di ciascun Paese sono direttamente legati alla maggiore o minore fiducia degli investitori internazionali. Negli uffici del Fondo monetario, a Washington, si disegnano grafici che incrociano il differenziale dei tassi Italia-Germania con il livello della febbre politica. Nel momento peggiore di instabilità, il marzo '95 (governo Dini con maggioranza incerta, manovra di finanza pubblica a ri¬ schio di bocciatura) il differenziale raggiunse d'impeto quota 650 (la Spagna era poco sopra 500); l'accordo sulla riforma Dini delle pensioni lo fece scendere sotto 500 (mentre la Spagna viaggiava già verso 400); con il caso Mancuso e il rischio di caduta del governo Dini, nell'ottobre '95, ci fu una nuova impennata tutta italiana verso 530. Durante la campagna elettorale '96, si era a 400. Con le prime mosse del governo Prodi, si andò sotto 300; con le prime bizze di Bertinotti si tornò per qualche tempo sopra. Se il percorso verso la moneta europea continuerà ad essere senza scossoni, l'obiettivo massimo raggiungibile sarà, dicono gli analisti finanziari, quota 50. Ma ciò che più preoccupa Ciampi, ora, sono i tassi a breve. Lì la differenza con la Germania è ancora alta, e le nostre imprese a differenza di quelle tedesche sono indebitate soprattutto a breve. Se si manterrà la rotta, da lì verranno le buone notizie dei prossimi mesi: almeno un punto percentuale in meno a fine anno sul breve. Stefano Lepri La differenza dei tassi a 10 anni con quelli di Waigel è di 100 punti-base

Persone citate: Bertinotti, Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Dini, Mancuso, Waigel