«Soldati a Napoli solo per vigilare»

L'esercito contro la camorra: anche Fini approva. Ma il presidente campano: non siamo l'Albania L'esercito contro la camorra: anche Fini approva. Ma il presidente campano: non siamo l'Albania «Soldati a Napoli solo per vigilare» Napolitano: il via venerdì, sostituiranno350 agenti ROMA DALLA REDAZIONE Una città stretta dalla paura e presto blindata: Napoli si prepara ad accogliere l'esercito. Ma sarà una missione esclusivamente di vigilanza: «I soldati andranno soltanto per vigilare», precisa più volte il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano. E definisce meglio i contorni dell'operazione: «Avranno compiti di vigilanza di "obiettivi sensibili", sostituiranno almeno 350 tra poliziotti e carabinieri che così avranno più tempo per attività investigative». E annuncia: «Stiamo muovendoci per potenziare la sicurezza nel Napoletano, in cui infuria la criminalità organizzata a scapito della gente innocente. Presto 500-600 militari di leva, provenienti da tutta Italia, diventeranno operativi». Il governo ne discuterà nel Consiglio dei ministri di venerdì. «Una decisione unanime e immediata, che alleggerirà il lavoro di polizia e carabinieri», ha sottolineato il premier Romano Prodi. Dopo le ultime sparatorie selvagge, che hanno coinvolto passanti, i napoletani hanno bisogno di protezione. Ma non sfugge a nessuno che per combattere davvero la criminalità sia indispensabile risolvere, soprattutto, i problemi sociali che storicamente affliggono la città. Alla vigilia del suo trasferimento al Viminale, il prefetto di Napoli Achille Catalani spiega: «Il ricorso all'esercito darà senz'altro risultati positivi. Però, come abbiamo sottolineato tante volte, occorre che, accanto al potenziamento delle forze di polizia e magistratura, ci sia un'azione collaterale, un'azione economica, un recupero delle coscienze, con interventi nel sociale». Gli fanno eco i disoccupati napoletani. Claudio Lamari, esponente dell'Udii (Unione disoccupati napoletani), si chiede «quanto costerà l'operazione e quanto si sarebbe potuto realizzare in termini di lavoro e di nuovi posti con i fondi impiegati per l'invio dell'esercito». Si uniscono al coro Pierferdinando Casini e Clemente Mastella dei Ccd: «E' molto apprezzabile l'iniziativa del niinistro Napolitano. Ci sembra invece nettamente carente e inadeguata l'iniziativa del governo su tutti gli altri fronti della politica meridionalistica, e in particolare su quello dell'occupazione». E ricordano che, nell'ultimo anno, la città ha perso quasi 80 mila posti di lavoro. La decisione viene considerata «tardiva, ma giusta» dal presidente di an, Gianfranco Fini: «Il problema della sicurezza e dell'ordine pubblico a Napoli ormai è un problema che mina la credibilità dello Stato». Un «intervento finalizzato più alla platealità che non all'intento di risolvere definitivamente il problema camorra e criminalità», è invece il parere di Roberto Calde- roli, segretario della Lega lombarda-Lega Nord. «Se il ministro degli Interni invoca questo provvedimento - sostiene - allora è lui stesso ad ammettere il fallimento di polizia, carabinieri e procure varie». Risponde il vicepresidente del consiglio, Walter Veltroni: «Abbiamo dietro le spalle altre esperienze di presenza dell'esercito in altri luoghi del Paese, in altri periodi e con altri governi. Non per questo quelle esperienze furono considerate un fallimento politico». «Abbiamo bisogno non di un esercito, ma di assistenti sociali e di operatori culturali». Così commenta la militarizzazione il presidente della Provincia di Napoli, Amato Lamberti. E Paola Ambrosio, ex magistrato, presidente del Consiglio regionale della Campania dice: «Napoli non è l'Albania, la presenza dell'esercito rischia di allontanare ancora di più il cittadino dalle istituzioni, producendo un danno di immagine incalco¬ labile a tutta la regione. L'arrivo dei militari non può essere una panacea». Pure in procura ci sono pareri contrastanti sulla missione. Scende in campo anche l'Osservatore Romano. «Dov'è la Napoli finalmente "ripulita" - scrive - di cui fino a qualche tempo fa discettavano entusiasti anche uomini di cultura con insospettabili simpatie politiche? Le ultime sanguinose vicende ci riportano ad una città purtroppo reale, ben diversa. E non è certo la città che i politici e i personaggi noti possono cogliere a bordo di un'auto blindata, con tanto di scorta». E mentre il cardinale Michele Giordano, arcivescovo di Napoli, insiste sulla necessità di «ricostruire una coscienza etica della nostra società», il vescovo di Acerra, Antonio Riboldi ricorda: «Più importante di ogni altra cosa è assicurare lavoro alla gente di questa provincia. La disoccupazione è l'immenso serbatoio per la crinùnalità».