Per la Cambogia un riterno al passato

Sconfìtte (fra sparatorie e saccheggi) le forze del figlio di Sihanouk. Riunito il Consiglio di sicurezza INDOCINA Sconfìtte (fra sparatorie e saccheggi) le forze del figlio di Sihanouk. Riunito il Consiglio di sicurezza Per la Cambogia un riterno al passato Hun Sen conquista la capitale. Samphan: un golpe del Vietnam PHNOM PENH. Dopo il weekend di sangue, a Phnom Pen ieri è stata giornata di saccheggio, mentre continuavano sporadiche sparatorie. Hun Sen, «secondo primo ministro», che ha lanciato l'attacco su larga scala contro Norodom Ranariddh, «primo primo ministro», figlio di re Siahnouk in cura a Pechino, appare in controllo della capitale e larga parte del Paese, con la disfatta delle poche forze battutesi per il rivale, rifugiatosi giorni fa in Francia (dove ieri ha incontrato due mediatori, uno del Quai d'Orsay di Parigi e uno di Tokyo). La Cambogia torna al punto di partenza, come prima dell'operazione di pace delle Nazioni Unite del '91, la più ambiziosa e costosa fino ad allora: due miliardi di dollari per pacificare il Paese e organizzare elezioni il cui risultato, pur essendosi svolte regolarmente nel '93, non fu rispettato. I khmer rossi, che tra la presa del potere nell'aprile '75 e la fine del '78 avevano sterminato metà della popolazione, le boicottarono, riprendendo la guerriglia. La maggioranza dei voti andò a Ranariddh, in fedeltà a suo padre Sihanouk. Ma Hun Sen, installato dai vietnamiti dopo l'invasione di fine '78, forte del controllo delle forze armate riorganizzate dal Vietnam, respinse l'esito delle urne. I mediatori dell'Orni escogitarono la formula dei due primi ministri. Una finta pace imposta a fazioni vogliose solo di scannarsi precipita di nuovo la Cambogia nel caos. La falsa pacificazione, con decine di migliaia di soldati stranieri e operatori internazionali e corsari del business, ha fatto di Phnom Penh un puttanaio con tutti i lustrini e la fatuità di una società dei consumi mentre si lotta per la sopravvivenza. Sabato e domenica, la città scossa da cannonate, con morti e feriti per le strade, la Tv ha continato a trasmettere quiz e telenovele. Normalmente, come normalmente sulle bancarelle si vendono proiettili e mitragliatori. Hun Sen si proclama in controllo, ma quanto è accaduto è solo l'inizio di un altro periodo di tormento per lo sciagurato Paese, e riporta in gioco i khmer rossi. Appare sempre più chiaro che le contraddittorie notizie delle settimane scorse su Poi Pot, loro capo, ucciso o preso prigioniero da seguaci a lui ribellatisi per far pace col governo, erano solo una manovra. Lo scopo era legittimarli facendo apparire che si fossero sbarazzati del loro sanguinario capo. A Phnom Penh ieri si è sparato di meno, ma si sono succeduti i saccheggi, mentre non si ha ancora un bilancio delle vittime. Tra i saccheggiatori, secondo testimonianze, molti militari. Le forze di Hun Sen sembrano avere il controllo della città e dell'aeroporto, per il quale domenica si sono avuti scontri con alta potenza di fuoco, lanci di missili, bazooka, colpi di cannone. Solo ieri sera lo scalo è stato riaperto. Domenica notte le forze di Hun Sen hanno espugnato la residenza di Ranariddh, difesa da alcuni reparti a lui fedeli. Ieri, sparatorie sporadiche, con alte colonne di fumo in alcuni punti ma in serata il coprifuoco è stato revocato. Hun Sen ha parlato per due ore alla televisione, tacciando il rivale di traditore e di criminale, lanciando però un'offerta alla sua fazione: nominare un altro «primo primo ministro» al suo posto. Un modo per dare legittimità al suo colpo di Stato preventivo. Lui si accontenta di restare «secondo primo ministro». Ma con in mano l'esercito. Il potere sulle canne del fucile, come ha dimostrato in questo weekend di sangue. Il «primo ministro» dei khmer rossi Khieu Samphan si è schierato dalla parte di Ranariddh e in un discorso alla radio dei guerriglieri maoisti ha accusato Hun Sen di aver dato vita ad un colpo di Stato filo-vietnamita. La crisi cambogiana è stata discussa anche dal Consiglio di Sicurezza dell'Orni, che per ora non ha potuto che definirla «molto confusa e pericolosa». Fernando Mozzetti Cadaveri a Phnom Penh dopo gli scontri fra seguaci dei due premier [foto ansa)