I precedenti«In Sicilia e Calabria» di R. Cri.
I precedenti I precedenti In Sicilia e Calabria ROMA. La decisione di inviare l'esercito a Napoli ha un precedente in Sicilia e uno in Calabria. Sono le operazioni chiamate con i nomi in codice «Vespri siciliani» e «Riace». In Sicilia i soldati arrivarono ventiquattr'ore dopo l'attentato di via D'Amelio, costato la vita a Paolo Borsellino e a cinque agenti della scorta. Nella notte tra il 19 e il 20 luglio '92, in una riunione in Prefettura, il ministro dell'Interno dispose che la vigilanza intorno al carcere dell'Ucciardone fosse affidata anche a 70 soldati e che del trasferimento di 63 boss da Palermo a Pianosa fossero incaricati un centinaio di militari e sette elicotteri. La tensione di quei giorni portò alla decisione di spostare nell'isola altri 400 soldati e, cinque giorni dopo, al decreto che dava l'avvio all'operazione «Vespri siciliani». I primi para della Folgore arrivarono in Sicilia lo stesso pomeriggio del 25 luglio 1992. Nel ferragosto di quell'anno il trasferimento dei militari fu completato: erano presenti 6200 uomini. L'attività, inizialmente prevista fino al dicembre del '92, fu prorogata a fine '96: oggi in tutta l'isola il contingente è sceso a quattromila unità. Compito dei militari è quello di vigilare sugli obiettivi «sensibili», sorvegliare tratti stradali e ferroviari, rastrellare zone extra-urbane e circondare aree urbane per favorire l'intervento delle forze dell'ordine. Fino all'anno scorso i militari presenti in Sicilia avevano identificato quasi 750 mila persone, consegnate altre 1110 alle autorità di polizia e sequestrate 132 armi e oltre 3 tonnellate di esplosivo. In Calabria l'impiego dell'esercito nella lotta contro la criminalità organizzata con l'operazione «Riace» vide schierati nei centri più «a rischio» del territorio oltre un migliaio di soldati per garantire la protezione degli obiettivi istituzionali. L'invio dei militari fu deciso nel timore di azioni clamorose da parte della 'ndrangheta, colpita da imponenti operazioni di polizia. Caposaldo dell'operazione fu Reggio Calabria, data la maggiore presenza mafiosa in quella città ed il contestuale svolgimento di importanti procedimenti giudiziari, come quello scaturito dall'operazione «Olimpia» che vede tuttora indagate oltre 500 persone per un ventennio di storia criminale della provincia. Ma anche attorno al palazzo di Giustizia di Catanzaro, capoluogo della regione e sede della prima Corte d'Appello, fu disposto l'invio dei soldati dopo le rivelazioni di alcuni pentiti che parlarono della possibilità di attentati contro magistrati della Direzione distrettuale antimafia. [r. cri.]
Persone citate: Paolo Borsellino
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